venerdì 30 ottobre 2009

Il piombo e la Cina








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15000: questo è il numero dei cittadini che dovranno essere trasferiti a causa dell’avvelenamento da piombo del territorio dove sono vissuti fin’ora. Siamo a Jiyuan, provincia cinese dello Henan, il cuore dell’industria di fusione del piombo cinese. L’allarme per l’avvelenamento da piombo era stato lanciato il 20 agosto in seguito ad uno scandalo analogo avvenuto nella confinante provincia di Shaanxi; le indagini mediche lanciate dalla autorità hanno confermato, lo scorso 14 ottobre, che almeno 1000 bambini presentano i segni dell’avvelenamento, ed è quindi stato deciso il 17 ottobre il trasferimento forzato verso zone sicure, identificate in villaggi distanti almeno 4 chilometri dalle aree contaminate. Questo di Jiyuan è solo l’ultimo, in ordine cronologico, degli scandali al piombo che hanno scosso tutta l’estate cinese e continuano ad emergere con preoccupante frequenza, indice di un problema che è tutt’altro che circoscritto. In principio furono i casi di Wudang, nella provincia dello Hunan, e della contea di Fengxiang nello Shaanxi: almeno 2000 bambini avvelenati, con percentuali di piombo nel sangue allarmanti, il cui accumulo danneggia il sistema nervoso e quello riproduttivo, e può portare a ritardi nello sviluppo ed in casi estremi al coma e alla morte. L’inquinamento dell’ambiente da metalli pesanti minaccia la salute dei cittadini in particolare nelle regioni più remote della Cina: è qui che si sono trasferite molte delle industrie inquinanti dopo essere state costrette a chiudere in altre province; in queste contee povere ogni tipo di investimento è benvenuto, con la connivenza delle autorità locali, che in nome della crescita economica mettono in secondo piano la protezione ambientale, come ha ammesso lo stesso vice sindaco di Wugang, Lei Zhanglin. Si assiste ad una sorta di versione microscopica del processo analogo vissuto dalla nazione cinese nelle decadi passate, quando una Cina sulla strada dello sviluppo diveniva la destinazione finale di industrie altamente inquinanti costrette a chiudere nelle loro nazioni dalle nuove legislazioni ambientali. L’impianto Dongling contribuisce al 17% del prodotto interno lordo della contea di Fengxiang, e proprio questa importanza economica l’avrebbe messo al riparo dalle leggi per la protezione ambientale, in maniera analoga a quanto successo per l’impianto di lavorazione del manganese Jinglian, che avrebbe causato le intossicazioni a Wugang e che in un secondo tempo si è scoperto operare in regime di illegalità. Secondo Liao Ming della Società cinese per la riforma economica questa mentalità è ancora largamente diffusa, si tende ad aggirare la normativa riguardo alle emissioni, comunque presente, qualora vada ad intaccare i dati economici: gli stessi uffici per la protezione ambientale difficilmente bloccano i progetti industriali approvati, perché proprio da quei progetti arrivano i fondi per gli uffici stessi, in un pericoloso circolo vizioso.--br--


Non diversa è la situazione a Jiyuan: la popolazione è delusa ed irritata nonostante le misure che il governo sta adottando: quelle fabbriche che erano state accolte con entusiasmo dalla popolazione sono l’obiettivo della rabbia; Yang Anguo, dirigente della Yuguang Gold and Lead Group, la più grande società cinese del settore, ha ammesso di avere sentimenti contrastanti a riguardo: nell’ammettere certe colpe ha ricordato anche come, oramai 23 anni fa, la popolazione accolse con tamburi e gong l’arrivo della sua società in questa regione non ancora benedetta dal miracolo economico: i nuovi posti di lavoro creati ed i buoni salari avevano creato una collaborazione tra la popolazione e le fabbriche, la necessità di un lavoro aveva messo in secondo piano i potenziali danni alla salute. La società ha visto impennare il proprio bilancio fino a divenire la seconda realtà a livello mondiale, mentre nella sola Jiyuan più di 100000 persone, su un totale di circa 670000 abitanti, hanno trovato lavoro nelle società che lavorano i metalli pesanti o nelle realtà dell’indotto. Ma questo idillio è oramai finito, e come commenta disilluso Yu Bo, un ufficiale del governo cittadino, questi eventi sono una severa lezione tanto per il governo quanto per le compagnie e gli stessi cittadini, un monito affinchè in futuro non si commetta lo stesso errore di sacrificare l’ambiente e la salute pubblica in nome del profitto. Come prime misure, già il 28 agosto era stata avviata la stesura di un nuovo Piano per il controllo dell’inquinamento da metalli pesanti da parte del Ministero della protezione ambientale, con l’immediato obiettivo di chiudere tutte quelle piccole realtà che non rientrano negli standard per le emissioni: provvedimento che a Jiyuan è entrato in azione con la repentina chiusura di 32 delle 35 fabbriche incriminate. Ma come affermò in estate Jin Wei della Associazione cinese piombo, se si avesse a cuore la salute dei cittadini bisognerebbe riformare da capo tutta l’industria cinese del metallo.

giovedì 29 ottobre 2009

Il black cab su strade italiane

Ritornare in Italia (a Cento) da Beijing ha dei lati tristi, ma di sicuro anche aspetti positivi. Tra i primi che citerei, il poter buttare la carta igienica nel water ed il non doversis edere sulla tazza con lo sguardo che cade sul temibile bidoncino della carta igienica usata al tuo fianco; la nebbia, il nostro orgoglio, qui è nebbia fatta di romantiche goccioline d'acqua, non carbone disperso nell'atmosfera. E sulla tavola, nonostante il mio amore per il cibo asiatico, sono contento di ritrovare i vecchi amici tortellini e salame. Per necessità quindi il black cab dovrà ora cambiare registro e temi, e tale cambiamento sarà presto in cantiere. Nel frattempo sono stati aggiunti due nuovi link a siti di informazione sull'Asia (ma non solo) dove talora appaiono miei contributi, sono entrambi interessanti esempi di editoria sociale, magari qualcuno è interessato a fornire il proprio contributo!


http://www.ermes.sitiwebs.com/


http://www.cinaoggi.it/index.php?option=com_tpdugg&Itemid=120

lunedì 26 ottobre 2009

Il cielo sopra Pechino

Mentre faccio la valigia guardo fuori dal balcone, proprio quello dei primi post, e vedo un cielo bellissimo. Di quelli a cui non crede nemmeno chi sta qui da tanto. E' il bellissimo autunno pechinese, dietro ai palazzi si intravedono anche le montagne. Sono lontani i giorni in cui fuori dagli stessi vetri appariva un cielo grigio e sporco, umido e pieno di inusuali temporali. Ora il vento comincia a spazzare la città, ma non è ancora molesto. O almeno non troppo. L'aria si è fatta secca e la gente ha già cominciato a lamentarsi che è troppo secca. Prima era troppo umida. In mezzo era troppo qualcos'altro. O forse sono io che mi lamento, gli indigeni non ci fanno neanche caso. Ci sono ancora i ragazzi della palestra di fianco al mio palazzo, qualcuno fa ancora gli esercizi all'aria aperta, fino a ieri alcuni coraggiosi stavano addirittura a torso nudo a prendere il sole, immobili come lucertole. Oggi forse sono a casa con il raffreddore. Dal momento che ho imparato tardi a postare le foto, solo ora che mi accingo a lasciare l'appartamento di Hepingxincheng potrete vedere quale è la visione dal mio balcone. Per chi ha seguito dal primo post, ecco finalmente quello che vedevo dalla mia finestra, o almeno la sua versione più luminosa!


venerdì 23 ottobre 2009

3 mesi di ricerche che portano al black cab

E' più di tre mesi che scrivo questo blog, quindi questo venerdì voglio dedicare un post a tutti quei lettori che sono arrivati qui non tramite invito mail o facebook o passaparola, ma facendo le più disparate ricerche su google e trovandosi su pagine che non sempre hanno soddisfatto il loro desiderio. Spero sinceramente che abbiano almeno gradito queste storie. Allo stesso tempo spero che non si offendano se eventualmente hanno continuato a leggere il blog, in fondo loro sono una parte del mio orgoglio. Alcune ricerche sono divertenti, alcune bizzarre, alcune scontate, ma sono un buon documento che testimonia come la Cina sia nei pensieri della gente per i più eterogenei motivi. I corsivi ovviamente sono miei.


- Annunci di ragazze cinesi con numero di telefono (ma anche Annunci di ragazze cinesi, Siti con ragazze cinesi, Annunci sexy in Cina, Ragazze in Cina). Direi che questi sono quelli che hanno avuto la delusione più cocente.


- Barche da comprare 


- Torce elettriche


- Pechinese cinese (tutti i pechinesi sono cinesi, ma non tutti i cinesi pechinesi. O forse cercava qualcosa sul cane)


- Pechino + d Repubblica (cercavi Rampini e ti sei beccato Salvi! 1-0 per me!)


- Odori hutong (sono tanti e variegati, spezie, culo, gas di scarico, sesamo, bagno pubblico tra i più significativi)


- La sfilata dei 60 anni della Repubblica popolare cinese


- Coreani puzzano di aglio (alcuni si ma meno dei cinesi)


- Telefonare a Seoul col cellulare (innanzitutto accendi il cellulare e spegni il computer. Il resto viene da sè)


- Sono in Cina con visto sono obbligato ad uscire dopo 30 giorni (non si capisce se sia un capitolo di un'autobiografia, una richiesta d'aiuto o la semplice ammissione di una situazione complicata. A lui la mia solidarietà di compagno di sventure causa visti)


- Attrezzo elettronico per arrostire le castagne


- Dalla Cina otto giorni ma ancora non c'è tracciatura (...)


- Jiubajie Beijing (ecco qua il viveur!)


- Yuebing dolcetti della luna 


- Trasporto cavalli cinesi (immagino si trasportino come quelli italiani, su appositi mezzi a ruote)


- Barzelletta sui cani dei cinesi (i cani cinesi SONO una barzelletta)


E la perla finale, quella per cui vale la pena scrivere un blog:


- Cina sagra del pene. Una ricerca inusuale, sensuale, inquietante ma non fuori luogo. In fondo se c'è il ristorante che serve peni, perchè non dovrebbe esserci anche una sagra a tema?

giovedì 22 ottobre 2009

Nel cuore musulmano di Beijing

Niujie è sempre Beijing. Strade larghe che si alternano ai vicoli, odori, parrucchieri, piccoli parchi a spezzare la litania continua di palazzi per lo più anonimi. Ma è anche un piccolo mondo a parte. Cromaticamente e calligraficamente diverso. Il verde la fa da padrone. Accanto ai caratteri cinesi campeggiano le scritte in arabo. Niujie, 牛街, alla lettera la via della mucca, è il centro della comunità musulmana di Beijing, formata in maggioranza da appartenenti all'etnia Hui ma non solo. Qui ci sono le scuole per la minoranza etnica, l'ospedale degli Hui, tantissimi ristoranti, un inquietante palace food halal dove si passa dal supermercato che vende prodotti puri per i musulmani ad una bella mensa a tema, il tutto percorrendo scale piene di polvere con le pareti che nei secoli passati dovevano essere bianche ed ora sono macchiate di sputi e ditate che hanno spalmato sulla vernice bianca salsa scura o caccole, e seconda dei momenti storici. C'è la sede dall'associazione islamica cinese (almeno mi sembra fosse quella) in un palazzo che dovrebbe stare a Baghdad o Teheran, tutto verde con le cupole da mille ed una notte. Nella ricerca di una compattezza stilistica etnica abbondano gli archi alla orientale, non solo nei monumenti ma anche nelle porte dei condomini ed addirittura nella decorazione delle finestre esterne di un bagno pubblico. La macellerie espongono carne tagliata nella maniera prevista dia precetti religiosi. Il centro del quartiere è la moschea, un fantastico ibrido di architettura cinese classica e precetti islamici: il minareto, la sala per la preghiera, la sale per le lezioni sono tutte ospitate in padiglioni tipicamente cinesi, con il rosso imperiale alternato al verde, le scritte cinesi sempre affiancate dall'arabo o dal persiano. Dentro, il viavai dei fedeli col berretto bianco, sia cinesi che stranieri, ed uno strano mix linguistico di mandarino e forse arabo o altre lingue  a me ignote. Nella sala delle esibizioni, le foto dei personaggi famosi venuti in visita, e tra Ayatollah e Re di emirati vari chi spunta? Mohammed Alì! ME lo immagino accennare colpi di boxe nei cortili interni alla moschea. Unica pecca: la mele finte di plastica attaccate agli alberi che stan per perdere le foglie. Capisco che Allah ed il Partito formino una coppia formidabile, ma non possono di certo (non ancora) far crescere le mele in inverno.


 


mercoledì 21 ottobre 2009

acque pericolose

 Il fiume Xiang è in secca pericolosa (vedi foto). Nel tratto che scorre vicino a Changsha, capitale della centrale provincia dello Hunan, l'acqua è così bassa che le autorità hanno dovuto modificare le tubature per il prelievo per uso cittadino affinchè possano arrivare al centro del letto del fiume. La colpa ovviamente viene data ad una stagione, quella passata, particolarmente secca, anche se difficilmente si cade in errore se si pensa anche all'uso smodato che viene fatto delle acque per uso industriale. Questi cittadini quindi rischiano di rimanere senz'acqua, e non sono alcune decine ma almeno 3 milioni. Altri grandi numeri quelli previsti dallo spostamento di almeno 330000 abitanti divisi tra le provincie dello Hubei ed Henan, che hanno la sfortuna di trovarsi su un territorio dove si è decisa la costruzione di un complesso idrico che fa parte dell'ambizioso programma idrico ribattezzato Deviazione Nord-Sud, il cui fine è dirottare in un nord endemicamente secco (a causa del clima ma anche dell'inquinamento che ha devastato alcuni importanti fiumi, tra i quali il fiume Giallo) le acque provenienti dai bacini del sud, più abbondanti e capricciosi. Storicamente gli imperatori cinesi si sono confrontati con le grandi opere idriche, e spesso la buona vita di una dinastia è stata garantita dalla riuscita di tali opere. Da anni sentiamo ripetere che le guerre del futuro si combatteranno per l'acqua, ma senza aspettare le guerre viviamo già le crisi: c'è una crisi in corso tra Cina e Vietnam riguardo le dighe costruite lungo lungo il corso cinese del fiume nello Yunnan ( http://www.chinadialogue.net/article/show/single/en/3268-River-of-discord ): la costruzione è iniziata nel 1986, allora nessuno pensava ai possibili effetti collaterali, mentre ora che sta per essere ultimata la quarta (di otto) diga i paesi interessati, Vietnam in primis ma anche gli altri componenti del sud-est asiatico, cominciano a paventare la possibilità di gravi impatti ambientali. A questo si possono aggiungere i molteplici casi di fiumi e laghi inquinati in maniera quasi irreversibile, il fiorire dei "villaggi del cancro", un macabro epiteto con cui si indicano quei villaggi cinesi in cui l'incidenza dei tumori è drammaticamente aumentata a causa dell'inquinamento, per capire che la questione delle acque è solo all'inizio della sua fase critica. E se poi ricordiamo che le sorgenti di importanti fiumi come lo Yangtze, il Mekong, il Brahmaputra, è sull'altopiano tibetano (sia nel Tibet vero e proprio che in quelle zone finite in altre provincie cinesi) realizziamo perchè quella remota regione tra nevi e yak riveste una tale importanza.


ps. La foto è una gentile concessione del China Daily. L'ho scroccata, speriamo che non se la leghino al dito.


lunedì 19 ottobre 2009

L'interpretabilità delle cose

 Amo i cinesi quando mi danno informazioni precise. Sono stato all’ufficio dei visti la settimana scorsa, un impiegato mi ha detto che per rinnovare questa volta mi bastava il biglietto aereo. Bene, abbastanza semplice dunque. Per scrupolo ci sono tornato sabato, cosciente del fatto che è meglio andarci coi piedi pesanti, ed un’impiegata invece mi ha detto che mi serviva anche un certificato di deposito bancario (come le volte precedenti). Sono tornato a casa maledicendo l’interpretabilità della legislazione a riguardo. Dunque sabato pomeriggio sono andato in banca, l’impiegata mi dice che il certificato bancario che mi serve bloccherà i soldi per tre mesi, mentre in precedenza era anche solo per un paio di giorni. Ho sbottato, le ho fatto presente che l’avevo già fatto altre volte senza dover bloccare tutto per mesi, lei ha chiamato un collega che ha riflettuto un attimo e poi ha detto tranquillo “Ok allora facciamolo di tre giorni”. Sono tornato a casa pensando le peggio offese riguardo alla variabilità delle regole anche in banca. Quindi sono tornato all’ufficio visti dove un’ulteriore impiegata mi ha confermato quello che mi avevo detto il primo: non avevo bisogno del certificato bancario! Non ho nemmeno più perso tempo a lamentarmi, ho semplicemente accettato la cosa come un eremita accetta la tempesta e le privazioni. 


Poi ieri sono andato a fare un giro in qualche hutong, ho trovato una chiesa inglobata dal cortile di  una scuola elementare quindi non accessibile, nonché tre gatti che prendevano il sole tranquilli sul tettuccio di un triciclo a motore. Ma allora non li hanno ancora mangiati tutti! Ma se mi togliete anche questa certezza, cosa mi rimane di tutto il tempo passato in Cina? Probabilmente mi rimane il discorso analogo per i topi, visto che incredibilmente qui a Beijing non ne ho mai visti. Sarà per questo che quando mangio gli spiedini per strada non mi concentro molto sul sapore, forse senza saperlo mi rifiuto di scoprire un sapore che non corrisponde a quello della presunta carne che sto mangiando...


domenica 18 ottobre 2009

La leggiadra visione del far west

                                                                                         


 E' ancora mattina troppo presto per scrivere un post, ma comunque un buon orario per sperimentare l'inserimento di foto. A circa tre mesi di distanza dall'apertura del blog, e con molte foto che non hanno avuto modo di essere pubblicate. La piacevole visione della periferia occidentale di Beijing dal parco Badachu. Un paio di altiforni, antenne, condomini nuovi, hutong vecchi, ed in lontananza una pagoda sulla cima di un monte.

sabato 17 ottobre 2009

il re delle bevute

In un pigro sabato pomeriggio pechinese, dopo aver litigato con gli impiegati della banca e dopo essermi impigliato per l'ennesima volta nelle interpretazioni variabili della legge all'ufficio visti, ho deciso di rilassarmi dando una sfogliata al Global Times comprato giovedì e dimenticato nello zaino. E vengo a conoscenza del Re dell'alcol, ossia tale Yang Shaohua, proprietario di una bettola nel Sichuan, che secondo quanto riportato ha passato 40 dei suoi 58 anni a sfidare gli avventori a memorabili gare di tenuta alcolica, ingurgitando qualcosa come 2 litri e mezzo di "spiriti" al giorno, guadagnandosi così anche una discreta fama che ha fatto si che sfidanti arrivino da tutta la provincia per metterlo, e mettersi alla prova. Sfidanti che però ora sono destinati a rimanere delusi, in quanto il gagliardo Yang a quanto pare si stato mandato in ritiro in campagna, al riparo dalle continue ondate di maniaci dell'alcol. Al di la del fatto che non si spiega chi l'abbia mandato (il suo eventuale manager? sua moglie? le autorità sanitarie che di sicuro non vedevano in lui un bell'esempio?) Yang ha dichiarato che la sua non è paura di vedersi sconfiggere, ma piuttosto un rinnovato interesse per il suo corpo e la sua salvaguardia; insomma dopo 40 anni di soprusi verso i suoi reni ed il suo fegato Yang sembra aver deciso di tirare dritto. Quantomeno strano ritrovare una notizia tale, dopo che nei mesi scorsi si sono susseguiti gli appelli e le prese di posizione contro le bevute smodate, che sono state alla base di diversi tragici eventi di cronaca, tra incidenti con vittime innocenti e morti per collassi alcolici. Qui dove l'alcol è ancora il carburante principale di trattative di affari e corruzioni varie, il Re ravveduto potrà divenire il nuovo eroe della moralità sobria. Mi piace però pensarlo seduto su uno sgabello di plastica rosa, canottiera bianca d'ordinanza, una mano intenta a sbucciare aglio da sgranocchiare e l'altra pronta ad alzare il bicchiere con l'urlo belluino Gan bei!!, l'invito a svuotare il bicchiere d'un sorso che se non colto può, a certi livelli, farti perdere la faccia in maniera irrimediabile.

mercoledì 14 ottobre 2009

L'acqua che unisce le due coree

 La Repubblica democratica popolare coreana, alias nord Corea, ha espresso solo oggi "dispiacere" per la morte di 6 cittadini sudcoreani travolti il 7 settembre dalle acque fatte fuoriuscire dalla diga Hwanggang: 40 milioni di tonnellate di acque si erano riversate allora su di un vicino fiume che attraversa la frontiera tra le due Coree, in una zona dove i sei malcapitati stavano campeggiando. Da subito le autorità nordcoreane si erano rifiutate di scusarsi, motivando la tragica decisione con la necessità di agire sul livello dell'acqua della diga che si era improvvisamente innalzato e minacciava di tracimare con pesanti conseguenze, mentre alcuni nel governo sudcoreano avevano subito gridato al water attack, vedendo in esso un'ennesima provocazione del nord. Oggi dunque è arrivato l'attestato di dispiacere, ma non le scuse che in molti al sud pretendono: le autorità del nord ribadiscono che la scelta era obbligata, tutt'altro che un pianificato attacco. Un inviato del ministero della difesa sudcoreano ha confermato tra l'altro la ricostruzione di un anomalo innalzamento delle acque della diga in quei giorni. Fatto sta che la tragedia ha costretto i due opposti governi a sedersi di nuovo assieme, formalmente a discutere di politica idrica (molti fiumi hanno il loro corsi in entrambe le parti della penisola coreana) ma potenzialmente anche a riprendere il dialogo sulla proliferazione nucleare interrotti nel giugno scorso. Non bisogna dimenticare che la settimana scorsa è passato per Pyongyang, la capitale nordcoreana, il premier cinese Wen Jiabao; non è da escludere che durante la visita siano state sollevate importanti questioni, e questo piccolo atto di riconciliazione arrivato dopo più di un mese potrebbe essere un segnale di qualcosa che si mette in moto. In fondo si sa che è la Cina l'unico interlocutore di peso da quelle parti.


Nel frattempo a Seoul il reverendo evangelista Moon (lo stesso che a suo tempo celebrò il matrimonio del mai dimenticato Milingo) ha celebrato un massiccio matrimonio di 5000 coppie di innamorati provenienti da tutto il mondo ed aderenti alla sua Chiesa dell'Unificazione. Prendo in prestito la galleria fotografica di Repubblica, sperando di non finire querelato per questo!


http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/matrimonio-massa/1.html


Non voglio pensare alla ressa al momento del lancio dei bouquet delle spose...

lunedì 12 ottobre 2009

Strategie

 Obama ha rimandato l'incontro con il Dalai Lama. Abbronzato e schiavo dei cinesi dunque. Poi in novembre verrà a Beijing per discutere con i cattivi di riscaldamento globale, crisi economica, e forse anche di Tibet e diritti umani, ma questo lo sapremo solo in futuro. Ora possiamo solo auspicarlo. Se avesse incontrato il Dalai Lama avrebbe potuto compromettere il nuovo dialogo che si sta portando avanti da mesi, e la situazione in Tibet non sarebbe cambiata di una virgola, forse qualche attivista sarebbe stato contento di vedere il presidente Obama perorare la causa tibetana, ma niente di più. Suona cinico, ma i cinesi non si curano di questi incontri. Codardo o pragmatico dunque il gesto di Obama? Bush jr a suo tempo incontrò il Dalai Lama con tutto il cerimoniale necessario, è servito a qualcosa? No, niente. Forse è ora di cambiare strategia a riguardo, agire con meno cerimonie e più intelligenza, senza cercare lo scontro frontale con un "nemico" che non è più battibile.


Obama ha ricevuto il nobel, ma deve ancora meritarselo, vedremo se riuscirà a cavare qualcosa dagli inamovibili cinesi. 

venerdì 9 ottobre 2009

Un tranquillo venerdì da Confucio

 Sono stato parecchio tempo a Beijing, e per parecchio tempo ho abitato in questa zona, quella vicino al Tempio dei lama. Ecco si dice sempre Tempio dei lama, è uno dei posti più noti della città, pieno di turisti e di negozi che vendono paccottaglia buddhista ed incenso. All'ombra del famoso tempio, più silenzioso e tranquillo, se ne sta invece il Tempio di Confucio, dedicato al padre ideologico di secoli di dinastie cinesi. Il tempio è pressochè vuoto, una benedizione direi. Decine di steli celebrative affollano i cortili, celebrano eventi importanti come la decisione di rinnovare il soffitto del tempio; il padiglione principale, dove si tenevano le letture dell'imperatore Qianlong, è circondato da un piccolo canale, tutto è silenzioso, ed in più in un'ala del complesso c'era una bellissima esposizione di fotografie dei più bei posti cinesi. Uscendo dal Tempio, tornando sulla via del Collegio Imperiale, si incontrano luoghi che sembrano piccoli studi, dentro ai quali lavorano esperti nell'assegnare il nome ai bambini ed indovini taoisti: alcuni con la barbetta lunga e lo sguardo di chi la sa lunga consultano tomi, altri in dolcevita scuro e giacca consultano il proprio portatile. Alla fine della via chiede la carità un mendicante con il visto sfigurato, forse dal fuoco, i connotati quasi spariti, gli occhi circondati di rosso vivo. Dall'altra parte, oltre un muro rosso, salgono i fumi delle offerte ai Buddha. Negli hutong tutt'intorno sono ancora numerosi i bagni pubblici, il profumo di incenso si mischia ai fetori; un signore passa, ha in mano un piattino di ceramica su cui sembra stia disegnando; mi fissa, sorride, da qualche altro colpo con un pennarello e si avvicina. Mi mostra il piattino, mi ha fatto un ritratto! Peccato che mi abbia fatto più grasso e con meno capelli. O forse sono davvero così e non lo voglio ammettere. Quando scopre la mia nazionalità cita immediatamente Berlusconi, e biascica qualcosa su un incidente stradale. Boh.


Tornato a casa scopro che Obama ha vinto il nobel per la pace. Nonostante l'aver "posposto" l'incontro con il Dalai Lama, apparentemente per non compromettere le relazioni con la Cina in un momento cruciale per i negoziati sul clima. Nonostante le ultime voci che davano come possibili vincitori i dissidenti cinesi, forse anche loro sacrificati sull'altare del clima. E nonostante la candidatura di Berlusconi, ma non credo che a lui sia stato fatale il clima.

mercoledì 7 ottobre 2009

Nel far west pechinese

 Io amo la categoria di quelli che fanno sempre viaggi più avventurosi dei tuoi. Quelli che sono stati dove puoi vedere la vera Cina, quelli che hanno visto cinesi che non avevano mai visto stranieri. Magari si erano anche portati dietro perline e specchietti da regalare ai selvaggi, dimenticandosi che quelle rotte che loro credono da loro battute per prime sono le meglio indicate nelle guide per saccopelisti e nelle riviste specializzate. Ma anche io volevo andare dove nessun cinese ha visto stranieri in carne ed ossa, ma visto che il Tibet è troppo lontano e le foreste del sud non a portata di portafoglio, sono tornato dove ero stato qualche anno fa, nel profondo ovest. No, non il Xinjiang, ma il far west di Beijing, comodamente raggiungibile in metropolitana. La prima volta ero venuto alla ricerca di paesaggi di sapore sovietico, questa volta per trovare la leggendaria fermata della metropolitana di Fushouling: esistono infatti 3 fermate dismesse della linea n.1, dato che si evince dalla numerazione delle stazioni nelle mappa. Le prime due stazioni ad ovest a quanto pare sono finite in zona militare, quindi assolutamente off limits. Mentre della fermata di Fushouling esistono ancora gli accessi, anche se chiusi. Arrivare dalle parti di Pingguoyuan, l’ultima fermata accessibile, fa fare un salto nelle Beijing pre-olimpica di marciapiedi rotti e condomini brutti: non c’è qualcosa di particolarmente diverso dal centro, se non un’atmosfera di incuria più simile alle città di media grandezza piuttosto che alla capitale. Da qui un bus fa la rotta circolare del quartiere, fino al parco relativamente famoso di Badachu. Lungo il tragitto si riconoscono diverse strutture dell’esercito, immagino banali caserme dal momento che ricordavano molto dei normali condomini, con l’unica differenza di essere circondati di filo spinato. Scesi dal bus ci inerpichiamo casualmente per quello che sembra un sentiero che si diparte dalla strada in mezzo ai condomini ed in un attimo ci ritroviamo a salire lungo una montagna, in piccoli sentieri pieni di spazzatura che si lasciano in fretta alle spalle gli edifici; lontane si sentono le voci di una scolaresca, incrociamo una coppia vestita da scalatori professionisti, molti sentieri si dipartono da quello principale, intorno la vegetazione è ora bassa di arbusti ora si alza con pini, lungo il cammino si aprono piccole radure, cartacce e stronzi malamente coperti da fazzoletti bianchi, ma in una ci troviamo anche due tumuli, sembrano sepolture, l’ipotesi confermata dalla presenza di due ghirlande votive i cui fiori di carta erano oramai lacerati dal tempo. Salendo il panorama di apre su grattacieli e frutteti, su di una lontana centrale elettrica dotata di due enormi altiforni nel mezzo dei quali spunta una vetta coronata di una piccola pagoda. Sotto ai nostri piedi vecchi quartieri rotti e trascurati. Camminiamo ancora un po’ nel verde per poi tornare sulla strada, si susseguono autolavaggi autobus n.311, e poi ancora questi hutong quasi moderni, dalla strada principale si dipartono stradine che si gettano tra le case fitte, mucchi di mattoni di scarto creano i muretti, c’è polvere e puzza di piscio che esce dai bagni pubblici. Un minibus ci sfiora ed il passeggero urla “hallooo”, mi sa che gli si è presentata l’unica occasione per dimostrare che il suo corso di inglese per corrispondenza non è stato uno spreco di soldi. Camminiamo, ma della fermata fantasma ancora nessuna traccia. Ci infiliamo in una via meglio tenuta delle altre, due bimbi sbucano da dietro un muro, si pietrificano alla nostra vista e poi scappano urlando waiguoren waiguoren , stranieri, neanche fossimo crudeli giapponesi che invadono la Cina, ma poi curiosi tornano a spiare. Camminando a caso incontriamo uno strano edificio dalle fattezze neoclassiche, colonne ioniche e balconi, sembra una scuola, infatti è il “Centro di formazione per i trasporti ferroviari”, e allora si accende una lampadina: da qualche parte avevo letto che la stazione si trova in prossimità di quella scuola. Torniamo sulla strada principale, nel frattempo i bimbi si sono preparati per fare bella figura con noi, giocano col diablo, una bimba salta la corda, una mamma arriva e si mette anche lei in mostra saltando la corda. Abbiamo firmato un trattato di amicizia Italia-Pingguoyuan. Ancora pochi metri e vediamo un edificio sospetto, ne esce un uomo da un porta di ferro troppo nuova per essere l’originale, non ho la prontezza di fermarlo, ma in un attimo capiamo che siamo arrivati, ecco uno degli ingressi, ed infatti alle sue spalle se ne trova uno uguale, e speculari, dalla parte opposta rispetto ad una strada che ora non c’è più, altri due edifici analoghi: blu, lunghi e stretti, con la pensilina dalla quale pende ancora una luce al neon. Ci avviciniamo, sotto si sentono ancora passare dei treni. Qualcuno dice che ci facciamo addestramento gli allievi delle suddetta scuola, magari può esserci un deposito treni, o forse spostamenti segreti di truppe...o forse leggende ben più paurose. Non lo so, la gente ci transita intorno e ci guarda diffidente, un bambino di pochi anni si lamenta che ha paura degli stranieri, ma poi un piccolo coraggioso in rollerblade si avvicina e si ferma a guardarci. Non dice niente, se ne frega di apparire maleducato, ci guarda, si assicura che non mordiamo, ci sorride e continua a guardarci interessato. Da lui abbiamo la conferma che quella era una stazione della metro. Ci va vedere un paio di evoluzioni con i roller, cade un paio di volte rischiando di compromettersi le ginocchia. Quando ce ne andiamo ci segue per un tratto, poi probabilmente si ferma da amici a bullarsi di aver affrontato degli stranieri. Io e Fausto ce ne torniamo verso la fermata della metro accessibile, di nuovo verso est, verso luoghi noti.

martedì 6 ottobre 2009

Annunci di ragazze cinesi su magazine in inglese

Questo non ha a che fare con notizie vere e proprie, ma spulciando gli annunci sui siti dei magazine in inglese di Beijing ci si imbatte in spaccati del mondo femminile urbano decisamente interessanti. Ricerche di uomini o amici che suonano, a seconda dei casi, tenere, ciniche, opportunistiche, utopiche, comiche. Ma comunque rivolte a uomini stranieri; anche chi non lo scrive chiaramente, lo si capisce dal fatto che gli annunci sono visibili su siti in inglese, quindi non letti da cinesi, o almeno non sono i cinesi i maggiori lettori. I titoli ed i corsivi sono miei, ho lasciato gli annunci in inglese ma non sono difficili da comprendere.


- Quella che soddisfa i tuoi standar


I am well-educated, professionally accomplished (suona tipo “mi piaccioni i piani ben riusciti”), elegant. I am a realist with dreams; I am a romantic soul with a rational mind. I love arts, music and literature. as a woman who meets your standards on all levelsn (non si sa come lei conosce i tuoi standards). Serious replies with pictures only.


- La bomba sexy


i'd rather believe there is no serious man on this website so, i am looking for a hot date. you, pls be:


1. totally single
2. not Chinese (prefer caucasian) (tradotto significa no unghie lunghe, dita nel naso e puzza d’aglio, ma soprattutto pieno di soldi)
3. no HIV, no STD (mi sembra giusto chiarirlo, poteva anche scrivere “porta i tuoi esami del sangue”)
4. height >180cm
5. younger than 45, older than 25
6. smart and fun
7. if gay or bi-sexual, no problem
8. have free time to date after work
9. have a presentable room for romance
10. repeat 1 to 9.


for me, i am tall & slim, neat and fun, busy and single, i love romance and sex, and i am not keen to get in any marriage.


- L’indecisa


Hi there!


As my subject, I want to make a bf for serious relationship for marriage or just for fun. (deciditi magari)


Frankly speaking,certainly I wanna find my Mr.right but I also know it's not easy and I don't know if here is a suitable place to find; so before I find the right one, I'd like to have a friend to have conversation ,dinner, watch film ,hang out to coulour my life (un imbianchino insomma) and make us to know something new.


About myself:
Chinese girl, 27,locate in "ShuangJing",work in an European company, short and slim(160cm,45kgs)
pretty, traditional, don't smoke and drink.


I can't clarify now what criteria for you,just hope you understand a little chinese,maybe I can teach you more.


NOTE: I mean"fun" which don't include "sex", any person has this intent pls keep away fm me.


- Quella che crede nelle favole


Hello Dear,
Although I don’t know where you are now but I hope god can bring us together. First I recommend myself: I am 26 years old Chinese girl with kind heart; I am a traditional girl if you know Chinese culture and love it so we are suitable. I am serious with love we should not play with it; it is as pure as a lily so I long for pure and sincere love. If I get a true love I will cherish and protect if with my whole life. I wish you can do it too. No matter where you are from I hope you are a man like this:
1. Kind heart, love family, love life, love person around you.
2. Tolerant and generous with people. Because we are not perfect, all of us will make mistakes but these mistakes can help us to improve ourselves and understand life deeply.
3. Smile to life with an optimistic view, life is bit or sweet just depend on us, we can create everything include happiness.
4. Love family, respect old people, love children.
if you are that kind of man and want to have a warm family in china, you can contact with me( my email: )we can know each other first and i dream that one day we can build a two person world and accompany you to everywhere hand by hand till the end of my life........
BEST REGARDS
Yours GF in the future


- La semplice


Hi guys,im a good looking,attractive,sexy girl with great sense of humor.I would like to meet a decent and caring guy to share life with,i like watching movies at home,cooking,eating out,music,of course i do love spending a wonderful evening with the right guy.Drop me a message and we can get to know with each other a little bit more.


- Quella che ha talmente fiducia in sé stessa da parlarne in terza persona


A single Beijing girl is seeking for her western shooting star for a serious relationship.(NO ONS one night sex)


She is good looking,fit,well-educated,fun-loving,humorous ,thoughtful, creative...and hope to find same kind of man for mutural language,to melt with,to build up their own whole new world,a dazzling place,unbelievable sights,indescribable feeling (questi sono effetti da LSD, temo che l’eccesso di GMD abbia rovinato i cervelli dei cinesi)...That is the only reason to be here.


If you,
>are 26-37 years old,
>are tall,but not over-weight,(no ciccioni please)
>are originated from North America and Eruope,
>speak english fluently,are also good at writing in english,
>open-minded for new things and keep optimistic,
>would like to meet a VERY TALL (cazzo alta quanto??) chinese girl,


Let her know you first,maybe you are someone She has been kept waiting for years.Take it from there.Never to be late,right?


 


- Quella simpatica


I do believe that physical attraction is very important in a relationship, if not essential. I am longing for the heartbeat and passion when I am close to you and when we look at each other. It feels like your favorite ice cream melting in your mouth, satisfying and mesmerizing. Magic ha... It's simply beyond description...


But that's just the start.


You are between 30 and 45 years old and you take care of yourself physically and mentally (significa che eviti di finire in manicomio credo). You are smart, witty and have a good sense of humor. You can carry a conversation with different topics and you are quite knowledgeable (sei dunque perfetto per andare in qualche quiz televisivo e quindi potenzialmente ricco). You are tolerant and open to new ideas and different culture. You are not judgmental or selfish and you love your family and friends. You are confident, but not arrogant. Yes,I also love a big smile and charming eyes! (che non ha nulla a che fare con quello di cui stava parlando)


I am attractive, sweet and fun with long dark hair (strano anche questo essendo lei cinese) and a beautiful smile. I love making jokes and making fun of myself and the person I love. (questo potrebbe dire che la ragazza si apposta dietro le porte e ti fa prendere gran spaventi, poi ti fa lo sgambetto, poi ti umilia in pubblico facendo finti peti con le ascelle e come scherzo finale ti anestetizza e ti ruba un rene, ma sempre con il sorriso sulla labbra)
I bring warmth to people around (è un boiler?) me and I make them feel comfortable. I am well-educated and like to learn new things in life. Being inquisitive can be annoying sometimes and I promise I won't ask any questions at some critical moment...you know...(I know what??tipo quando soffri di eiaculazione precoce?o quando viene scoperto un tuo tradimento?)


- La pragmatica


this's a little bit unusual, but in a crazy world as ours, even things like such happens from time to time.
for personal reasons, i need to go to norther europe and stay there for some time, but as a chinese citizen, it's not easy. so if u r also experiencing trouble getting into china, and in search of an espouse visa to come here, also u r into the idea of using marriage in exchange for the freedom of travelling to china, plz let me know as soon as possible.


thank you


(questo non si commenta, è talmente cinico e pragmatico da risultare forse il più onesto)

lunedì 5 ottobre 2009

Beijingwood

Qualche settimana fa mentre camminavo nel quartiere universitario una ragazza, notando la mia prestanza fisica, mi aveva chiesto se ero interessato a girare un non meglio identificato spot commerciale. Ovviamente aveva talmente stuzzicato la mia vanità che non avevo potuto che accettare. Ieri è finalmente arrivato il giorno della gloria. Il pulmino ci aspettava al punto stabilito alle 19, direzione ignota a tutti i partecipanti. Grazie al cielo c'erano altri partecipanti, parecchi, la cui presenza ha fugato i timori di Domin e le sue previsioni nefaste su quello che mi sarebbe potuto succedere, immagini di rapimenti e trapianti di organi degni della peggior cronaca nera asiatica. Il minivan è partito alla volta di un non ben precisato luogo, quando mi sono accorto che stavamo percorrendo le periferie nord della città fino ad inoltrarci nella campagna ho avuto un brutto presentimento stile "rapimento collettivo di stranieri", un po' intrigo internazionale un po' Hostel. Ma alla fine siamo arrivati agli studios dove ci è stata offerta una lauta cena nella mensa locale, e poi veloci a provare gli abiti di scena e sottoporsi al giudizio del responsabile artistico ribattezzato Monopalla (la sua voce stridula tradiva il suo status di monorchide) e del suo staff di checche, ed ancora nessuno ci aveva avvertito riguardo al genere di spot che stavamo per girare--br--. Siamo stati fatti accomodare nella sala trucco, gli unici sfortunati selezionati per eventuali modifiche siamo stati io, un nigeriano ed un ragazzo gallese dai capelli neri e lunghi. A me volevano riprodurre delle basette seventies, al nigeriano hanno provato a mettere una parrucca afro ma poi hanno rinunciato, mentre il gallese è semplicemente stato accusato di non essersi lavato i capelli. Risultati ottenuti: la mia basetta non toccata per mancanza di rasoio, niente parrucca per il nigeriano perchè piuttosto che un rappresentante del black power sembrava un cantante funky da bettola, e ritocco ai capelli del gallese per renderli più presentabili. Ed ancora nessuno che sapeva cosa avremmo dovuto fare. Qualcosa ha cominciato a schiarirsi quando è arrivato il turno dei vestiti: un ragazzo italiano ed uno americano hanno indossato divise da ping pong retrò della squadra Usa, mentre tutti gli altri occidentali si addobbavano di brutti completi dal sapore antico, scarpe rigorosamente più piccole dei propri piedi e discutibili abbinamenti cromatici. Per le ragazze invece vestiti di sapore sovietico o di ispirazione DDR; ed in tutto questo la continua presenza di Monopalla e la sua voce stridula, i suo pantaloni del pigiama e righe blu e nere, scarpette dorate e coda di cavallo semi-mullet a coronare i movimenti di disappunto della sua testa quando non era convinto, a ragione, dei vestiti di scena; e dietro di lui la sua corte di truccatori e parrucchieri dalle voci effeminate ed i modi delicati. Così vestiti di tutto punto siamo stati fatti accomodare in camerino, riforniti di birra per aiutarci ad entrare nei personaggi, e finalmente chiamati in scena. Allora tutto è divenuto chiaro: al centro del set stava un tavolo da ping pong, la squadra statunitense, quella cinese, nonchè una decina di figuranti cinesi vestiti anni '70, divise maoiste e trecce di socialista memoria. Eravamo in procinto di ricreare l'evento chiave della diplomazia del ping pong, l'incontro tra le due squadre delle opposte potenze che diede il via ufficiale alle relazioni tra Usa e Cina nel 1971. Noi eravamo chiamati ad interpretare una schiera di giornalisti e fotografi impegnati ad assaltare gli sportivi per celebrare l'epocale evento: dotati di telecamere d'epoca, vecchie macchine fotografiche, taccuini e pennini ci siamo immersi nei nostri personaggi e provato il brivido di far parte del mondo fatato del cinema. Per inciso io ero l'addetto a portare i cavi del cameraman, interpretato dal ragazzo gallese di cui prima. Ad ogni ciak dovevamo ricreare la calca nei pressi delle gloriose squadre, la ressa per ottenere la miglior visuale e la foga per strappare un'intervista. Tutto si è concluso in meno di un'ora, parecchi ciak e molti male ai piedi, siamo tornati nel nostro camerino a mangiare gli snack che vi abbiamo trovato, scoprendo solo in seguito che non erano per noi ma per il resto della troupe. Poi purtroppo tutto è finito, proprio quando cominciavamo a prenderci gusto e vedere oramai spianata la strada per la gloria. Ed in tutto questo, nessuno aveva ancora chiaro che razza di spot poteva essere, anche se la voce più insistente era quella di una compagnia telefonica. Ora siamo tutti in attesa di vedere le nostre immagini passare su CCTV, ma mi accontenterei anche di BTV Beijing Television. E mentre il pulmino ci riportava in città, ho realizzato che le mille luci di Beijing in quel momento erano solo le stelle e le poche insegne di bettole sparse per quelle strade fuori mano.


 

domenica 4 ottobre 2009

Feste finite

Con la celebrazione della Festa di metà autunno (中秋节) si è chiusa la tornata celebrativa dell'ottobre cinese. I cinesi hanno festeggiato la ricorrenza lunare di metà autunno guardando la luna, ieri del tutto piena e splendidamente visibile nella notte tersa, insieme a decine di stelle che hanno osato sfidare l'illuminazione pechinese. La ricorrenza di metà autunno è la celebrazione dell'unione familiare, tradizionalmente ci si ritrova con i parenti a mangiare i molestissimi yuebing biscotti della luna. Questa festività l'ho già vissuta 5 volte e nonostante ne abbia provato di tutti i tipi, dai tradizionali alla carne di maiale ai borghesi ripieni di marmellata al lampone ribattezzati "alla francese", ho rinunciato a farmeli piacere. Si dice che guardando la luna tonda e mangiando queste delizie anch'esse tonde si avrà la sensazione di ritrovarsi insieme ai parenti ed agli amici che non ti sono a fianco ma che a loro volta guardano la luna. Il tutto ovviamente senza tenere conto dei fusi orari.


Vacanze già finte per il premier Wen Jiabao che è volato in Corea del Nord per riprendere gli spossanti negoziati sul nucleare di Kim jongil. Parafrasando un vecchio slogan che recitava "Gli operai cinesi non conoscono l'inverno" riferito ai lavoratori modello dei distretti petroliferi del nord-est, potremmo dire "Il premier cinese non conosce la domenica". Ma per chi invece la riconosce ad altre latitudine, un saluto e la conferma che mentre mi godevo la luna tra tralicci e palazzi ho pensato un po' a tutti.

sabato 3 ottobre 2009

riflessioni sul compleanno della Cina

 A poco più di un anno dalle Olimpiadi la Cina ha festeggiato nuovamente, con grandiosità analoga ma contenuti diversi: la massiccia sfilata militare, il discorso del presidente Hu Jintao e lo spettacolo pirotecnico hanno celebrato il 1 ottobre i sessant’anni della Repubblica popolare cinese, festa per ovvi motivi autoreferenziale e intrisa di patriottismo, a differenza dello spirito “globalizzato” che ha pervaso i Giochi olimpici. L’anno scorso la macchina dell’organizzazione ha lavorato per presentare la Cina ed i suoi cittadini al meglio delle proprie potenzialità, mostrando il volto buono della città, con i suoi volontari, la perfetta funzionalità e l’approccio “soft” del potere; una grande vetrina per la Cina ed un motivo di orgoglio per la popolazione, la realizzazione di un percorso durato 7 anni. Un evento però ormai chiuso, che avrà di certo lasciato una grossa eredità sia tangibile che spirituale, ma che nella realtà delle cose ha avuto riflessi soprattutto sui cittadini della capitale, e sui cittadini del resto del mondo. Il compleanno della Rpc è invece ricorrenza ben diversa: cade quel 1 ottobre in cui in un 1949 cronologicamente lontano e ideologicamente lontanissimo Mao Zedong proclamava sul rostro di piazza Tianan’men la nascita della nuova Cina; ma oltre all’aspetto puntuale ne ha anche uno continuativo: questa Cina che il Partito e la popolazione hanno celebrato celebrare è un’idea di nazione potenzialmente senza fine, nel pieno delle proprie forze e della propria coscienza nazionale, apparentemente al riparo da scosse interne che ne possano compromettere l’armonioso sviluppo. Nell’organizzare i festeggiamenti le autorità hanno mostrato i muscoli, l’opposto dell’anno scorso: non erano in arrivo “occidentali” pronti a scandalizzarsi e polemizzare per la presenza delle forze di sicurezza, mentre reale è la paura di azioni eclatanti provenienti dall’interno, in particolare alla luce dei tumulti di Urumqi del luglio scorso. Letteralmente centinaia di migliaia di poliziotti e militari per quasi un mese hanno pattugliato ininterrottamente la città, creando confusione negli occhi dello spettatore (in quello occidentale perlomeno): finalmente si riconosceva un regime in questo paese, ma all’apparenza un regime che non minaccia, che si limita a stare fermo nei luoghi sensibili con i suoi blindati e le sue truppe senza però mischiarsi alle faccende quotidiane. La volontà politica di ribadire che il potere è stabile nonostante gli scandali quotidiani, la corruzione, le disparità economiche e sociali e le rivolte sia etniche che sociali, mostrando la propria capacità di proteggere il cittadino ed allo stesso tempo bombardandolo di film patriottici e serial televisivi di stampo storico-rivoluzionario, che hanno sostituito i poster di propaganda del passato conservando lo stesso fine pedagogico-ideologico.


Tutta la Cina si è fermata, e si guardata indietro, con gli occhi su quella enorme piazza dove si sono alternate glorie e disastri: dal Movimento per la nuova cultura che fece nasce la nuova coscienza nazionale cinese nel maggio del 1919 alle adunate oceaniche di Guardie rosse adoranti il Grande timoniere, dalle infinite code di cittadini in lacrime per la morte di Mao nel 1976 fino al massacro degli studenti nel 1989. Ma poi subito di nuovo in avanti. Quest’ultima celebrazione ha marcato idealmente la chiusura del secondo macro ciclo della storia cinese contemporanea: dopo il trentennio di comunismo reale e di maoismo, si chiude il trentennio della riforme economiche e dell’esplosione dello sviluppo a livello mondiale inaugurato da Deng Xiaoping, che fu allo stesso tempo erede e distruttore di quello che Mao aveva costruito. L’ideologia egualitaria delle utopie fallite scavalcata dall’ordine di arricchirsi senza badare alla giustizia sociale, sostituita dalla mistica nazionalista per poter tenere unito questo quinto della popolazione mondiale ed infine affiancata dalla chiamata allo sviluppo di una società armoniosa che possa recuperare chi non ha tenuto il passo e rimediare ai guasti di uno sviluppo divenuto molto più che insostenibile, autodistruttivo. La Cina ha usato le Olimpiadi come biglietto da visita per entrare dalla porta principale nel salone delle nazioni che contano, ha scalzato senza troppe difficoltà gli altri interlocutori per mettersi direttamente a fianco degli Stati Uniti, pronta a dialogare più apertamente su tutti i temi scottanti, riscaldamento globale in primis, proprio in virtù della consapevolezza del proprio peso. Difficilmente si avranno cambiamenti drastici negli anni a venire: nella riunione del Comitato centrale del partito tenuta ad inizio settembre potrebbe essere già stato indicato il successore di Hu Jintao al timone del paese, ma le linee guida rimangono le stesse. Con la speranza che come è successo per i problemi ambientali, entrino in agenda con la stessa forza altri argomenti ancora tabù in Cina.

venerdì 2 ottobre 2009

party like the (communist) party

Grande serata di festa a Tianan'men ieri sera: migliaia di figuranti ad inscenare scenografie e danze, canzoni patriottiche su basi musicali eterogenee, testi creati da apparentemente infinite variazioni sul tema "Cina ti amo" cantati su melodie che andavano dalle note tradizionali cinesi ad inni di sovietica memoria, ma anche romanticismi alla vie en rose e valzer (quasi) travolgenti. Per arrivare poi a curiose canzoni patriottiche su ritmiche techno, di chiara ispirazione '70 e '90. Potenziali hit da disco-music sparate nell'aria mentre milioni di luci componevano parole d'ordine d'antica memoria: "Il popolo è grande", "Sviluppo della scienza", "Lunga vita alla patria". Ma i beat non sono riusciti a muovere i capi, i signori del partito e del governo, seduti attorno a tavolini sul rostro di Tianan'men intenti a sorseggiare te, con gli sguardi ora soddisfatti, ora curiosi ma anche stanchi. E intanto in piazza un continuo turbinare di danze dei leoni, lanterne rosse, ventagli, arti marziali e fuochi artificiali. Fino al grande finale, quando i leader del Comitato centrale, i nove uomini più potenti di Cina, vengono invitati fuori, ad unirsi all'ultima danza insieme a decine di bambini e ragazi e ragazze con i costumi delle minoranze etniche: ecco Hu Jintao, di nuovo in completo una volta smessa la divisa maoista indossata al mattino, ecco il premier Wen, l'unico il cui sorriso sembra sincero, in fondo lui è il nuovo premier del popolo, ecco gli altri tutti impacciati e dai sorrisi un po' tirati, e tra loro l'ex presidente Jiang Zemin dall'espressione stampata ed i movimenti meccanici. Un bel quadretto per chiudere i festeggiamenti, circondati da spettacolari fuochi d'artificio e dall'amore incondizionato del popolo. Senza accorgercene siamo finiti, come per magia, in un poster di propaganda degli anni '50.

giovedì 1 ottobre 2009

60 anni di Repubblica popolare cinese

 Sono appena tornato dalla mia missione a piazza Tianan'men per assistere alle celebrazioni dei 60 anni della Cina moderna. Peccato che a Tianan'men non mi ci sono nemmeno avvicinato. Come le autorità avevano promesso, tutta la zona intorno era sigillata a tenuta stagna, chiuse tutte le strade di accesso e per sicurezza anche tutti gli ingressi a compound e centri abitativi dai quali poi si sarebbe potuto accedere alle zone circostanti la piazza. La popolazione ha decisamente seguito il consiglio di godersi a casa la parata militare, poca gente in metropolitana, poca anche per strada. SI formavano capannelli agli incroci fra le strade maggiori dove qualcuno si illudeva di poter vedere passare qualche gruppetti di militari, o magari un tank che aveva sbagliato strada. Anche io mi sono fermato ad un incrocio, curioso di capire cosa pensavano di combinare alcune centinaia di cinesi fermi li. O erano gli sfortunati cittadini non ancora in possesso di una televisione (e senza nessun amico con la televisione) o piuttosto i romantici che non si accontentavano di vedere le immagini in tv, anche se le uniche immagine di cui hanno (abbiamo) goduto sono state quelle degli aerei ed elicotteri che hanno solcato il cielo alla fine della parata. Al che si è scatenato l'entusiasmo dei cinesi alla vista di quei mezzi, urla, incitamenti (sic), applausi, orgoglio patriottico. Il Partito deve aver fatto un'altra delle sue magie climatiche: a quanto oltre a contribuire ad alzare la temperatura mondiale, riescono veramente a comandare le precipitazioni: fino a ieri notte pioveva e c'era una pessima nebbia, da stamattina invece un cielo talmente blu che sembra finto ed una temperatura decisamente estiva.


Fatto sta che la parata e la cerimonia me le sono viste in tv al mio ritorno a casa. Classica sfilata di mezzi militari e soldati di tutti i tipi, poi un bellissimo momento di stampo vecchio socialista con la sfilata di enormi dei grandi leader (Mao, Deng, Jiang e Hu) portati da centinaia di figuranti in abito bianco e bandiere rosse, ogni ritratto preceduto da uno slogan significativo per il leader ritratto, mentre la folla in piazza creava con i cartelli colorati la scritta "il socialismo è grande". Decisamente roba d'altri tempi, decisamente fantastico. La piazza gremita di figure di spicco del partito, del governo, vecchi eroi della rivoluzione che oramai sono mosche bianche, alti gradi dell'esercito. E dopo i militari ed i leader una bella sfilata di carri stile carnevale, ognuno rappresentante i successi ottenuti in questi sessant'anni, la celebrazione dei risultati economici, scientifici, sociali. Il carro con il primo astronauta cinese e quello con gli eroi delle Olimpiadi, quello con i giovani meritevoli e anche quello con gli amici stranieri, donne di varie nazionalità con abiti tipici dei loro paesi e uomini di altrettanto varie nazionalità con vestiti cinesi di dubbio gusto. Tutto perfetto, ne un passo fuori posto, nessun piccione che ha disturbato la cerimonia. Perfetto anche il vento che si è levato per far piacere alle bandiere. Il trionfo del patriottismo cinese eccolo qui, sotto gli occhi di tutti.  Mi accorgo ora che la tv passa continuamente la cerimonia da poco conclusa. Il tutto in attesa dell'enorme spettacolo pirotecnico previsto per stasera. Che fare, tentare un secondo assalto, magari con il favore delle tenebre, o goderselo seduto sul divano?