mercoledì 25 novembre 2009

Cambiamento climatico: buone notizie

Usa e Cina sembravano aver congelato preventivamente la Conferenza sui cambiamenti climatici di Copenhagen, mettendo in chiaro che non si sarebbero presi accordi vincolanti nemmeno questa volta. E sottolineando ulteriormente chi comanda e chi decide.


Ma non tutti la pensano così: negli ultimi giorni si sono susseguite importanti dichiarazioni di governi non esattamenti marginali. Vediamo:


Lee Myung-bak della Corea del sud ha annunciato un taglio unilaterale delle emissioni del 30% entro il 2020, per arrivare ad un livello inferiore del 4% a quello del 2005. questo significa eliminare 570 milioni di tonnellate di co2. La Corea non è vincolata agli acordi di Kyoto, la decisione, curiosamente criticata sia dal mondo degli affari (tagli troppo esagerati) che dagli ambientalisti (tagli troppo esigui) è accompagnata dalla volontà per la potenza asiatica di farsi in qualche modo alfiere della nuova mentalità ecologica.


Il capo dello staff del presidente brasiliano Lula, Dilma Roussef, ha dichiarato il 14 novembre la decisione volontaria di tagliare le emissioni del 40% entro il 2020, risparmiando alla terra un miliardo di tonnellate di co2. E già che c'erano hanno deciso di diminuire dell'80% i processi di deforestazione amazzonica.


Infinie, il 18 novembre inviati russi ad un summit della UE in Svezia hanno reso pubblica la decisione presa dal governo di Medvedev di tagliare le emissioni di una percentuale tra il 20 ed il 25 entro il 2020, ritoccando verso l'alto il precedente impegno a taglaire il 10-15%.


Forse il blocco imposto dal nuovo dualismo mondiale Cina-Usa ha involontariamente scatenato una rincorsa ad apparire migliori dei suddetti: la Corea, letteralmente schiacciata dalla Cina ma anche legata ad essa per la propria economia, vuole ritagliarsi un posto più prestigioso nello scacchiere mondiale. I futuri sviluppi del processo di denuclearizzazione del nord potrebbero contribuire in questo senso. La Russia, orfana del suo ruolo di potenza riconosciuta, può in questo modo riguadagnare fiducia internazionale e dialogare nuovamente con l'Europa. Il Brasile, una delle potenze prossime a venire, sembra ben deciso e non seguire la strada già tracciata di Cina ed India, quella dello sviluppo a scpaito dell'ambiente e della salute.


Quindi di nuovo fari puntati su Copenhagen, non tutto è perduto!


 



 



 

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