mercoledì 22 luglio 2009

l'afa dell'impero celeste

Ci sono giorni nell’estate di Beijing in cui sembra che il cuoco divino che risiede nel cielo e cucina per gli Otto Immortali e per le altre centinaia di variegate divinità si sia dimenticato la pentola sul fuoco. La pentola si è quindi fusa ed è colata senza pietà sulla città, è tracimata bollente e liquida sui viali, sui parchi e sui grattacieli ricoprendo tutto di grigio e facendo annegare i malcapitati sudditi del Celeste impero in un calore avvolgente ed umido, spargendo nebbia a macchie, rendendo inutili le vie respiratorie e facendo desiderare un paio di branchie.


Oggi mi sarei voluto godere almeno un pezzetto della tanto annunciata eclisse...--br-- peccato che il sole non esistesse se non come infido architetto di calore ed umidità nascosto dietro alle foschie. Mentre scrivo sembra inoltre che si prepari per piovere, e mi assale il pensiero di correre in cortile a rinfrescarmi; ma temo che l’acqua in discesa sia quella della suddetta pentola, quindi rinuncio.


Ieri sera sono tornato dopo quasi un anno a piazza Tian'anmen, volevo andare a vedere il maestoso Teatro nazionale, noto anche con il meno poetico appellativo di Uovo per la sua forma. Spettacolaree, non c’è che dire, ma quello che mi ha più colpito è stato l’hutong ancora esistente ad ovest del teatro, direttamente alle spalle della complesso della Sala dal popolo, la sede del governo cinese. Dietro alla sede del potere, dietro ad una delle più avveniristiche strutture della città si distendono placidi vicoli di case basse, cessi pubblici e piccole rivendite di alimentari e bevande. I vecchi sono seduti lungo il marciapiede, giocano a dama, si fanno vento, portano a spasso brutti cagnolini. Gli uomini con la canottiera tirata su sopra alla pancia, le donne in vestiti che sembrano pigiami, si fanno gli affari loro incuranti del potere e del futuro materializzatosi sotto forma di uovo di vetro. E’ in posti come questo che la città fonde le sue diverse vocazioni e confonde le sue facce, quando i fari di un’auto nera governativa illuminano la mano del vecchio seduto sullo sgabello che appoggia l’ultima pedina e vince la partita.


Nel frattempo fuori è cominciata una bufera: presto forse oltre alle branchie serviranno anche le pinne per nuotare, conoscendo la pregevolezza del sistema fognario della città. 

2 commenti:

  1. hahahahahahahaha!!! Dai Suto...è solo xchè ci sto ancora prendendo mano con sto blog....sai che x me nn è semplice!!!

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