giovedì 16 luglio 2009

Il black cab

 Uno dei primi consigli che mi sono stati dati, la prima volta che sono venuto in Cina, era di stare attento ai tassisti abusivi che in aeroporto mi avrebbero aggredito per impacchettarmi sulla loro macchina e portarmi a destinazione solo dopo un lungo giro inutile per la città, ossia l’antico metodo di fregare il turista novello che non conosce le strade. Quattro anni fa si atterrava in un aeroporto decisamente modesto ed effettivamente si veniva circondati da tassisti, legali o meno, che non esitavano a strattonarti ed afferrarti la valigia per “convincerti” a salire sul loro mezzo. Ma il tempo è passato, ora nel nuovo Terminal 3 i tassisti ti attendono in ordinata fila, e con un po’ di fortuna una volta a bordo ti chiedono “Where are you going, sir?” memori delle regole di educazione imparate per le Olimpiadi.


Molto è cambiato, di sicuro, ma ancora si aggirano per le strade di Beijing i black cabs, i tassisti abusivi, magari semplici impiegati di giorno che la notte si mettono al volante delle loro Opel Ascona o delle loro berline Great Wall per arrotondare le entrate, oppure cittadini che hanno eletto a loro lavoro il portare in giro gli abitanti in maniera abusiva, facendosi trovare pronti nei luoghi strategici come gli ingressi delle Università, le uscite dei locali, i siti scelti per feste od i compound ad alta presenza di stranieri. Su questa categoria sono fiorite infinite leggende, c’era quello ha ucciso e fatto scomparire i corpi di due studentesse, quello che ha fatto una rissa con un passeggero inglese che lo accusava di volere troppi soldi rispetto al tragitto percorso. C’è quello che guida una macchina che sembra quella dei Ghostbusters, talmente scassata che il gas di scarico entra nell’abitacolo rendendo ogni viaggio una scommessa con l’intossicazione. C’è Wang Jianguo, meglio noto come “Il basetta”, che scarrozza nel suo pulmino gli studenti dell’Università di lingue. L’autista del black cab è una figura dal quale spesso si viene messi in guardia, con lui non esiste tassametro ma si contratta prima di partire quanto poi si dovrà pagare, magari lascia che a salire siano più di quattro persone, e di sicuro non ti porterà mai al Tempio del Cielo, ma piuttosto nel ventre di Beijing, a mangiare toufu puzzolente, bere birra da due soldi e sputare per terra mentre sudi nelle afose serate estive pechinesi.

1 commento: