mercoledì 30 giugno 2010

2 miliardi di yuan

Ossia circa 240 milioni di euro. Questo sarebbe quello che la Cina ha guadagnato dal Mondiale di calcio sudafricano. Non solo grazie al risparmio di divise, viaggi e staff per una squadra che non sono riusciti a piazzare. La dittà produttrice di pannelli solari Yingli ha piazzato la sua pubblicità a bordo campo vicino a Coca Cola ed inviti al fair play. E questo si presume avrà un ritorno economico. I maxischermi negli stadi (quelli che hanno smascherato le sviste arbitrali, per interderci) sono made in China. Da questa cifra dovranno però togliere i mancati guadagni di eventuali viaggi in oriente del presidente Fifa Blatter, che non sembra averli graditi.


Ma la voce che rappresenta la parte più grossa è quella del merchandising e di tutte le cianfrusaglie che accompagnano tutte le grandi manifestazioni. Tutte, o quasi, ovviamente made in China. Senza escludere la tanto amata vuvuzela. Quindi sappiate, tifosi di tutto il mondo, che più soffiate in quei tubi (che qualcuno afferma non essere altro che astucci fallici di popolazioni tribali riutilizzati) più gonfiate il portafoglio di qualche imprenditore cinese!

lunedì 28 giugno 2010

Coree, dal calcio alla politica

Entrambe le Coree fuori dal Mondiale: fine quindi della pax calcistica. Nell'incontro tra il presidente cinese Hu e quello coreano Lee (nella foto rispettivamente a destra e a sinistra) tenutosi nell'ambito del G20 in corso in Canada, tutto è filato liscio finchè si è discusso di temi economici: aumento degli scambi commerciali, che dovrebbero toccare i 200 miliardi di dollari nel 2012, nonchè intesa su di un futuro accordo bilaterale di libero scambio. Ma quando si è cominciato a parlare di temi scottanti (ossia la questione nordcoreana) il presidente Hu ha tagliato corto: si è detto contrario ad ogni atto che metta in pericolo la pace nella penisola coreana, ma allo stesso tempo non ha voluto attaccare direttamente la Corea del Nord, rimandando tutto all'Onu ed alle sue decisioni. Dove eventualmente potrà poi porre il veto. Questo ha deluso sia Lee, che avrebbe voluto almeno un indizio di una possibile buona disposizione cinese verso la sua causa, ed anche Obama, che sabato scorso aveva chiesto che la Cina chiarisse la sua posizione a riguardo. Ma Beijing non lo fa, volutamente aggiungo io. Sotto il fumo qualcosa cova, in Corea del Nord: proprio oggi un esponente del Ministero degli Esteri ha affermato che il suo paese continuerà a migliorare il proprio deterrente nucleare. Senza però specificare come. Nel mentre, si resta in attesa di nuovi indizi sulla successione al potere a Pyongyang, di cui si parla oramai da mesi; per alcuni analisti Usa, lo stesso attacco (alla corvetta Cheonan) non sarebbe stato altro che una dimostrazione di forza di Kim Jong-il per mostrare a possibili aspiranti al trono di Nordcorea chi comanda ancora.



 

domenica 27 giugno 2010

Semi di girasole mon amour

Il Jin Ding Xuan è un noto ristorante di Beijing che non chiude mai. Un eterno 24 ore su 24 di cucina cantonese nei suoi rumorosi quattro piani. E' un punto di riferimento per mangiare dim sum, il termine cantonese per i classici "ravioli", senza svenarsi. Spesso c'è la coda per entrare, e si viene fatti accomodare su sedie di plastica rosse. Un po' come quando aspetti la pizza da asporto; ognuno ammazza il tempo come crede: manda o finge di mandare messaggi col telefono per far capire a tutti che è pieno di amici, e invece magari sta giocando a Snake, legge qualche rivista da sala d'attesa o scambia due chiachciere di cortesia. Mentre ero in fila ieri pomeriggio, ho osservato i cinesi ammazzare il tempo dell'attesa ingurgitando chili di semi di girasole essiccati, generosamente forniti dalla direzione. Sotto ai piedi delle persone in attesa si ammucchiavano bucce come in una grande sfida a chi riuscisse a consumarne di più, come una versione globale dei mucchietti di bucce di brustoline che si formavano nelle piazze italiane. Quelle persone erano al settimo cielo per la presenza dei semi: un paio di ragazze si servivano a mangiate grezze, perdendo lungo il breve tragitto di ritorno verso le proprie sedie parte del prezioso carico. Un signore seduto al mio fianco faceva una continua spola tra la sedia ed il tavolo per rifornirsi, con un tale sforzo che sulla maglietta verde, circa all'altezza del cuore, gli si era formata una prestigiosa macchia scura di sudore. O forse era la saliva colata nella foga del nutrimento di semi. Di fronte a me invece sedeva un vero maestro dell'antica arte del seme di girasole: maglietta Adidas bianca, short pure Adidas fin sotto al ginocchio, elegante sandalo in pelle corredato da calzino, sembrava, con la sua gamba accavallata e la sua manciata di semi, completamente estraneo al plebeo mondo che lo circondava. Si guardava intorno con fare superiore, portando ritmicamente un seme stretto tra indice e pollice alla bocca famelica: con un abile combinazione di movimenti di labbra, denti e lingua, frutto chiaramente di una pratica sviluppata in uffici pubblici e treni cinesi, in pochi decimi riusciva a rompere il guscio, estrarre il seme, ingoiarlo e sputare l'involucro poco oltre la punta del suo alluce. Ipnotico il suo incedere, la sua grazia interrotta solo da accosionali bucce che gli rimanevano appiccicate, complice un filo di saliva, al labbro inferiore o al mento. Ma sempre senza compromettere la sua estasi da seme di girasole. L'ho osservato rapito, salvo poi rendermi conto che il rumore incessante di aprimento gusti e masticamento semi aveva sostituito quello del traffico nelle mie orecchie. Per un attimo ho anche avuto una sorta di allucinazione in cui ho visto tutti i presenti sotto forma di enormi criceti intenti a rosicchiare cereali e noci.


Poi per fortuna hanno chiamato il mio numero, e mi sono potuto consolare con la cena.


venerdì 25 giugno 2010

60 anni di guerra in Corea

Ricorre oggi il 60mo anniversario dell'inizio del conflitto coreano: entrambi le Coree lo celebrano, dai due opposti punti di vista. Il presidente sudcoreano Lee ha ringraziato nel discorso ufficiale l'Onu e tutte le nazioni che intervennero nel conflitto, prima tra tutte gli Stati Uniti (nell'immagine, un poster statunitense celebrativo del conflitto); presenti alla celebrazione diversi reduci provenienti da molti dei paesi coinvolti. Nel 1953 venne firmato un armistizio, ma non si è mai giunti ad un vero trattato di pace. Che Lee ha auspicato, ma che potrà nascere solo in una penisola coreana completamente denuclearizzata. Lee ha anche parlato di riunificazione, un argomento che non torna spesso nelle sue parole, affermando che l'obiettivo del momento "non è un nuovo conflitto, ma la riunificazione pacifica". Infine ha rinnovato la richiesta alle autorità nordcoreane di scusarsi ed assumersi le proprie responsabilità per l'affondamento della nave Cheonan.



A Pyongyang invece la celebrazione è stata affidata ad un comunicato ufficiale congiunto tra il Comitato Centrale del Fronte Democratico per la Riunificazione della Corea, il Comitato Nazionale per la Pacificazione e la sezione nord del Comitato Speciale per il Riconoscimento dei Crimini di Guerra dei GI (il titolo del manifesto nordcoreano è proprio "Non dimenticate i lupi imperialisti statunitensi). Il documento ribadisce l'attacco a tutto campo contro le forze di invasione sudcoreane e statunitensi che il 25 giugno del 1960 invasero la Corea del Nord per stroncare sul nascere la repubblica socialista. Nessun accenno all'aiuto sovietico, niente neppure per i "volontari" cinesi che morirono a migliaia per aiutare il vicino strategico. Solo riferimenti a imperialisti assetati di sangue e fanatici, ed una decisa chiamata alle armi per tutti coloro che hanno "sangue e spirito" a difendere la patria da una possibile nuova guerra e, esattamente come si vorrebbe al sud, lottare per la riunificazione del paese.



Anche la Cina ricorda i suoi volontari in quella che qui viene chiamata "Guerra di resistenza all'invasione americana e di aiuto alla Corea". La versione odierna infatti, oramai dimentica di cose fosse la guerra fredda e la divisione del mondo in sfere di influenza, e la stessa divisione del mondo socialista che già nel 1950 covava sotto le ceneri, giustifica l'intervento cinese come un semplice atto di riconoscimento verso quei coreani che avevano aiutato le truppe comuniste cinesi durante la guerra civile contro il Partito Nazionalista (1946-1949).


 

mercoledì 23 giugno 2010

Indice di sviluppo umano: la porta girevole

Sono anni che ci viene raccontato che la Cina sarà la protagonista di questo secolo, che si ergerà a ruolo di super-potenza, che comincerà a dettare legge a livello planetario. A supporto di queste considerazioni, la crescita economica, i numeri enormi, i grandi eventi come Olimpiadi ed Expo. Questo spaventa ed intriga. Leggiamo le statistiche, i numeri, guardiamo alla popolazione ed al Pil, e già ci vediamo dominati dai cinesi. Ma se guardiamo da più vicino, ci sono particolari che lasciano immaginare che il momento critico è ancora lontano. Si vede nelle piccole cose quotidiane. Su suggerimento di un'amica che da anni vive qui, ho analizzato l'approccio del cinese medio a quel ritrovato della tecnica che corrisponde al nome di "porta girevole". Il cinese medio ha uno strano rapporto con questo tipo di ingresso. Sappiamo che spesso fanno le cose diversamente da noi, ma da qui al tentare di imboccare una porta girevole nel senso inverso a quello in cui gira c'è una bella differenza. Sappiamo anche che i cinesi sono tanti, e spesso i centri urbani sono super affollati a discapito di enormi porzione di territorio del paese quasi disabitati: ma tentare di entrare in dieci in un uscio pensato per 2, massimo 3 persone è quantomeno discutibile. Conosciamo bene la velocità con cui la Cina si è, e si sta ancora, sviluppando, nonchè la celerità nel lavoro: ma trovarsi a spingere il vetro della porta girevole, di quelle che girano da sole intendo, solo per guadagnare un mezzo secondo di tempo mi sembra eccessivo. non considerando il fatto che così si lasciano ampia ditate sul suddetto vetro, mi chiedo quale convenienza ci sia nel rischiare di infilare le dita in qualche fessura per guadagnare alcuni decimi. Forse che quel risparmio di tempo, quell'entrare più in fretta in un luogo con aria condizionata (in estate) o riscaldamento (in inverno) valga il rischio di una vita spesa senza un dito? Dovrei quindi dare la colpa allo spietato clima che avvinghia le metropoli cinesi, o piuttosto puntare l'indice sull'esasperazione dei tempi che si è venuta a creare in questa società così affamata di sviluppo e ricerca di benessere? Qui, dove non sembra ancora recuperata la pietà per chi rimane indietro, anzi si tende a guardare di cattivo occhio chi non si è arricchito o almeno si sta arrabattando per farlo, la foga e la noncuranza con cui i cittadini affrontano le porte girevoli diviene un indice di sviluppo informale che dovrebbe dunque affiancare il Pil, l'età media, la scolarizzazione.

martedì 22 giugno 2010

La qualità dell'aria a Beijing

Ho inserito, sulla sinistra nella sezione link, l'aggiornamento quotidiano sulla qualità dell'aria di Beijing. Questo, oltre a variare la monotonia cromatica del blog, lo fa apparire anche più tecnico; infine, a seconda appunto dei giorni e della relativa qualità espressa, tranquillizzerà o farà preoccupare chi tiene alla mia salute. Il valore API (Air pollution Index) viene calcolato quotidianamente in base alle quantità presenti nell'aria di monossido di carboio, particolato, biossido di zolfo, biossido di azoto ed ozono. Da 0 a 100 l'aria è considerata buona (ottima fino a 50), fino a 200 leggermente inquinata, mentre una volta passati i 200 si entra nella fase di inquinamento serio. Oltre i 300, respirare all'aria aperta corrisponde a bersi benzina a colazione.


Tutto sommato qui tra grattacieli e viali non ce la passiamo neanche tanto male. Peggio se la passano i nordcoreani che hanno visto la loro nazionale di calcio prenderne sette, nonostante l'Ambasciata avesse offerto a tutti una lauta spaghettata. Si erano inoltre sparse voci incontrollate che 4 giocatori si fossero dati alla macchia, possibilmente per chiedere asilo politico. La Fifa ha smentito, solo un errore nelle registrazioni. Ma chiaramente, quei calciatori sono in Sud Africa solo per scappare dal Caro Leader Kim Jong-il.


 

lunedì 21 giugno 2010

Mondiali di calcio in Asia

Ho visto Italia-Nuova Zelanda in un bar a Beijing, con in mano una birra alla spina la cui vivacità in bolle è svanita prima che l'Italia prendesse gol. Nonostante la Cina non si sia guadagnata il Mondiale, questo rimane un evento così importante e globalizzato che anche la Cina ha la febbre del calcio. L'Asia punta tutto sulle due Coree ed il Giappone. La Corea del Sud ha mostrato un buon gioco, e sembra poter passare la fase a gironi. Il Giappone pure si trova a metà classifica. Più complessa la situaizone della Corea del Nord, finita probabilmente nel peggior girone che però ha già mostrato delle sorprese, ossia la socnfitta del Portogallo. Proprio con i lusitani se la dovranno vedere oggi: il coach nordcoreano Kim Jong Hun ha dichiarato di credere ancora nel passaggio del turno. Entrambe le squadre hanno debuttato al Mondiale in inghilterra nel 1966: fu proprio il Portogallo ad eliminare ai quarti la Corea del Nord, che precedentemente aveva elminato niente meno che l'Italia. Quindi, non possiamo che attenderci una lotta all'ultimo sangue per vendicara l'onta del passato.


Intanto, il tempo a Beijing è nuvoloso, alta umidità e, così si dice in giro, pioggia sparsa in alcuni settori della città. Chissà quali, mi domando. Per il momento, fuori dalla mia finestra i condomini sono ancora asciutti.


 



 


 

domenica 20 giugno 2010

Beijing, di nuovo

Le altre volte, nella monotona schermata che illustra il percorso che l'aereo sta facendo, vedevo susseguirsi il vecchio mondo socialista europeo, poi gli Urali che lo separano dalle enormi vastità della Siberia. Ekaterimburg, Novosibirsk, un po' più in basso Tashkent. Poi una rapida virata a sud portava sopra alle steppe mongole, mai viste chiaramente, ed una volta passata Ulan Bator si entrava in Cina, si intuiva nelle fasi di atterraggio la Grande Muraglia ed in un attimo si metteva piede nella afosa Beijing estiva.


Questa volta la cartina mi ha raccontato che stavamo sorvolando Sofia, Ankara, Mosul, Baghdad, il Kuwait, Doha e poi siamo arrivati a Dubai. Almeno una piccola variazione sul tema l'ho avuta. E della seconda tratta non mi è ben chiaro il percorso, mi sono perso in un sonno scomodo tra un cinese troppo largo ed un ragazzo occidentale che mi sgomitava. Ma alla fine sono arrivato a Beijing, credo sorvolando Iraq, Iran, Pakistan, India. Dovrei controllare che rotta abbiamo percorso, ma non è poi così importante. Importante è aver ritrovato Beijing, la sua afa, un'aria inaspettatamente respirale, lo sport del salto della coda e dell'espettorazione ad alti decibel.


Quindi di nuovo in diretta dall'Asia!

giovedì 10 giugno 2010

137 secondi

 Tanto sarebbe durata la vita in orbita del razzo made in Corea KSLV-1, che sembra essere scoppiato poco più di due minuti dopo il decollo dal centro spaziale di Naro, a sud della capitale Seoul. Le autorità scientifiche coreane sono ancora impegnate a chiarire la dinamica di questo incidente. Non è fortunata l'avventura spaziale sudcoreana, caricata di grandi aspettative ma al momento ostaggio di continui problemi. Il primo lancio di un razzo completamente coreana era avvenuto nell'agosto del 2009, ma una volta in orbita il razzo non era riuscito a sganciare e posizionare in orbita un satellite per ricerche scientifiche. Ora questo secondo flop. Ma l'intento rimane: Ahn Byong-man, Ministro dell'Educazione, Scienza e Tecnologia, ha dichiarato che sono già in corso i preparativi per un terzo lancio.

lunedì 7 giugno 2010

Corea dal Sud, dalle elezioni allo spazio

Le elezioni amministrative in Corea del Sud dello scorso 2 giugno sono finte con una vittoria del partito di opposizione (DP), che ha guadagnato città e province importanti. Non Seoul, che è rimasta in mano al GNP (al potere in Corea) nella persona di Oh Se-hoon, ma dove la vittoria è stata di appena un punto percentuale. A confermare la sconfitta, le dimissioni di alti papaveri del GNP, tra cui il direttore della campagna elettorale; lo stesso Oh ha dichiarato che la tornata elettorale deve far riflettere il GNP.


Un primo riflesso sulla politica internazionale, leggasi questione intercoreana, è stato un raffreddamento dei toni bellicosi che avevano caratterizzato il periodo precedente. L'opposizione rinfaccia al presidente Lee che la sua strategia di innalzamento della tensione finalizzato al preoccupare la popolazione e spingerla a votare per gli hardliners non ha pagato in termini elettorali.


Nel frattempo, si attende per mercoledì il lancio di un razzo che porterà in orbita un satellite, il tutto costruito interamente da epserti coreani, pur la supervisione e la collaborazione di tecnici russi. Il razzo, denominato Korea Space Launch Vehicle-1 (KSLV-1), è nelle intenzioni del mondo scientifico coreano il lasciapassare per il club dei paesi esploratori del cosmo, ed allo stesso momento un innegabile impulso alla ricerca scientifica e tecnologica.


mercoledì 2 giugno 2010

2 Giugno, elezioni in Corea del Sud

Giornata di elezioni in Corea del Sud: il Grand National Party (GNP, conservatore, al potere) ed il Democratic Party (DP, all'opposizione) si affrontano per la conquista di 16 posti tra sindaci di grandi città e gfovernatori di province, più molti altri posti chiave della funzione pubblica. Di estremo interesse la sfida a Seoul: in una città che conta più di un quinto dell'intera popolazione sudcoreana, il sindaco ha un potere che va oltre quello inerente alla pura questione della municipalità. L'attuale sindaco Oh Se-hoon del GNP se la vedrà con lo sfidante del DP, Han Myung-sook.


Il presidente Lee, del GNP,l cerca in queste elezioni una conferma, una legittimazione a continuare il suo corso di riforme sia economiche che politiche. In particolare è importante per Lee una vittoria che legittimi, in questo particolare momento, il suo approccio fatto di linee dure e durissime nei confronti della Corea del Nord. Il risultato sarà anche un buon termometro per misurare come la popolazione sta recependo gli ultimi sviluppi nei rapporti con i vicini del nord: in caso di vittoria del GNP, il presidente Lee si sentirà autorizzato a proseguire sulla sua strada di dialogo ridotto al minimo e nessuna concessione. In caso di vittoria del DP, ci si potrebbe aspettare, se non un cambiamento di rotta difficilmente ipotizzabile, almeno un livellamento dei toni aspri delle ultime settimane.