mercoledì 30 maggio 2012

Terremoto in Emilia: una tendopoli ci accomuna


Come cambiano le cose in due giorni. Rileggo il post del 28 maggio, ed è già da aggiornare, rivedere, ripensare. Finalmente anche l'Emilia ha il suo numero a cui mandare sms per donare 2 euro alle vittime del terremoto: è il 45500. Triste soddisfazione, perchè come anticipato è servito il salto di qualità sismico: è servita un'ulteriore scossa potente, di quelle purtroppo indimenticabili, che ha portato indietro il calendario di una settimana ed avanti le lancette ferme di torri e campanili, dalle 4.04 alle 9.02. Colpite zone già tramortite e zone che si erano salvate, allargata la scure di paura sull'Emilia. Schizzato il numero delle vittime, ancora più catastrofica la semantica dei titoli dei notiziari e dei giornali. E finalmente il numero di telefono. In aumento i profili Facebook con l'immagine-tributo all'Emilia Romagna colpita, leggermente modificata: dove prima compariva la data 20 maggio, ora campeggia solo 2012.  

Cento era uscita relativamente indenne dalla prima scossa: la paura non è quantificabile, ma almeno non vi erano stati danni rilevanti o vittime. Questa nuova scossa ci ha coinvolto in pieno nel dramma di altre migliaia di fratelli del grandioso triangolo Ferrara-Modena-Bologna. Dove in genere tutti si odiano tra di loro, astio tra province ed interno alle province, dissapori ben motivati da rivalità sportive a tutti i livelli, da scontri gastronomici e rivendicazioni culturali, da usi dialettali in cui le L ferraresi combattono fieramente le S bolognesi, poi tutti contro il modenese, troppo amico del reggiano quindi troppo lontano del triangolo magico.
Ora queste divisioni non esistono più, il terremoto si è portato via le divisioni provinciali e comunali; esiste invece un nuovo elemento architettonico che ci accomuna, più dei portici e delle piazze pavimentate in porfido: la tendopoli. 

Ed un nuovo tipo di uomo, conosciuto agli studiosi con il nome latino di Emilianus Terremotatus, che nonostante le scosse proprio non ne vuole sapere di lamentarsi e dare la colpa ad altri, che non fa la vittima e non scatena guerre culturali ora che una piccola scintilla potrebbe infiammare tutto il campo.
Ora siamo tutti uguali nel timore: a casa, nelle scuole per fortuna risparmiate da un terremoto che questa volta ha colpito a lezioni in corso, nelle fabbriche che invece sono state teatro di morti tanto più dolorose quanto più emerge che forse alcuni lavoratori sono stati spediti al lavoro forse con troppo anticipo. Bisognerà pensare anche a questo una volta sgombrati i calcinacci, messe in sicurezza le case e sfamato chi da solo non ce la fa.

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