giovedì 31 dicembre 2009

Buon anno 2010!

Il 2009 è agli sgoccioli. Anzi in Asia orientale o hanno già cominciato a festeggiarlo, oppure si apprestano a farlo: comincerà il Giappone, seguito dalla Corea e poi Cina e così via. Che immagini rimangono di questo anno? In Giappone la vittoria storica del Partito democratico e del suo leader Yukio Hatoyama, che hanno scalzato dopo decenni il Partito liberal-democratico. In Corea del Sud i lutti per le morti dei due ex presidenti Kim Dae-jung e Roh Moo-hyun; il suicidio del secondo in particolare ha particolarmente toccato i cittadini sud-coreani. Per quanto riguarda il Nord, hanno tenuto banco le continue illazioni sullo stato di salute del presidente Kim Jong-il e le voci che si susseguono sulla sua successione, dalla quale con tutta pobabilità dipenderanno i prossimisviluppi della situazione nell'instabile penisola coreana. Della Cina ci porteremo dietro le immagini della festa per i 60 della Repubblica Popolare Cinese ed i ricordi dello storico incontro tra Hu Jintao e Barak Obama. Un anno concluso con il fallimento del vertice di Copenhagen, con l'inasprirsi del conflitto in Afganistan, il passaggio ad un livello superiori degli scontri tra governo ed opposizione in Iran, la possibile apertura di un nuovo fornte di guerra in Yemen. Tanti buoni propositi insomma per il 2010. Per fortuna che dalla Corea arrivano segnali di ripresa economica, che la Cina nonostante l'impasse nei grandi vertici presenta una società civile che fa passi da gigante verso al consapevolezza ambientale (e sociale). Non tutto da buttare insomma!


Quindi auguri per un buon 2010 da tutto lo sfaff (ossia io) del black cab!



 

giovedì 24 dicembre 2009

Buon Natale!


Auguri di buon Natale nella speranza di avere presto anche da noi autisti dell'autobus di questo tipo!


 

martedì 22 dicembre 2009

Classifiche di fine anno in Cina

Con l'avvicinarsi della fine del 2009 il China Daily (http://www.chinadaily.com.cn/) propone una serie di classifiche in cui cataloga le dieci notizie più importanti riguardo a certe categorie, tra il serio e lo scherzoso: si va dai dieci ladri più stupidi ai dieci momenti più tristi; dai dieci episodi che più hanno scaldato il cuore dei cinesi fino alle immagini dei dieci avveniemnti più drammatici del 2009. Guardando bene questa classifica, al primo posto troviamo l'incendio di una torre del nuovo complesso della televisione cinese CCTV; a seguire tra gli altri il suicidio dell'ex premier sudcoreano Roh Moo-hyun e la rivelazione dell'attore di Hong Kong di essersi già sposato negli Usa dopo che aveva dichiarato di non averlo fatto. Personalmente non vi trovo nulla di drammatico. Al decimo posto un volto familiare: il premier Berlusconi colpito dalla statuetta. Alla fine siamo riusciti a farci notare.

lunedì 21 dicembre 2009

Dopo il vertice, tutto come prima, o quasi

Il vertice di Copenhagen sul riscaldamento globale si è concluso da qualche giorno. Come si temeva, niente di fatto. E' emersa di nuovo la tendenza allo scontro prevedibile tra paesi sviluppati, quelli sulla via dello sviluppo e quelli che tale via ancora non l'hanno intrapresa. Dove per sviluppo si deve tristemente leggere "inquinanti da morire". Quindi i paesi più arretrati reclamano ancora a gran voce il loro diritto di inquinare, rifiutandosi di sacrificare il loro sviluppo per rimediare a danni fatti da altri nei decenni scorsi. Non si è riusciti ad ottenere quel documento congiunto che in molti si auspicavano, ma solamente dichiarazioni di intenti e piani di riduzione "personali" per le diverse entità statali. Un fallimento, ma non per forza: ora resta da vedere come procederanno nel loro piccolo le diverse nazioni, e scoprire se alcune delle dichiarazioni roboanti fatte prima del vertice da paesi importanti come Cina, Usa, Russia, Corea del sud e Brasile erano intenzioni sincere o solo proclami per mettersi in mostra. Wen jiabao, premier cinese, ha riaffermato il rolo fondamentale del suo paese nel portare avanti il dialogo sulle emissioni e operare come ago della bilancia in maniera costruttiva, scaricando in un certo senso la colpa del fallimento sui paesi in via di sviluppo, dal gruppo dei quali la Cina si considera oramai definitivamente uscita.


Nel frattempo come punizione per aver condannato il mondo a surriscaldarsi, siamo stati investiti dal gelo; godiamocelo perchè potremmo rimpiangerlo!

sabato 12 dicembre 2009

Copenhagen, chi la spuntera'?

Paesi ricchi contro paesi poveri, mondo sviluppato contro mondo in via di sviluppo (quello sottosviluppato nemmeno preso in conto. Meglio che si dia una sviluppata se vuole cominciare a dialogare). Cina e India contro tutti. Cina contro India. Stati Uniti contro Europa, Europa civile contro Europa incivile. Polizia contro manifestanti, manifestanti contro governanti. Speriamo che da tutto questo scontro ne esca qualcosa di buono, non il solito accordo al ribasso da vendere come il migliore dei patti possibili.

venerdì 4 dicembre 2009

Il "grande affare" tra le due Coree








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L’ultimo sviluppo nell’intricata vicenda della penisola coreana corrisponde all’ultima mossa di Seoul per uscire dall’impasse della crisi diplomatica. O così almeno potrebbe apparire. Concordato con gli Stati Uniti, il nuovo piano è spesso definito come “grande affare” (o “grande occasione”). Molto brevemente, la Corea del Sud offre a quella del nord un molto sostanzioso pacchetto di aiuti economici e le garanzia di protezione nazionale, in cambio di una cosa molto semplice: la cessazione del programma nucleare e la rinuncia a tale tecnologia. Tra le righe Seoul fa sapere che il pacchetto di aiuti sarà di un ammontare di quelli che non si possono rifiutare. Questo piano è molto simile ad uno analogo già proposto da Lee Myung-bak, l’attuale presidente sudcoreano, nel 2007, ed allora rifiutato con sdegno dalle autorità del nord. Della serie, non comprerete la nostra anima con in vostri soldi. Ma cosa cambia allora adesso? E’ impensabile che Pyongyang possa accettare un accordo di questo tipo: innanzitutto il programma nucleare della Corea del nord, ancor prima di essere un reale piano di attacco effettivamente pericoloso verso il mondo capitalista, è un efficace strumento di ricatto che Pyongyang usa abilmente; se rinuncia a quello, perde tutto il suo potere diplomatico. Se non avesse i missili nucleari, nessuno presterebbe attenzione a Kim Jong-il. In secondo luogo, a Pyongyang lo sviluppo economico non sembra interessare molto: il potere non si fonda sull’elezione, non è necessario lo sviluppo economico per ottenere i voti per governare; anzi, lo sviluppo economico potrebbe destabilizzare la situazione interna, portando la popolazione ad una sempre maggior conoscenza del mondo esterno: in fondo, lo stipendio medio in Corea del sud è 17 volte maggiore, e dall’altra parte c’è la Cina, che seppur ancora indietro potrebbe già essere un “cattivo esempio” per una popolazione che da decenni vive isolata.


Ma allora viene spontaneo chiedersi perché Seoul abbia proposto un piano di questo tipo, ossia un piano che non verrà mai accettato.


Le precedenti amministrazioni di sinistra avevano portato avanti una politica di avvicinamento al nord, inaugurando progetti economici congiunti e allargando quanto possibile la cooperazione. Per il governo di destra di Lee questo è solo un modo per mandare nelle casse dell’elite nordcoreana i soldi delle tasse del sud. Pyongyang ha sempre avuto la tendenza ad usare questi progetti economici come grimaldello per ottenere concessioni da parte di Seoul, seguendo uno schema quasi standardizzato: prima scatenare una crisi con i più svariati pretesti, poi rendere la situazione il più tesa possibile, poi mostrare la volontà di negoziare ed infine ottenere dei benefit per far ritornare la situazione allo stato pre-crisi artificiale. Ma qualcosa è cambiato: quando nell’estate del 2008 Pyongyang ha messo in discussione i progetti congiunti, si aspettava una reazione allarmata al sud, che avrebbe portato ad una potenziale crisi da cui uscire strappando concessioni. Ma questa volta non è stato così: il governo di Seoul ha ignorato per almeno un anno i proclami del nord, e solo nello scorso agosto si è dichiarato disposto a rimettere in moto i progetti economici. Ma ha fatto capire che non ha alcuna fretta di farlo. Insomma, ha ribaltato la frittata: Pyongyang ha dato di matto quando ha realizzato che l’arma del ricatto tramite i progetti economici congiunti era passata di mano. Sembra che Seoul abbia voluto impartire una lezione: voi avete rovinato i progetti da cui voi guadagnavate soprattutto, adesso ne pagate le conseguenze invece di trarne ulteriori benefici.


In tutto questo si instaura il piano del “grande affare”: è un piano che innanzitutto blocca la situazione; non può essere accettato, ma intanto l’offerta è stata fatta. In secondo luogo tiene a bada quella parte dell’opinione pubblica sudcoreana fautrice del riavvicinamento: il governo di Lee ha proposto aiuti economici enormi, il rifiuto è solo colpa di Kim. Infine soddisfa gli Stati Uniti ponendo l’accento sulla loro prima preoccupazione, ossia la proliferazione atomica ed i modi per contrastarla.


Una situazione quindi si procurato stallo: quello di cui ha bisogno Lee per portare fuori il paese dalla crisi che ha colpito duro ma che sembra sempre più alle spalle. Tenendo allo stesso tempo buoni i suoi avversari politici che avrebbero potuto usare la crisi col nord per aprire una crisi interna.


 



martedì 1 dicembre 2009

L'abito invernale del Bird's Nest

Il BIrd's Nest, il Nido d'uccello, ossia lo stadio olimpico di Beijing 2008, fa ancora parlare di sè, nel bene o nel male. Con l'arrivo del freddo il suo sistema di autosostentamento economico è entrato nuovamente in crisi: dopo i fasti estivi ed autunnali della finale di Supercoppa italiana e della Turandot curata da Zhang Yimou, l'arrivo del freddo pechinese ha fatto precipitare i visitatori quotidiani da 50000 a 10000. Troppi pochi, si è quindi resa necessaria la ricerca di un nuovo meccanismo commerciale. A giudicare dalle notize di oggi sul China Daily, sembra averla spuntata il progetto di trasformare il nido in una enorme arena per gli sport invernali e per ubno spettacolare "festival della neve", almeno nelle parole della National Stadium Co Ltd: la società che possiede il Nido ha svelato il piano domenica scorsa, presentando un investimento di 50 milioni di yuan. A partire da domenica 19 dicembre, i cittadini pagando 120 yuan (circa 12 euro) potranno divertirsi a sciare o fare snowboard su rampe costruite per l'occasione dentro allo stadio. Il festival durerà 3 mesi, e comprenderà anche eventi per celebrare entrambi i capodanno, sia cinese che occidentale. L'organizzazione stima di poter contare almeno 20000 ingressi al giorno grazie alla nuova iniziativa (nell'immagine, attrezzature per la neve artificiale all'interno del Nido).


Sempre al fine di rivitalizzare l'interesse verso il nido che è sfumato negli ultimi tempi, la stessa società ha lanciato un concorso per eleggere una mascotte ed uno slogan dedicati allo stadio. Sono aperte le iscrizioni, chi vuole può inviare a me, poi io farò da tramite.


 




 

giovedì 26 novembre 2009

Effetto domino

Solo ieri scrivevo delle iniziative di Corea del sud, Brasile e Russia per il taglio delle emissioni, in risposta a quella che sembrava una battuta d'arresto imposta da Usa e Cina nel loro incontro bilaterale. Sembra invece che quelle iniziative abbiano aperto una diga, una rincorsa a prendere impegni seri: ieri la Casa Bianca ha resi noti gli obiettivi che proporrà a Copenhagen: taglio al livello del 2005 del 17% entro il 2020, del 30% entro il 2025 e del 42% entro il 2030. Come se non bastasse, ecco arrivare oggi l'analogo progetto cinese: l'agenzia nazionale Xinhua diffonde le cifre, insieme alla conferma che il premier Wen parteciperà alla conferenza danese: taglio delle emissioni di anidride carbonica del 40% entro il 2020. Da notare anche come tutti si sforzino di ammettere che le decisioni prese a riguardo sono unilaterali e non condizionate, quasi a rimarcare al propria rettitudine ed il non dipendere dai diktat altrui. Vedremo quando inizierà la ocnferenza come si svilupperanno questi piani, non dimenticando che il mondo ha bisogno di scelte condivise, solo inq uanto tali veramenti efficaci.


Nel frattempo oggi Beijing e altre città cinesi si sono svegliate immerse nella nebbia. Il che le rende molto vicine alla leggiadra visione odierna della bassa padana.



 

mercoledì 25 novembre 2009

Cambiamento climatico: buone notizie

Usa e Cina sembravano aver congelato preventivamente la Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenhagen, mettendo in chiaro che non si sarebbero presi accordi vincolanti nemmeno questa volta. E sottolineando ulteriormente chi comanda e chi decide.


Ma non tutti la pensano così: negli ultimi giorni si sono susseguite importanti dichiarazioni di governi non esattamenti marginali. Vediamo:


Lee Myung-bak della Corea del sud ha annunciato un taglio unilaterale delle emissioni del 30% entro il 2020, per arrivare ad un livello inferiore del 4% a quello del 2005. questo significa eliminare 570 milioni di tonnellate di co2. La Corea non è vincolata agli acordi di Kyoto, la decisione, curiosamente criticata sia dal mondo degli affari (tagli troppo esagerati) che dagli ambientalisti (tagli troppo esigui) è accompagnata dalla volontà per la potenza asiatica di farsi in qualche modo alfiere della nuova mentalità ecologica.


Il capo dello staff del presidente brasiliano Lula, Dilma Roussef, ha dichiarato il 14 novembre la decisione volontaria di tagliare le emissioni del 40% entro il 2020, risparmiando alla terra un miliardo di tonnellate di co2. E già che c'erano hanno deciso di diminuire dell'80% i processi di deforestazione amazzonica.


Infinie, il 18 novembre inviati russi ad un summit della UE in Svezia hanno reso pubblica la decisione presa dal governo di Medvedev di tagliare le emissioni di una percentuale tra il 20 ed il 25 entro il 2020, ritoccando verso l'alto il precedente impegno a taglaire il 10-15%.


Forse il blocco imposto dal nuovo dualismo mondiale Cina-Usa ha involontariamente scatenato una rincorsa ad apparire migliori dei suddetti: la Corea, letteralmente schiacciata dalla Cina ma anche legata ad essa per la propria economia, vuole ritagliarsi un posto più prestigioso nello scacchiere mondiale. I futuri sviluppi del processo di denuclearizzazione del nord potrebbero contribuire in questo senso. La Russia, orfana del suo ruolo di potenza riconosciuta, può in questo modo riguadagnare fiducia internazionale e dialogare nuovamente con l'Europa. Il Brasile, una delle potenze prossime a venire, sembra ben deciso e non seguire la strada già tracciata di Cina ed India, quella dello sviluppo a scpaito dell'ambiente e della salute.


Quindi di nuovo fari puntati su Copenhagen, non tutto è perduto!


 



 



 

martedì 24 novembre 2009

Societa' in movimento

Eseguite due condanne a morte in Cina per lo scandalo del latte alla melamina dell'anno scorso: Zhang Yujun, colpevole di aver prodotto e venduto più di 600 tonnellate di polvere proteica a base di melamina, e Geng Jinping, colpevole di aver venduto oltre 900 tonnellate di latte adulterato con la melamina. Lo scandalo provocò la morte di 6 bambini e problemi di salute per altri 300mila. Lo scandalo, inizialmente taciuto per non rovinare il clima olimpico, esplose verso al fine del 2008, anche grazie ai genitori dei figli coinvolti, che non si sono fermati fino a quando le autorità non si sono mosse. Anche il Tg2 oggi ha passato questa notizia con servizio e commento. Sui giornali cinesi online le prima pagine sono ancora occupate dall'ultima tragedia mineraria, in particolare ci si dedica ai racconti dei famigliari dei superstiti che ora chiedono giustizia: qualcuno ha provato di metterli a tacere nell'immediato, ma la tensione è viva. Scorrendo le notizie, si trova un articolo sulla decisione di costruire un inceneritore dalle parti di Guangzhou nella quale le autorità hanno deciso di coinvolgere la popolazione che con la struttura dovranno convivere in futuro e sono ovviamente preoccupati per l'inquinamento; i cittadini avevano già minacciato proteste e blocchi analoghi a quelli che hanno fermato la costruizone di un inceneritore a Wujiang nella provincia del Jiangsu.


Tre notizie diverse, accumunate da un unico fattore: la società civile che protesta e pretende il rispetto dei propri diritti. Forse non si può ancora parlare di una società civile organizzata e sul piede di guerra, piuttosto sono semplici cittadini che scoprono che riuniti è più facile far sentire la propria voce, partendo non da teorie politiche o sociali ma semplicemente dal proprio vissuto spesso drammatico. Non è poco, è percorrendo questa strada che la popolazione cinese potrà rimediare ai disastri del passato e, dove possibile, cominciare ad evitare quelli futuri.


 


 





lunedì 23 novembre 2009

Mortali miniere

104 è il numero dei morti accertati fino ad ora nell'incidente avvenuto sabato scorso presso la miniera Xinxing nella città di Hegan, provincia nordorientale cinese dello Heilongjiang. Purtroppo non è una novità, nel 2008 sono morti 3200 lavoratori in disastri minerari. Beijing ribadisce che negli anni molto è stato fatto per porre fine alla strage, tra chiusura di miniere illegali (che sono anche quelle maggiormente inquinanti in quanto meno controllate) e stesura di nuove legislazioni per il lavoro. ma mentre le squadre di soccorritori scavano alla ricerca di eventuali superstiti ogni misura appare come non sufficiente. La Cina dipende ancora dal carbone per larga parte del suo bisogno energetico; nonostante la decisa svolta in chiave rinnovabile, passeranno ancora molti anni prima di notare cambiamenti significativi, e sorprendemente il mercato di tale risorsa è ancora florido, grazie a Usa, Cina ed india (si veda il seguente articolo a riguardo http://www.avvenimentionline.it/content/view/3147/742/ ). Tra gli accordi presi tra Obama ed Hu Jintao recentemente vi sono anche intese sull'o sfruttamento del carbone e relativo commercio. Quindi la popolazione cinese dovrà leggere di morti in miniera per ancora molti anni a venire.


Nel frattempo il ministro della difesa cinese Liang Guanglie è arrivato ieri a Pyongyang per una visita ufficiale con el autorità della Corea del nord, mentre sempre più forte è la presisone internazionale affinchè il paese si sieda nuovamente al tavolo dei negoziati a 6 insiema a Corea del sud, Stati Uniti, Cina, Giappone e Russia.



 


 



venerdì 20 novembre 2009

Seoul accoglie Obama

Obama è stato fortunato a finire la sua tournee asiatica a Seoul. Alla base militare di Osan, 48 chilometri a sud di Seoul, il presidente americano ha parlato di fronte ai soldati americani di stanza in Corea. Ripetutamente interrotto dagli applausi, si sarà consolato dei non brillanti momenti vissuti a Tokio e a Beijing. La sua chiamata alla difesa di Seoul ed al mantenimento dell'impegno a denuclearizzare la penisola ha fatto sicuramente presa. La Corea del sud sta vivendo una ripresa economica che in pochi avrebbero previsto anche solo pochi mesi fa; l'indice di crescita promette bene e la disoccupazione cresce sempre più lentamente.


Obama ha annunciato che l'inviato delgi Usa Stephen Bosworth, ex ambasciatore Usa a Seoul, sarà a Pyongyang l'8 dicembre per convincere le autorità nordcoreane a tornare al tavolo dei negoziati a 6, circa un anno dopo l'ultimo round di trattative che si era tenuto a Beijing. Appuntamento dunque rimandato a dicembre per i prossimi sviluppi.


 


 

giovedì 19 novembre 2009

Obama in Asia

Non posso assentarmi da internet (e dalle informazioni in generale) per qualche giorno che subito succede qualcosa. Obama è stato in Cina e Corea, ed ha suo modo ha marcato un momento storico. Non so se sia nevicato, chissà se gli sforzi di neve chimica cinesi nel periodo pre-visita sono serviti a garantire un buon clima al presidente americano. Da quello che si evince, l'incontro bilaterale in casa di Hu Jintao ha ridefinito i rapporti tra le due potenze per gli anni a venire. Gli Usa riconoscono la Cina come la nuova potenza regionale, la Cina riconosce l'influenza yankee in Asia. I due giganti sis ono legati a doppio filo, coscienti che l'esistenza ed il potere di una sia inevitabilmente collegata a quella dell'altra. Pechino ha riconosciuto al vecchio nemico oltre Pacifico l'importanza strategica in Asia, gli Usa hanno promesso collaborazione nel campo dell'industria aerospaziale e nel campo delle tecnologie ambientali. Come suggerisce Francesco Sisci, inviato della Stampa, questa rinnovata collaborazione potrebbe anche portare ad un alleggerimento dell'embargo sulla vendita di armi alla Cina (ancora in vigore dopo i fatti di Tiananmen del 1989).


Riguardo all'ambiente ed al tema caldo del riscaldamento globale? Nulla di nuovo, se si sperava in qualche progresso vero, non solo i soliti proclami, si rimane delusi. Anzi ora è vivo il timore che questo stallo possa avere ripercussioni sulla oramai imminente conferenza di Copenhagen del prossimo dicembre. Se non prendono decisioni serie i due giganti, chi rimane a farlo? L'arcipelago non comunicante europeo?


Ed i diritti umani? Obama ne ha parlato, da quelli delle minoranze a quelli della libertà di informazione, ma in maniera quasi cinese, quasi avallando la teoria che ognuno si risolve i propri problemi, dando al limite quelli che sembrano consigli piuttosto che indicazioni chiare. Non stupisce, se la nuova strategia è quella di comunicare in un modo nuovo, senza proclami plateali ma piuttosto con la comunicazione personale, quasi "privata", questa è la normale conseguenza. Ci vorrà ancora tempo per vedere cosa cambierà nella realtà quotidiana. Nel frattempo, la Cina si gode i riflettori ed i risultati che voleva. Gli Usa appaiono invece aver fatto concessioni maggiori degli eventuali benefici. Ma anche questo si potrà giudicare solo in futuro.


Ultime righe sulle parole di Obama a Seoul, dove ha ribadito l'alleanza e la difesa della Corea del Sud, ed ha invitato piuttosto veemente il Nord a rimettersi sulla strada del dialogo, smettendo di usare il ricatto nucleare come arma per ottenere crediti (sia morali che monetari). Anche questo sembra un film già visto, non resta che attendere l'apparente imminente incontro bilaterale con le autorità di Pyongyang.


Alla conta dei fatti, chi paga lo scotto maggiore di questa nuova struttura geopolitica? Sembrerebbe essere il Giappone, che salvo smentite sembra oramai aver perso il proprio ruolo predominante nell'area.

mercoledì 11 novembre 2009

Dal produttore al consumatore. L'interpretazione cinese

Il mondo è in crisi. Pochi paesi sono stati risparmiati, i più fortunati solo sfiorati. I beni alimentari costano sempre più, tanto che molti sono tentati di tornare ala produzione individuale, in Europa come in Cina. L'inquinamento minaccia il nostro pianeta, e minaccia ciò che mangiamo. Immaginiamo solo lontanamente cosa possa aver contagiato ciò che ci mettiamo in bocca, in epoca di globalizzazione anche il cibo viaggia da continente a continente, seguendo rotte tracciate dal mercato invece che dalla necessità. Ma qualcuno ha detto no. Qualcuno in Cina ha deciso che consumerà solo quello che vede prodotto sotto i propri occhi. Qualcuno ha deciso di nutrirsi solo di ciò della cui provenienza è certo. Ed un lungimirante individuo ha capito come fornire il giusto servizio. Dal produttore al consumatore, senza nessun intermediario. Ed il produttore è quello vero, l'uomo non fa che un lavoro secondario. Si comincia con il latte, il resto verrà. La rivoluzione è cominciata!



Lo striscione recita "Latte di mucca. Sapore naturale. Fornitura quotidiana di latte fresco". Ma il tutto era piuttosto evidente.

lunedì 9 novembre 2009

Diplomazia dell'ospedale in Corea?








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Nella penisola coreana si sta facendo largo la voce di un possibile nuovo incontro bilaterale tra i due presidenti, il sudcoreano Lee Myung-bak ed il corrispettivo al nord Kim Jong-il. L’ultimo incontro ufficiale tra i due omologhi coreani è avvenuto nel 2007, quando l‘allora presidente del sud Roh Moo-hyun volò a Pyongyang, esattamente come aveva fatto Kim dae-jung nel 2000 inaugurando i nuovi rapporti diplomatici tra nord e sud Corea non più improntati allo scontro ma alla ricerca del dialogo e della normalizzazione dei rapporti. Ma la ripresa del programma nucleare di Pyongyang aveva di nuovo raffreddato gli animi; incidenti vari, come l’uccisione di un turista sudcoreano da parte di guardie di frontiera dal nord, oppure la recente tragedia della famiglia del annegata nelle acque fuoriuscite da una diga del nord, avevano fatto nuovamente salire la tensione. Al tutto si aggiunge il preciso piano di Pyongyang di dialogare esclusivamente con gli Stati Uniti per tagliare fuori dai negoziati Seoul e mettersi in questo modo ad una sorta di livello maggiore, sostenuti in questo dalla rinnovata disponibilità della giunta Obama a trattare, e si capisce perché l’idea di un incontro diretto tra i due leader coreani possa sembrare qualcosa di remoto. Invece si rincorrono nelle ultime settimane le voci, non smentite, dell’interessamento reciproco: il primo accenno è venuto dall’emittente televisiva pubblica Kbs che ha riportato la notizia di un incontro avvenuto a Singapore tra Kim Yang-gon, influente figura dall’entourage di Kim Jong-il in particolare per quanto riguarda i rapporti con il sud, ed un non specificato autorevole rappresentante sudcoreano. E’ interessante che il governo di Seoul, pur non fornendo maggiori informazioni, non abbia smentito la notizia. Lo stesso ministro degli esteri del sud, Yu Myung-hwan, ha dichiarato che la Corea del Sud è pronta in ogni momento ad incontrare la Corea del Nord per discutere il miglioramento delle relazioni tra i due paesi e la questione nucleare. Questione nucleare che è il vero nodo da sciogliere: fino ad oggi Pyongyang si è sempre rifiutata di includere questo argomento scottante in ogni possibile agenda comune con Seoul. Mentre per la corea del Sud è probabilmente il punto essenziale da cui cominciare a discutere del resto.



L’ultimo ostacolo ad un eventuale incontro, che servirebbe se non altro a dimostrare l’interessamento reale dell’attuale presidente sudcoreano alla questione, proviene dal fatto che tale incontro lo si vorrebbe questa volta a Seoul, diversamente dai due precedenti tenuti entrambi a Pyongyang; ma come si sa, Kim Jong-il starebbe ancora recuperando la migliore condizione fisica dopo i problemi di salute che avevano fatto fiorire indiscrezioni l’anno precedente sul reale stato di salute del Caro Leader. Ma da questo potenziale motivo di stop potrebbe, paradossalmente, nascere la spinta finale: Seoul è famosa per ospitare alcune tra le migliori realtà mediche asiatiche. E già oggi è una meta decisamente popolare per il turismo ospedaliero in estremo oriente. Vedremo forse in futuro Kim jong-il a Seoul, impegnato in ugual misura in incontri ufficiali e visite mediche? Che possa esistere spazio nella penisola coreana per una “diplomazia dell’ospedale”?

sabato 7 novembre 2009

retrospettiva personale, anno 2008








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Luglio 2008


L’uccello di metallo mi sbarca su una landa lontana in un gigantesco padiglione il cui tetto ricorda il dorso di un drago d’acciaio, un trenino mi porta dove seri funzionari controllano i miei documenti mettendoci un’eternità, forse che gli occhi a mandorla gli deformino la percezione, una parete di vetro si apre, davanti ai miei occhi regular size un cielo grigio basso e dietro un sole marcio, aria umida e puzza di gomma...Beijing sono tornato!


Ci sono molte cose che uno straniero si trova davanti arrivando a Beijing, ma se un novello Ulisse fosse sbarcato oggi si chiederebbe innanzitutto perché le mani sono sempre umide e perché ovunque campeggiano cinque strani personaggi colorati. Semplice: è la (s)gradevole estate cinese e le Olimpiadi sono alle porte! Ossia un pericolo mix di calore corporeo incontrollato ed eccitazione mediatica al cui confronto il Mondiale di calcio vissuto in Italia è una sagra paesana. Una Beijing a suo modo nuova mi ha accolto, fatta di inedita pulizia, composizioni floreali ad ogni angolo di strada o vicolo, volontari olimpici sotto assiepati in casette costruite ad hoc nei luoghi strategici, inquietanti cinesi che mi parlano in inglese e che mi ripetono “welcome to Beijing”. Welcome il cazzo se poi mi spingi per entrare in metropolitana o mi sputi a due centimetri dai piedi! Un impatto strano qui dove dopo una decina di giorni non ho ancora visto il sole, ma una sensazione che qualcosa è cambiato davvero: l’aria non è pessima come mi aspettavo, le targhe alterne hanno un loro valore ed il verde che qui abbonda è particolarmente verde, debitamente annaffiato tutte le sere incuranti del rischio di esaurire le riserve d’acqua...ma il countdown per la cerimonia di apertura si fa serrato, ogni dettaglio è trattato in maniera maniacale e nulla è lasciato al caso.


Mi è servita una settimana per sistemarmi nella mia nuova dimora lontana dai luoghi a me noti, per rimarcare la differenza sostanziale con le esperienze precedenti. Una settimana passata in ufficio a provare di capire quale sarà il mio lavoro per i prossimi cinque mesi e la sera a passeggiare per il quartiere a studiare le opportunità che offre. Si contano sulle dita di una mano, ed includono l’apprezzare i cinesi che si siedono sul ciglio della strada, nei cortile e sui marciapiedi a giocare a poker, farsi aria e semplicemente chiacchierare in una sorta di vita all’aperto comunitaria difficile da coniugare con questa metropoli. Oppure apprezzare i signori che si alzano la maglietta fin sotto le ascelle per rinfrescarsi, nelle due versioni 1-con pancia a sostenere la maglietta 2-con nodo stile playmate di L.A. beach. Peccato che poi rovinino tutta la poesia di tali immagini indossando mocassini marroni con calzini blu. Molti portano a spasso cani e micro-cani, ricordo di acquisti benaugurali di due anni fa, quando in coincidenza con l’anno lunare del Cane in molti si dotarono saggiamente di tale compagno di vita. L’anno scorso era quello del Maiale, spero che quelli abbiano provveduto a mangiarli, mentre temo l’attuale valore simbolico dell’anno del Topo...i bambini giocano a badminton nel vano di ingresso del mio palazzo, i vecchi parlano dialetto stretto sulla riva di un laghetto artificiale. Dall’alto del mio balcone all’undicesimo piano vedo torri di appartamenti avvolte nella foschia, in basso coppiette nel giardinetto che cercano un po’ di privacy, al mio lato il macchinario del condizionatore produce 1000 gradi vanificando quel poco di aria fresca che tira, ma almeno so che al mio rientro mi si asciugheranno le mani! L’ultima immagine prima di rientrare è una macchina della polizia che arriva davanti al palazzo di fronte al mio, io che spero sia una mega operazione o qualcosa di eccitante, e invece i due sbirri scendono lasciando la macchina accesa salvo poi accorgersi che qualcosa sta andando a fuoco dentro al cofano, con dovizia di fumo e relativo allarme del vicinato. Dentro di me penso “sarebbe questa la pericolosissima polizia di cinese allora?”. Poi penso ai lati nascosti delle forze dell’ordine cinesi. Penso alla patina olimpica che non riesce, grazie al cielo, a nascondere la vitalità dei vicoli e del popolo e la bellezza di potersi sedere su uno sgabello di plastica a mangiare spiedini di capra mentre la fronte sgocciola e sulla camicia si forma un arabesco di sudore. Possa questo vento caldo portarne gli aromi dalle vostre parti e riportare a me un cielo azzurro!


giovedì 5 novembre 2009

retrospettiva personale, anno 2007








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7 settembre 2007


Ogni volta che metto mano alla tastiera provo un’emozione, dunque ogni volta cerco un titolo che sia adatto al contenuto. Quindi questo giro saranno manciate di polvere pechinese quelle che arriveranno!


Perché proprio polvere? Beh facile, da quando sono arrivato, nonostante gli sforzi e l’uso massiccio di collirio non riesco a ripulire gli occhi dalla polvere che fluttua nell’aria, sale dai cantieri sparsi ovunque, alberghi sulle scale del mio palazzo, si solleva mentre trascino i piedi nel mio girovagare nuovamente per le strade di Beijing...eppoi Polvere di Beijing suona anche molto “scrittore assai vissuto”...


Beijing si scuote la polvere di dosso, come un gentleman che si è comprato l’abito nuovo ma non ha ancora trovato l’occasione per spianarlo. Ma l’occasione è oramai alle porte, l’Olimpiade a suo modo incombe e Beijing si vuole scrollare di dosso la polvere per presentarsi luminosa. Peccato che scrollandosi perda per strada pezzi importanti di se stessa! Ho visto strade che solo qualche mese fa erano cantieri trasformate in ordinati viali alberati, marciapiedi rimessi a nuovo (pochissimi a dir la verità) e una popolazione sulla strada dell’educazione, o che per lo meno si vorrebbe su tale strada. Tranquilli i cinesi sputano ancora, anche se sembrerebbe sempre meno, ma ho saputo che si sono fatte più severe le regole per la coesistenza e che i tassisti ora hanno una sorta di decalogo per un comportamento decoroso...che sia la fine dei caratteristi bicchieri tenuti in macchina dove sputare a piacimento?


 


Io invaso da polveri vecchie e nuove mi sono rigettato nel vortice, dopo una settimana mi sono trasferito nella mia nuova dimora, una lussuosa camera con le pareti rosa e la zanzariera riparata con lo scotch al sesto piano di una (in)decorosa palazzina. Manca l’ascensore quindi presto sarò mister polpacci d’acciaio. MA vi chiederete con chi vivo questo giro, viste le esperienze precedenti...


Bene questa volta ho scelto di vivere con una famiglia cinese...vorrei poter dire che ho scelto questa opzione per immergermi completamente nella cultura locale, per poter passare ore con veri cinesi veri pechinesi a parlare, a migliorare la mia lingua e conoscere i loro usi e costumi; insomma vestire i panni del vero sinologo. Nulla di tutto questo. Semplicemente è la soluzione più economica dopo la possibilità di campeggiare a Tiananmen. Ma vediamone i lati positivi! La padrona di casa sembra simpatica, il padrone credo di averlo visto oggi per la prima volta, ed a giudicare dalla sua faccia la moglie non lo aveva ancora avvertito della mia presenza, mi ha guardato uscire dal bagno con una faccia del tipo “Chi minchia è questo waiguoren che usa il mio cesso?” poi si è ritirato in camera...ci anche altri due inquilini, un cinese misterioso che devo ancora vedere (e conto di riuscire  a non vederlo per lungo tempo) e, ciliegina sulla torta, un piccolo cagnuzzo tondo più largo che alto! abbaia molestamente ogni volta che arrivo in casa, e se solo si azzarda ad entrarmi una volta in camera lo spedisco con un calcione direttamente al Tempio del Cielo! Tutto sommato sembra essermi andata bene, la casa è pulita, ho completa libertà d’azione tranne che in cucina (chissà che segreti nasconde) ed anche la possibilità di farmi la barba guardando la televisione, dal momento che il lavandino è adiacente al salotto; spero solo che questa pratica non finisca per divenire uno spettacolo per il glabro padrone di casa.


Appena lo avrò imparato scriverò il mio nuovo indirizzo, così chi vuole può mandarmi foto o poster con cui decorare le mie pareti un po’ fru fru...


 


Prima di chiudere ribadisco l’invito a visitare il mio fotolog!


Appena avrò la linea in camera intensificherò la mia presenza, con forse qualche novità.


Che un po’ di polvere arrivi fino ai vostri occhi e un po’ di smog vi intasi il naso!


Cristi


mercoledì 4 novembre 2009

Cina sapiens sapiens

Per un giorno devo interrompere la retrospettiva, troppo importante la notizia che ho trovato sui giornali on-line: gli studiosi dell'università di paleontologia di Beijing hanno clamorosamente dichiarato che l'Homo Sapiens, il nostro antenato peloso e mascelluto, sarebbe nato in Cina, non in Africa come si era ritenuto fino ad oggi. tralasciando per un attimo le diverse teorie degli esperti, possiamo portare avanti alcune riflessioni. La prima, e più significativa: i cinesi dove hanno messo tutto quel viril pelo e quella mascella volitiva che erano pregio del Sapiens? Sembra che i successori Han non abbiano avuto problemi a disfarsi di queste peculiarità estetiche, mentre invece non sono ancora riusciti a sbarazzarsi di una certa inclinazione al mangiare a bocca aperta emettendo rumori da caverna, chiamare i propri amici con suoni disarticolati, lasciar fuoriuscire dalla bocca elemnti liquidi e/o solidi. Queste caratteristiche avvalorerebbero la tesi degli studiosi di Beijing. La scoperta di resti fossili nella regione del sud del Guangxi attribuiti ad un Sapiens vissuto almeno 110000 anni fa è ritenuta credibile da esperti statunitensi e britannici, ora si attendono ulteriori ricerche e sviluppi. Ma la prima conclusione che si può trarre è spontanea: i cinesi grazie a questa scoperta potranno fregiarsi di un altro record, ossia essere stati tra i primi abitanti evoluti del mondo. Poco importo se la culla storica della civiltà Han è diverse migliaia di chilometri a nord, di sicuro verrà fuori una linea di sviluppo omogenea. Così quella fastidiosa tiritera di "3000 (o 4000, 5000 a seconda dei casi e dell'utilità del momento) anni di cultura e storia cinese" ripetuta fino allo sfinimento diventerà presto una mostruosa civilizzazione di 110000 anni! La povera e bistrattata Africa, dopo essere divenuta il cortile per gli affari della nazione cinese, viene ora anche privata di uno dei suoi punti d'orgoglio, aver dato origine all'Homo Sapiens e di conseguenza essere una sorta di madre comune al genere umano. Quindi Athena WASN'T black, Athena was yellow!

martedì 3 novembre 2009

Retrospettiva personale, un anno dopo








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Continuo con la retrospettiva. La prima mail inviata dal secondo soggiorno cinese. Gli stessi posti dell'anno precedente ma con diversa coscienza.





Inizio Settembre 2006


 


Dopo lunghissima attesa sono tornato alla tastiera…pronti per qualcosa di cinese???


Innanzitutto scusa a tutti quelli che in questi giorni mi hanno scritto…non ho avuto un secondo libero per scrivere, ma ora finalmente tutto è sistemato…non so da dove cominciare…


Com’è la Cina? Molto è cambiato, come abbiamo già capito, 2 non è come 1, e si sente…intanto hanno eliminato 2 dei nostri ristoranti preferiti, tra cui la Tana del Jiaozi, e questo mi ha gettato nello sconforto…il mio vecchio dormitorio è in ristrutturazione, e il Ramble caffè, dove solevamo acquistare svariate birre, è ora un bar musulmano, niente alcool solo narghilè e orde di nordafricani che fanno casino…vabbè…


Ma la Cina è la Cina, e mi regala sempre compagni di stanza improbabili, l’anno scorso avevo Andy ora ho Yeon Soon Yong, un coreano che parla solo coreano, comunichiamo come le scimmie con sguardi e gesti…questo strano esemplare fuma  milioni di sigarette (per fortuna va in balcone a farlo) usa una strana crema per la pelle, si profuma con CK e ha introdotto in camera uno strano aggeggio che crea vapore acqueo…dice che fa bene alla pelle e all’aria…per ora rende solo la mia stanza pericolosamente simile ad una sauna finlandese…c’è sempre un po’ di nebbia…durante la notte ogni tanto emette versi che mi fanno rischiare l’infarto…però è pulito ed educato…ed etero…


Ieri sono iniziai i corsi…sono finito al livello C saltando per intero un livello…infatti non capisco niente, l’esaminatore doveva essere un macaco sotto acido, forse mi ha promosso perché l’ho fatto ridere dicendo che volevo venire in Cina in nave insieme a marinai marsigliesi…credo che cambierò classe perché il livello è troppo alto, inoltre oggi mi sono guadagnato l’odio dei compagni coreani e giapponesi dicendo che i loro spaghetti non sono che la brutta copia dei nostri italici…


Ho rivisto alcuni dei miei compagni dell’anno scorso e altre persone che conoscevo…è stato bello, fa credere in una sorta di legge che domina l’universo…


Com’è Beijing? Il solito caos, siamo passati vicino al futuro stadio olimpico, è impressionante anche se ancora da finire…cantieri ovunque e di nuovo lo sviluppo alla velocità della luce…Beijing puzza ancora, certe sicurezze restano, forse i cinesi sputano meno ma continuano a farlo…è bello tornare e scoprire di non avere dimenticato la lingua, potersela cavare da subito senza troppi problemi nelle cosette quotidiane…ma il rovescio della medaglia è che manca il senso di sorpresa continua che mi pervadeva l’anno scorso, quando ci si stupiva di ogni minima cosa…va da sé che basta poi vedere un tipo in bicicletta ribaltatosi perché tentava di trasportare una cabina telefonica per capire che la Cina è ancora quello strano posto dove l’ipermoderno ancora non riesce a nascondere del tutto l’arte di arrangiarsi e le improvvisazioni al limite del ridicolo!


Credo che potrei dedicare parte del pomeriggio al basket…qualche giorno fa ho giocato…in squadra con me avevo l’emulo cinese di David Gilmour e un non meglio identificato tagliagole magrebino…


E per i palati fini un’ultima perla…lo scorso fine settimana siamo finiti nel locale dove l’anno scorso avevamo assistito ad un concerto punk…beh questo giro era vuoto, allora abbiamo preso possesso di chitarra e batteria per comporre qualche blues pechinese e concludere la serata con una sgangherata versione di Brohimn…chi conosce apprezzerà…i proprietari hanno acceso incenso a qualche Bodhisattva quando abbiamo messo piede fuori dal locale…


Dalla caldissima e afosa Beijing un saluto pieno di smog! se non tira vento in questi giorni potremmo rischiare il collasso cardiaco!!!!!!!


A prestissimo!!!!


 


Nota personale


Si, ero un maniaco dei punti esclamativi per far capire che le mie esperienze erano le più toste, ed ero anche un maestro dei riferimenti chiari solo a me e pochi amici intimi. Carino metterli in mail indirizzate a decine di persone.


lunedì 2 novembre 2009

Retrospettiva personale








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Mentre sto ancora studiando come reinterpretare il blog ora che sono tornato in Italia, riciclo la prima mail in assoluto che scrissi da Beijing ai tempi del mio primo soggiorno. Giusto per ircreare almeno in parte un background personale. Ma in verità solo per non rimanere staccato nella classifica dei blog più aggiornati! Ed in fondo ogni volta che rileggo queste righe sorrido ed un po' mi commuovo, ripensando a quanto è cambiato in questi anni, tanto nella città in sè quanto nel modo di raccontarla.




15 Settembre 2005


 




Come vi avevo promesso ecco una mail seria riguardo alla mia esistenza qui..




Ore 10 locali mentre voi ancora dormite beatamente io mi sono sparato, alle ore 8 locali, uno spassoso test per la valutazione del livello..in poche parole è appena mattina e sono già stanco morto, devono essere i residuati del jetlag che ancora mi attanagliano, in fondo in Italia sarebbero giusto le 4, come il mio cellulare si ostina ad indicare. Bene, che dire??Andiamo per ordine..


 




ARRIVO




Dopo il piacevole viaggio insieme ai finlandesi, che in aereo si son tutti tolti le scarpe e han tutti mangiato pollo in agrodolce per colazione, mi si è presentata dal finestrino del taxi (una Citroen degli anni ‘70) una piacevole città grigia piena di enormi palazzi senz’usta e di cantieri, dove, per quanto riguarda la strada, la legge non esiste: il tassista mi ha fatto prendere 3 infarti rischiando incidenti, ma lui li affrontava con serenità quindi deve essere una piacevole abitudine..


 




CAMERA




Poteva andare molto peggio in base a ciò che ho visto, invece mi son accaparrato una lussuosa doppia al piano terra davanti ai campi da basket e vicino al negozio dell’amicizia (improbabile negozio che vende tutto) e al Ramble Caffe’, un locale molto alternativo di 3m x 3m dove mi sa che passerò le mie serate più intriganti in compagnia di un bonghista dagli occhi a mandorla e di Merlot di produzione cilena.


Il cesso della camera è un po’ retrò ma dignitoso, la doccia inonda tutto quindi quando ci si siede sul water bisogna cavarsi tutto per non ritrovarsi braghe e mutande fradice..ma almeno non ho ancora visto insetti e lo sciacquone tira bene..la camera puzza un po’ di chiuso ma sta migliorando, e il mio armadio stile ikea puzza di legno appena tagliato e lucidato..ma la chicca è il mio caro compagno di stanza: indonesiano trapiantato negli States, ingegnere chimico (mi pare) nonché master universitario, passa gran parte del tempo a giocare col pc portatile (mi sa che lo scroccherò per i miei lavori), però è pulito e non disturba. Spero che nasca una brillante amicizia anche se lui resta solo un mese, dopo di che spero che non venga nessun’altro così sarò proprietario di una singola di lusso. A proposito vedo Rai international, giusto per i tg e per il programma con Ambra e Mirabella, ma ho trovato anche un canale cinese che trasmette la champions league..


 




IL CIBO




Ho mangiato cinese ieri alle 12.40, mi ero alzato alle 12, è stata una sorta di colazione a base di maiale speziato buonissimo, peperoni piccanti buonissimi e pomodori tristi che quasi mi commuovo. Ma il cibo è un campo che va ancora esplorato bene..


 




 



 




LA GENTE




Sapevo che sarebbe stato pieno di gialli..ma non così tanti!!!!!!!!sono ovunque, sbucano da tutti gli anfratti, e rendono gli occidentali una specie rara..che si riconoscono al volo perché si aggirano spaesati per l’enorme campus alla ricerca di tratti somatici simili..per adesso ho conosciuto due giapani, Shingo il mio angelo custode e Daisuke, il mio caro compagno Andrew, la mia vicina di camera italiana Carla e altri due italiani beccati ieri sera per caso mentre appunto si aggiravano piuttosto sconvolti. Devo ancora imparare a distinguere koreani da cinesi e giapani e malesi e indonesiani..


(mi sono appena accorto che chi mi ha preceduto al pc si è mangiato qui le unghie..che merda..)


 




LA LINGUA




Eh eh..qui siamo nella cacca..sti cinesi non spiaccicano una parola d‘inglese, e i giapani nemmeno, se pensavate che fossimo noi italiani i più ignoranti del pianeta qui abbiamo di che consolarci! e allora il cervello è sottoposto ed uno stress esagerato, e ho già cominciato a pensare in cinese (e penso sempre le stesse due frasi che conosco) e in inglese (perché così parla Andrew)..risultato stamattina per dare indicazioni a una tipa ho mischiato tutto intercalando con imprecazioni in italiano..qualcosa tipo -monday you yao chu shitang cazzo and cheek the test come minchia si dice han yu kaoshi- ma la tipa ha finto di aver capito.


Per il resto che dire? Impatto traumatico dal quale devo ancora riprendermi, nostalgia di Cento (come fare senza Fuego??) e un bel casino intorno.


Ah oggi è una giornata bella nuvola in pieno stile socialista, ho notato l‘inquinamento (di notte quando è sereno la luna è velata..)


Ora vado che mi scade il tempo al pc!Saluti e baci a tutti!!!!!


venerdì 30 ottobre 2009

Il piombo e la Cina








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15000: questo è il numero dei cittadini che dovranno essere trasferiti a causa dell’avvelenamento da piombo del territorio dove sono vissuti fin’ora. Siamo a Jiyuan, provincia cinese dello Henan, il cuore dell’industria di fusione del piombo cinese. L’allarme per l’avvelenamento da piombo era stato lanciato il 20 agosto in seguito ad uno scandalo analogo avvenuto nella confinante provincia di Shaanxi; le indagini mediche lanciate dalla autorità hanno confermato, lo scorso 14 ottobre, che almeno 1000 bambini presentano i segni dell’avvelenamento, ed è quindi stato deciso il 17 ottobre il trasferimento forzato verso zone sicure, identificate in villaggi distanti almeno 4 chilometri dalle aree contaminate. Questo di Jiyuan è solo l’ultimo, in ordine cronologico, degli scandali al piombo che hanno scosso tutta l’estate cinese e continuano ad emergere con preoccupante frequenza, indice di un problema che è tutt’altro che circoscritto. In principio furono i casi di Wudang, nella provincia dello Hunan, e della contea di Fengxiang nello Shaanxi: almeno 2000 bambini avvelenati, con percentuali di piombo nel sangue allarmanti, il cui accumulo danneggia il sistema nervoso e quello riproduttivo, e può portare a ritardi nello sviluppo ed in casi estremi al coma e alla morte. L’inquinamento dell’ambiente da metalli pesanti minaccia la salute dei cittadini in particolare nelle regioni più remote della Cina: è qui che si sono trasferite molte delle industrie inquinanti dopo essere state costrette a chiudere in altre province; in queste contee povere ogni tipo di investimento è benvenuto, con la connivenza delle autorità locali, che in nome della crescita economica mettono in secondo piano la protezione ambientale, come ha ammesso lo stesso vice sindaco di Wugang, Lei Zhanglin. Si assiste ad una sorta di versione microscopica del processo analogo vissuto dalla nazione cinese nelle decadi passate, quando una Cina sulla strada dello sviluppo diveniva la destinazione finale di industrie altamente inquinanti costrette a chiudere nelle loro nazioni dalle nuove legislazioni ambientali. L’impianto Dongling contribuisce al 17% del prodotto interno lordo della contea di Fengxiang, e proprio questa importanza economica l’avrebbe messo al riparo dalle leggi per la protezione ambientale, in maniera analoga a quanto successo per l’impianto di lavorazione del manganese Jinglian, che avrebbe causato le intossicazioni a Wugang e che in un secondo tempo si è scoperto operare in regime di illegalità. Secondo Liao Ming della Società cinese per la riforma economica questa mentalità è ancora largamente diffusa, si tende ad aggirare la normativa riguardo alle emissioni, comunque presente, qualora vada ad intaccare i dati economici: gli stessi uffici per la protezione ambientale difficilmente bloccano i progetti industriali approvati, perché proprio da quei progetti arrivano i fondi per gli uffici stessi, in un pericoloso circolo vizioso.--br--


Non diversa è la situazione a Jiyuan: la popolazione è delusa ed irritata nonostante le misure che il governo sta adottando: quelle fabbriche che erano state accolte con entusiasmo dalla popolazione sono l’obiettivo della rabbia; Yang Anguo, dirigente della Yuguang Gold and Lead Group, la più grande società cinese del settore, ha ammesso di avere sentimenti contrastanti a riguardo: nell’ammettere certe colpe ha ricordato anche come, oramai 23 anni fa, la popolazione accolse con tamburi e gong l’arrivo della sua società in questa regione non ancora benedetta dal miracolo economico: i nuovi posti di lavoro creati ed i buoni salari avevano creato una collaborazione tra la popolazione e le fabbriche, la necessità di un lavoro aveva messo in secondo piano i potenziali danni alla salute. La società ha visto impennare il proprio bilancio fino a divenire la seconda realtà a livello mondiale, mentre nella sola Jiyuan più di 100000 persone, su un totale di circa 670000 abitanti, hanno trovato lavoro nelle società che lavorano i metalli pesanti o nelle realtà dell’indotto. Ma questo idillio è oramai finito, e come commenta disilluso Yu Bo, un ufficiale del governo cittadino, questi eventi sono una severa lezione tanto per il governo quanto per le compagnie e gli stessi cittadini, un monito affinchè in futuro non si commetta lo stesso errore di sacrificare l’ambiente e la salute pubblica in nome del profitto. Come prime misure, già il 28 agosto era stata avviata la stesura di un nuovo Piano per il controllo dell’inquinamento da metalli pesanti da parte del Ministero della protezione ambientale, con l’immediato obiettivo di chiudere tutte quelle piccole realtà che non rientrano negli standard per le emissioni: provvedimento che a Jiyuan è entrato in azione con la repentina chiusura di 32 delle 35 fabbriche incriminate. Ma come affermò in estate Jin Wei della Associazione cinese piombo, se si avesse a cuore la salute dei cittadini bisognerebbe riformare da capo tutta l’industria cinese del metallo.

giovedì 29 ottobre 2009

Il black cab su strade italiane

Ritornare in Italia (a Cento) da Beijing ha dei lati tristi, ma di sicuro anche aspetti positivi. Tra i primi che citerei, il poter buttare la carta igienica nel water ed il non doversis edere sulla tazza con lo sguardo che cade sul temibile bidoncino della carta igienica usata al tuo fianco; la nebbia, il nostro orgoglio, qui è nebbia fatta di romantiche goccioline d'acqua, non carbone disperso nell'atmosfera. E sulla tavola, nonostante il mio amore per il cibo asiatico, sono contento di ritrovare i vecchi amici tortellini e salame. Per necessità quindi il black cab dovrà ora cambiare registro e temi, e tale cambiamento sarà presto in cantiere. Nel frattempo sono stati aggiunti due nuovi link a siti di informazione sull'Asia (ma non solo) dove talora appaiono miei contributi, sono entrambi interessanti esempi di editoria sociale, magari qualcuno è interessato a fornire il proprio contributo!


http://www.ermes.sitiwebs.com/


http://www.cinaoggi.it/index.php?option=com_tpdugg&Itemid=120

lunedì 26 ottobre 2009

Il cielo sopra Pechino

Mentre faccio la valigia guardo fuori dal balcone, proprio quello dei primi post, e vedo un cielo bellissimo. Di quelli a cui non crede nemmeno chi sta qui da tanto. E' il bellissimo autunno pechinese, dietro ai palazzi si intravedono anche le montagne. Sono lontani i giorni in cui fuori dagli stessi vetri appariva un cielo grigio e sporco, umido e pieno di inusuali temporali. Ora il vento comincia a spazzare la città, ma non è ancora molesto. O almeno non troppo. L'aria si è fatta secca e la gente ha già cominciato a lamentarsi che è troppo secca. Prima era troppo umida. In mezzo era troppo qualcos'altro. O forse sono io che mi lamento, gli indigeni non ci fanno neanche caso. Ci sono ancora i ragazzi della palestra di fianco al mio palazzo, qualcuno fa ancora gli esercizi all'aria aperta, fino a ieri alcuni coraggiosi stavano addirittura a torso nudo a prendere il sole, immobili come lucertole. Oggi forse sono a casa con il raffreddore. Dal momento che ho imparato tardi a postare le foto, solo ora che mi accingo a lasciare l'appartamento di Hepingxincheng potrete vedere quale è la visione dal mio balcone. Per chi ha seguito dal primo post, ecco finalmente quello che vedevo dalla mia finestra, o almeno la sua versione più luminosa!


venerdì 23 ottobre 2009

3 mesi di ricerche che portano al black cab

E' più di tre mesi che scrivo questo blog, quindi questo venerdì voglio dedicare un post a tutti quei lettori che sono arrivati qui non tramite invito mail o facebook o passaparola, ma facendo le più disparate ricerche su google e trovandosi su pagine che non sempre hanno soddisfatto il loro desiderio. Spero sinceramente che abbiano almeno gradito queste storie. Allo stesso tempo spero che non si offendano se eventualmente hanno continuato a leggere il blog, in fondo loro sono una parte del mio orgoglio. Alcune ricerche sono divertenti, alcune bizzarre, alcune scontate, ma sono un buon documento che testimonia come la Cina sia nei pensieri della gente per i più eterogenei motivi. I corsivi ovviamente sono miei.


- Annunci di ragazze cinesi con numero di telefono (ma anche Annunci di ragazze cinesi, Siti con ragazze cinesi, Annunci sexy in Cina, Ragazze in Cina). Direi che questi sono quelli che hanno avuto la delusione più cocente.


- Barche da comprare 


- Torce elettriche


- Pechinese cinese (tutti i pechinesi sono cinesi, ma non tutti i cinesi pechinesi. O forse cercava qualcosa sul cane)


- Pechino + d Repubblica (cercavi Rampini e ti sei beccato Salvi! 1-0 per me!)


- Odori hutong (sono tanti e variegati, spezie, culo, gas di scarico, sesamo, bagno pubblico tra i più significativi)


- La sfilata dei 60 anni della Repubblica popolare cinese


- Coreani puzzano di aglio (alcuni si ma meno dei cinesi)


- Telefonare a Seoul col cellulare (innanzitutto accendi il cellulare e spegni il computer. Il resto viene da sè)


- Sono in Cina con visto sono obbligato ad uscire dopo 30 giorni (non si capisce se sia un capitolo di un'autobiografia, una richiesta d'aiuto o la semplice ammissione di una situazione complicata. A lui la mia solidarietà di compagno di sventure causa visti)


- Attrezzo elettronico per arrostire le castagne


- Dalla Cina otto giorni ma ancora non c'è tracciatura (...)


- Jiubajie Beijing (ecco qua il viveur!)


- Yuebing dolcetti della luna 


- Trasporto cavalli cinesi (immagino si trasportino come quelli italiani, su appositi mezzi a ruote)


- Barzelletta sui cani dei cinesi (i cani cinesi SONO una barzelletta)


E la perla finale, quella per cui vale la pena scrivere un blog:


- Cina sagra del pene. Una ricerca inusuale, sensuale, inquietante ma non fuori luogo. In fondo se c'è il ristorante che serve peni, perchè non dovrebbe esserci anche una sagra a tema?

giovedì 22 ottobre 2009

Nel cuore musulmano di Beijing

Niujie è sempre Beijing. Strade larghe che si alternano ai vicoli, odori, parrucchieri, piccoli parchi a spezzare la litania continua di palazzi per lo più anonimi. Ma è anche un piccolo mondo a parte. Cromaticamente e calligraficamente diverso. Il verde la fa da padrone. Accanto ai caratteri cinesi campeggiano le scritte in arabo. Niujie, 牛街, alla lettera la via della mucca, è il centro della comunità musulmana di Beijing, formata in maggioranza da appartenenti all'etnia Hui ma non solo. Qui ci sono le scuole per la minoranza etnica, l'ospedale degli Hui, tantissimi ristoranti, un inquietante palace food halal dove si passa dal supermercato che vende prodotti puri per i musulmani ad una bella mensa a tema, il tutto percorrendo scale piene di polvere con le pareti che nei secoli passati dovevano essere bianche ed ora sono macchiate di sputi e ditate che hanno spalmato sulla vernice bianca salsa scura o caccole, e seconda dei momenti storici. C'è la sede dall'associazione islamica cinese (almeno mi sembra fosse quella) in un palazzo che dovrebbe stare a Baghdad o Teheran, tutto verde con le cupole da mille ed una notte. Nella ricerca di una compattezza stilistica etnica abbondano gli archi alla orientale, non solo nei monumenti ma anche nelle porte dei condomini ed addirittura nella decorazione delle finestre esterne di un bagno pubblico. La macellerie espongono carne tagliata nella maniera prevista dia precetti religiosi. Il centro del quartiere è la moschea, un fantastico ibrido di architettura cinese classica e precetti islamici: il minareto, la sala per la preghiera, la sale per le lezioni sono tutte ospitate in padiglioni tipicamente cinesi, con il rosso imperiale alternato al verde, le scritte cinesi sempre affiancate dall'arabo o dal persiano. Dentro, il viavai dei fedeli col berretto bianco, sia cinesi che stranieri, ed uno strano mix linguistico di mandarino e forse arabo o altre lingue  a me ignote. Nella sala delle esibizioni, le foto dei personaggi famosi venuti in visita, e tra Ayatollah e Re di emirati vari chi spunta? Mohammed Alì! ME lo immagino accennare colpi di boxe nei cortili interni alla moschea. Unica pecca: la mele finte di plastica attaccate agli alberi che stan per perdere le foglie. Capisco che Allah ed il Partito formino una coppia formidabile, ma non possono di certo (non ancora) far crescere le mele in inverno.


 


mercoledì 21 ottobre 2009

acque pericolose

 Il fiume Xiang è in secca pericolosa (vedi foto). Nel tratto che scorre vicino a Changsha, capitale della centrale provincia dello Hunan, l'acqua è così bassa che le autorità hanno dovuto modificare le tubature per il prelievo per uso cittadino affinchè possano arrivare al centro del letto del fiume. La colpa ovviamente viene data ad una stagione, quella passata, particolarmente secca, anche se difficilmente si cade in errore se si pensa anche all'uso smodato che viene fatto delle acque per uso industriale. Questi cittadini quindi rischiano di rimanere senz'acqua, e non sono alcune decine ma almeno 3 milioni. Altri grandi numeri quelli previsti dallo spostamento di almeno 330000 abitanti divisi tra le provincie dello Hubei ed Henan, che hanno la sfortuna di trovarsi su un territorio dove si è decisa la costruzione di un complesso idrico che fa parte dell'ambizioso programma idrico ribattezzato Deviazione Nord-Sud, il cui fine è dirottare in un nord endemicamente secco (a causa del clima ma anche dell'inquinamento che ha devastato alcuni importanti fiumi, tra i quali il fiume Giallo) le acque provenienti dai bacini del sud, più abbondanti e capricciosi. Storicamente gli imperatori cinesi si sono confrontati con le grandi opere idriche, e spesso la buona vita di una dinastia è stata garantita dalla riuscita di tali opere. Da anni sentiamo ripetere che le guerre del futuro si combatteranno per l'acqua, ma senza aspettare le guerre viviamo già le crisi: c'è una crisi in corso tra Cina e Vietnam riguardo le dighe costruite lungo lungo il corso cinese del fiume nello Yunnan ( http://www.chinadialogue.net/article/show/single/en/3268-River-of-discord ): la costruzione è iniziata nel 1986, allora nessuno pensava ai possibili effetti collaterali, mentre ora che sta per essere ultimata la quarta (di otto) diga i paesi interessati, Vietnam in primis ma anche gli altri componenti del sud-est asiatico, cominciano a paventare la possibilità di gravi impatti ambientali. A questo si possono aggiungere i molteplici casi di fiumi e laghi inquinati in maniera quasi irreversibile, il fiorire dei "villaggi del cancro", un macabro epiteto con cui si indicano quei villaggi cinesi in cui l'incidenza dei tumori è drammaticamente aumentata a causa dell'inquinamento, per capire che la questione delle acque è solo all'inizio della sua fase critica. E se poi ricordiamo che le sorgenti di importanti fiumi come lo Yangtze, il Mekong, il Brahmaputra, è sull'altopiano tibetano (sia nel Tibet vero e proprio che in quelle zone finite in altre provincie cinesi) realizziamo perchè quella remota regione tra nevi e yak riveste una tale importanza.


ps. La foto è una gentile concessione del China Daily. L'ho scroccata, speriamo che non se la leghino al dito.


lunedì 19 ottobre 2009

L'interpretabilità delle cose

 Amo i cinesi quando mi danno informazioni precise. Sono stato all’ufficio dei visti la settimana scorsa, un impiegato mi ha detto che per rinnovare questa volta mi bastava il biglietto aereo. Bene, abbastanza semplice dunque. Per scrupolo ci sono tornato sabato, cosciente del fatto che è meglio andarci coi piedi pesanti, ed un’impiegata invece mi ha detto che mi serviva anche un certificato di deposito bancario (come le volte precedenti). Sono tornato a casa maledicendo l’interpretabilità della legislazione a riguardo. Dunque sabato pomeriggio sono andato in banca, l’impiegata mi dice che il certificato bancario che mi serve bloccherà i soldi per tre mesi, mentre in precedenza era anche solo per un paio di giorni. Ho sbottato, le ho fatto presente che l’avevo già fatto altre volte senza dover bloccare tutto per mesi, lei ha chiamato un collega che ha riflettuto un attimo e poi ha detto tranquillo “Ok allora facciamolo di tre giorni”. Sono tornato a casa pensando le peggio offese riguardo alla variabilità delle regole anche in banca. Quindi sono tornato all’ufficio visti dove un’ulteriore impiegata mi ha confermato quello che mi avevo detto il primo: non avevo bisogno del certificato bancario! Non ho nemmeno più perso tempo a lamentarmi, ho semplicemente accettato la cosa come un eremita accetta la tempesta e le privazioni. 


Poi ieri sono andato a fare un giro in qualche hutong, ho trovato una chiesa inglobata dal cortile di  una scuola elementare quindi non accessibile, nonché tre gatti che prendevano il sole tranquilli sul tettuccio di un triciclo a motore. Ma allora non li hanno ancora mangiati tutti! Ma se mi togliete anche questa certezza, cosa mi rimane di tutto il tempo passato in Cina? Probabilmente mi rimane il discorso analogo per i topi, visto che incredibilmente qui a Beijing non ne ho mai visti. Sarà per questo che quando mangio gli spiedini per strada non mi concentro molto sul sapore, forse senza saperlo mi rifiuto di scoprire un sapore che non corrisponde a quello della presunta carne che sto mangiando...


domenica 18 ottobre 2009

La leggiadra visione del far west

                                                                                         


 E' ancora mattina troppo presto per scrivere un post, ma comunque un buon orario per sperimentare l'inserimento di foto. A circa tre mesi di distanza dall'apertura del blog, e con molte foto che non hanno avuto modo di essere pubblicate. La piacevole visione della periferia occidentale di Beijing dal parco Badachu. Un paio di altiforni, antenne, condomini nuovi, hutong vecchi, ed in lontananza una pagoda sulla cima di un monte.

sabato 17 ottobre 2009

il re delle bevute

In un pigro sabato pomeriggio pechinese, dopo aver litigato con gli impiegati della banca e dopo essermi impigliato per l'ennesima volta nelle interpretazioni variabili della legge all'ufficio visti, ho deciso di rilassarmi dando una sfogliata al Global Times comprato giovedì e dimenticato nello zaino. E vengo a conoscenza del Re dell'alcol, ossia tale Yang Shaohua, proprietario di una bettola nel Sichuan, che secondo quanto riportato ha passato 40 dei suoi 58 anni a sfidare gli avventori a memorabili gare di tenuta alcolica, ingurgitando qualcosa come 2 litri e mezzo di "spiriti" al giorno, guadagnandosi così anche una discreta fama che ha fatto si che sfidanti arrivino da tutta la provincia per metterlo, e mettersi alla prova. Sfidanti che però ora sono destinati a rimanere delusi, in quanto il gagliardo Yang a quanto pare si stato mandato in ritiro in campagna, al riparo dalle continue ondate di maniaci dell'alcol. Al di la del fatto che non si spiega chi l'abbia mandato (il suo eventuale manager? sua moglie? le autorità sanitarie che di sicuro non vedevano in lui un bell'esempio?) Yang ha dichiarato che la sua non è paura di vedersi sconfiggere, ma piuttosto un rinnovato interesse per il suo corpo e la sua salvaguardia; insomma dopo 40 anni di soprusi verso i suoi reni ed il suo fegato Yang sembra aver deciso di tirare dritto. Quantomeno strano ritrovare una notizia tale, dopo che nei mesi scorsi si sono susseguiti gli appelli e le prese di posizione contro le bevute smodate, che sono state alla base di diversi tragici eventi di cronaca, tra incidenti con vittime innocenti e morti per collassi alcolici. Qui dove l'alcol è ancora il carburante principale di trattative di affari e corruzioni varie, il Re ravveduto potrà divenire il nuovo eroe della moralità sobria. Mi piace però pensarlo seduto su uno sgabello di plastica rosa, canottiera bianca d'ordinanza, una mano intenta a sbucciare aglio da sgranocchiare e l'altra pronta ad alzare il bicchiere con l'urlo belluino Gan bei!!, l'invito a svuotare il bicchiere d'un sorso che se non colto può, a certi livelli, farti perdere la faccia in maniera irrimediabile.

mercoledì 14 ottobre 2009

L'acqua che unisce le due coree

 La Repubblica democratica popolare coreana, alias nord Corea, ha espresso solo oggi "dispiacere" per la morte di 6 cittadini sudcoreani travolti il 7 settembre dalle acque fatte fuoriuscire dalla diga Hwanggang: 40 milioni di tonnellate di acque si erano riversate allora su di un vicino fiume che attraversa la frontiera tra le due Coree, in una zona dove i sei malcapitati stavano campeggiando. Da subito le autorità nordcoreane si erano rifiutate di scusarsi, motivando la tragica decisione con la necessità di agire sul livello dell'acqua della diga che si era improvvisamente innalzato e minacciava di tracimare con pesanti conseguenze, mentre alcuni nel governo sudcoreano avevano subito gridato al water attack, vedendo in esso un'ennesima provocazione del nord. Oggi dunque è arrivato l'attestato di dispiacere, ma non le scuse che in molti al sud pretendono: le autorità del nord ribadiscono che la scelta era obbligata, tutt'altro che un pianificato attacco. Un inviato del ministero della difesa sudcoreano ha confermato tra l'altro la ricostruzione di un anomalo innalzamento delle acque della diga in quei giorni. Fatto sta che la tragedia ha costretto i due opposti governi a sedersi di nuovo assieme, formalmente a discutere di politica idrica (molti fiumi hanno il loro corsi in entrambe le parti della penisola coreana) ma potenzialmente anche a riprendere il dialogo sulla proliferazione nucleare interrotti nel giugno scorso. Non bisogna dimenticare che la settimana scorsa è passato per Pyongyang, la capitale nordcoreana, il premier cinese Wen Jiabao; non è da escludere che durante la visita siano state sollevate importanti questioni, e questo piccolo atto di riconciliazione arrivato dopo più di un mese potrebbe essere un segnale di qualcosa che si mette in moto. In fondo si sa che è la Cina l'unico interlocutore di peso da quelle parti.


Nel frattempo a Seoul il reverendo evangelista Moon (lo stesso che a suo tempo celebrò il matrimonio del mai dimenticato Milingo) ha celebrato un massiccio matrimonio di 5000 coppie di innamorati provenienti da tutto il mondo ed aderenti alla sua Chiesa dell'Unificazione. Prendo in prestito la galleria fotografica di Repubblica, sperando di non finire querelato per questo!


http://www.repubblica.it/2006/05/gallerie/esteri/matrimonio-massa/1.html


Non voglio pensare alla ressa al momento del lancio dei bouquet delle spose...

lunedì 12 ottobre 2009

Strategie

 Obama ha rimandato l'incontro con il Dalai Lama. Abbronzato e schiavo dei cinesi dunque. Poi in novembre verrà a Beijing per discutere con i cattivi di riscaldamento globale, crisi economica, e forse anche di Tibet e diritti umani, ma questo lo sapremo solo in futuro. Ora possiamo solo auspicarlo. Se avesse incontrato il Dalai Lama avrebbe potuto compromettere il nuovo dialogo che si sta portando avanti da mesi, e la situazione in Tibet non sarebbe cambiata di una virgola, forse qualche attivista sarebbe stato contento di vedere il presidente Obama perorare la causa tibetana, ma niente di più. Suona cinico, ma i cinesi non si curano di questi incontri. Codardo o pragmatico dunque il gesto di Obama? Bush jr a suo tempo incontrò il Dalai Lama con tutto il cerimoniale necessario, è servito a qualcosa? No, niente. Forse è ora di cambiare strategia a riguardo, agire con meno cerimonie e più intelligenza, senza cercare lo scontro frontale con un "nemico" che non è più battibile.


Obama ha ricevuto il nobel, ma deve ancora meritarselo, vedremo se riuscirà a cavare qualcosa dagli inamovibili cinesi. 

venerdì 9 ottobre 2009

Un tranquillo venerdì da Confucio

 Sono stato parecchio tempo a Beijing, e per parecchio tempo ho abitato in questa zona, quella vicino al Tempio dei lama. Ecco si dice sempre Tempio dei lama, è uno dei posti più noti della città, pieno di turisti e di negozi che vendono paccottaglia buddhista ed incenso. All'ombra del famoso tempio, più silenzioso e tranquillo, se ne sta invece il Tempio di Confucio, dedicato al padre ideologico di secoli di dinastie cinesi. Il tempio è pressochè vuoto, una benedizione direi. Decine di steli celebrative affollano i cortili, celebrano eventi importanti come la decisione di rinnovare il soffitto del tempio; il padiglione principale, dove si tenevano le letture dell'imperatore Qianlong, è circondato da un piccolo canale, tutto è silenzioso, ed in più in un'ala del complesso c'era una bellissima esposizione di fotografie dei più bei posti cinesi. Uscendo dal Tempio, tornando sulla via del Collegio Imperiale, si incontrano luoghi che sembrano piccoli studi, dentro ai quali lavorano esperti nell'assegnare il nome ai bambini ed indovini taoisti: alcuni con la barbetta lunga e lo sguardo di chi la sa lunga consultano tomi, altri in dolcevita scuro e giacca consultano il proprio portatile. Alla fine della via chiede la carità un mendicante con il visto sfigurato, forse dal fuoco, i connotati quasi spariti, gli occhi circondati di rosso vivo. Dall'altra parte, oltre un muro rosso, salgono i fumi delle offerte ai Buddha. Negli hutong tutt'intorno sono ancora numerosi i bagni pubblici, il profumo di incenso si mischia ai fetori; un signore passa, ha in mano un piattino di ceramica su cui sembra stia disegnando; mi fissa, sorride, da qualche altro colpo con un pennarello e si avvicina. Mi mostra il piattino, mi ha fatto un ritratto! Peccato che mi abbia fatto più grasso e con meno capelli. O forse sono davvero così e non lo voglio ammettere. Quando scopre la mia nazionalità cita immediatamente Berlusconi, e biascica qualcosa su un incidente stradale. Boh.


Tornato a casa scopro che Obama ha vinto il nobel per la pace. Nonostante l'aver "posposto" l'incontro con il Dalai Lama, apparentemente per non compromettere le relazioni con la Cina in un momento cruciale per i negoziati sul clima. Nonostante le ultime voci che davano come possibili vincitori i dissidenti cinesi, forse anche loro sacrificati sull'altare del clima. E nonostante la candidatura di Berlusconi, ma non credo che a lui sia stato fatale il clima.