domenica 26 luglio 2009

Un tuffo in piscina

Si sa che l’abbronzatura in Cina non è un valore estetico come dalle nostre parti, almeno per quanto riguarda il mondo femminile: gli ombrelli parasole sono ancora un accessorio immancabile per moltissime ragazze, le signore in bicicletta o scooter portano spesso dei copribraccia che le fanno assomigliare a ragionieri di antiche banche in uscita libera, ed in televisione abbondano le pubblicità di creme sbiancanti, in un processo contrario a quello a cui siamo abituati noi. Nonostante questo, anche a Beijing sono nati i parchi acquatici, complice la presenza straniera, un accenno di inversione di tendenza dettata dai canoni di bellezza occidentali ma anche la possibilità per intere famiglie di portare i pargoli a mollo e per i giovinastri di metter in mostra i loro fisici scultorei ed i loro costumini vecchia scuola. Sono stato al parco Tuanjiehu per rinfrescarmi e potermi fare una nuotata.--br-- Mi sono rinfrescato, ma la nuotata è stata vanificata dalla densità di popolazione intenta a godersi l’acqua in una piscina ceto grande ma non abbastanza per accogliere tutto l’entusiasmo pechinese per un ambiente simil-marittimo lontano anni luce dalla quotidianità della capitale. Ho quindi provato di prendere il sole stendendo l’asciugamano sulla spiaggia ricreata a bordo piscina, non fosse che la suddetta spiaggia dev’essere stata pensata per accogliere alcune decine di persone, non una folla stile riviera romagnola. Ho si steso il mio telo incastrandolo stile tetris in mezzo agli altri in un mosaico che dall’alto doveva sembrare la riproduzione colorata di piccoli appezzamenti terrieri. Da li seduto mi sono goduto le immagini dei cinesi al bagno: un signore se ne stava fiero nel bagnasciuga, sigaretta in bocca, birra in una mano e spiedino di calamaro nell’altra, a controllare il figlioletto che schizzava di sabbia bagnata tutti quelli intorno; i ragazzi e le giovani coppie trovavano incredibilmente divertente seppellirsi nella sabbia fino a ricreare riproduzioni di sarcofagi egizi; i bambini si davano alla globale arte del castello di sabbia, ma non riuscendo ad ottenere i mirabolanti risultati frutto di anni di esperienze sui litorali che possiamo vantare dalle nostre parti. I signori con i mutandoni da mare all’antica tirati fino all’ombelico, le signore e le ragazze con costi due pezzi dai colori pastello decorati con svolazzi di stoffa ed immagini innocue, ma anche le signorine alla moda con bikini ed occhialoni da sole colorati, che non si staccano mai dal cellulare al quale ho visto è di moda ora appendere enormi peluche che sbilanciano continuamente il telefono durante le chiamate o la scrittura dei messaggi. Giovani bell’imbusti con tatuaggi, e signore in piscina armate di enormi ciambelle gonfiabili per affrontare abissi che non superano in nessun punto il metro e mezzo. Ed infine un signore di mezza età che, a metà tra l’eccitato e l’impaurito avanzava verso la zona della piscina dove si formavano le onde finte, della stessa grandezza all’incirca di quelle che può creare un uomo agitando le gambe in una vasca da bagno. Ma quel misto di felicità e timore reverenziale me lo hanno reso tenero e simpatico 

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