sabato 7 novembre 2009

retrospettiva personale, anno 2008








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Luglio 2008


L’uccello di metallo mi sbarca su una landa lontana in un gigantesco padiglione il cui tetto ricorda il dorso di un drago d’acciaio, un trenino mi porta dove seri funzionari controllano i miei documenti mettendoci un’eternità, forse che gli occhi a mandorla gli deformino la percezione, una parete di vetro si apre, davanti ai miei occhi regular size un cielo grigio basso e dietro un sole marcio, aria umida e puzza di gomma...Beijing sono tornato!


Ci sono molte cose che uno straniero si trova davanti arrivando a Beijing, ma se un novello Ulisse fosse sbarcato oggi si chiederebbe innanzitutto perché le mani sono sempre umide e perché ovunque campeggiano cinque strani personaggi colorati. Semplice: è la (s)gradevole estate cinese e le Olimpiadi sono alle porte! Ossia un pericolo mix di calore corporeo incontrollato ed eccitazione mediatica al cui confronto il Mondiale di calcio vissuto in Italia è una sagra paesana. Una Beijing a suo modo nuova mi ha accolto, fatta di inedita pulizia, composizioni floreali ad ogni angolo di strada o vicolo, volontari olimpici sotto assiepati in casette costruite ad hoc nei luoghi strategici, inquietanti cinesi che mi parlano in inglese e che mi ripetono “welcome to Beijing”. Welcome il cazzo se poi mi spingi per entrare in metropolitana o mi sputi a due centimetri dai piedi! Un impatto strano qui dove dopo una decina di giorni non ho ancora visto il sole, ma una sensazione che qualcosa è cambiato davvero: l’aria non è pessima come mi aspettavo, le targhe alterne hanno un loro valore ed il verde che qui abbonda è particolarmente verde, debitamente annaffiato tutte le sere incuranti del rischio di esaurire le riserve d’acqua...ma il countdown per la cerimonia di apertura si fa serrato, ogni dettaglio è trattato in maniera maniacale e nulla è lasciato al caso.


Mi è servita una settimana per sistemarmi nella mia nuova dimora lontana dai luoghi a me noti, per rimarcare la differenza sostanziale con le esperienze precedenti. Una settimana passata in ufficio a provare di capire quale sarà il mio lavoro per i prossimi cinque mesi e la sera a passeggiare per il quartiere a studiare le opportunità che offre. Si contano sulle dita di una mano, ed includono l’apprezzare i cinesi che si siedono sul ciglio della strada, nei cortile e sui marciapiedi a giocare a poker, farsi aria e semplicemente chiacchierare in una sorta di vita all’aperto comunitaria difficile da coniugare con questa metropoli. Oppure apprezzare i signori che si alzano la maglietta fin sotto le ascelle per rinfrescarsi, nelle due versioni 1-con pancia a sostenere la maglietta 2-con nodo stile playmate di L.A. beach. Peccato che poi rovinino tutta la poesia di tali immagini indossando mocassini marroni con calzini blu. Molti portano a spasso cani e micro-cani, ricordo di acquisti benaugurali di due anni fa, quando in coincidenza con l’anno lunare del Cane in molti si dotarono saggiamente di tale compagno di vita. L’anno scorso era quello del Maiale, spero che quelli abbiano provveduto a mangiarli, mentre temo l’attuale valore simbolico dell’anno del Topo...i bambini giocano a badminton nel vano di ingresso del mio palazzo, i vecchi parlano dialetto stretto sulla riva di un laghetto artificiale. Dall’alto del mio balcone all’undicesimo piano vedo torri di appartamenti avvolte nella foschia, in basso coppiette nel giardinetto che cercano un po’ di privacy, al mio lato il macchinario del condizionatore produce 1000 gradi vanificando quel poco di aria fresca che tira, ma almeno so che al mio rientro mi si asciugheranno le mani! L’ultima immagine prima di rientrare è una macchina della polizia che arriva davanti al palazzo di fronte al mio, io che spero sia una mega operazione o qualcosa di eccitante, e invece i due sbirri scendono lasciando la macchina accesa salvo poi accorgersi che qualcosa sta andando a fuoco dentro al cofano, con dovizia di fumo e relativo allarme del vicinato. Dentro di me penso “sarebbe questa la pericolosissima polizia di cinese allora?”. Poi penso ai lati nascosti delle forze dell’ordine cinesi. Penso alla patina olimpica che non riesce, grazie al cielo, a nascondere la vitalità dei vicoli e del popolo e la bellezza di potersi sedere su uno sgabello di plastica a mangiare spiedini di capra mentre la fronte sgocciola e sulla camicia si forma un arabesco di sudore. Possa questo vento caldo portarne gli aromi dalle vostre parti e riportare a me un cielo azzurro!


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