giovedì 14 gennaio 2010

Google vs Cina

Repubblica popolare cinese VS Google. La luna di miele sembra finita. E la situazione è molto più complessa di quello che sembra. Semplificando all'eccesso, i "capi" di Goggle avrebbero deciso di togliere i filtri censori dalla propria versione cinese. Inizialmente la si è presentata come una risposta al tentativo di hackers di violare le caselle email di alcuni militanti per i diritti umani; in seguito è emerso che l'attacco è stato sferrato anche contro grandi imprese occidentali. La direzione di Mountain View, dove ha sede Google, non ha accusato direttamente il governo cinese di essere alle spalle degli attacchi informatici, ma la reazione lo rende chiaro: dal 13 gennaio su Goggle.cn è possibile digitare e visitare tutte quelle pagine che fino al giorno prima erano censurate. Dopo anni di compromesso, esattamente dal 2006, dunque il gigante americano sembra essersi stancato, stanco di immolare sull'altare di 350 milioni di utenti cinesi il diritto alla libertà di ricerca e diffusione delle notizie. Il governo cinese per adesso ha risposto in maniera soft, affermando essenzialmente che le aziende straniere possono lavorare liberamente in Cina, ma devono rispettare le regole, ma è forte la sensazione che il dardo lanciato da Google sia pericoloso, e sembra che l'azienda statunitense possa arrivare a chiudere il proprio sito cinese (e relativi servizi, da g-mail a Googlemaps, da Google Earth a Picasa). E chiudere di conseguenza i propri uffici in Cina. Dal punto di vista "umano" e spirituale, inutile dire che sarebbe una grossa perdita per la Cina, ed allo stesso colpo un colpo potente sferrato da un colosso come Google dopo anni di sottomissione in nome degli affari: un potenziale precedente dunque, ma non credo. Meglio prendere in considerazione altre informazioni prima di gridare ad una semplice ma importante vittoria della libertà contro la censura. In fondo, per anni i dirigenti di Google non sembrano essersi fatti molti problemi a riguardo; perchè dunque dopo questo attacco, che non è di certo il primo, qualcosa è cambiato? L'attacco non ha colpito solo alcuni attivisti per i dirittti umani, ma anche alcune grosse aziende occidentali, almeno 20 (ma qualcuno dice fino a 34): tra i nomi grossi per ora sono emersi solo al stessa Google e Adobe, ma non mancherebbero giganti dei campi finanziari e farmaceutici. Questo forse per un'azienda come Google (che è un'azienda che deve fare fatturato, non un'organizzazione benefica, è bene ricordarlo) è sicuramente più grave dello spionaggio alla posta personale: un attacco, riuscito, mette in mostra le falle di un sistema informatico che dovrebbe essere invece sicuro. Dal punto di vista degli affari, la violazione delle lettere dei militanti politici è ben poco rispetto alla violazione dei segreti industriali. La perdita di fiducia in Google da questo punto di vista potrebbe far perdere guadagni, di sicuro guadagni maggiori di quelli tutto sommato miseri che produce Google China: appena 600 milioni di dollari, poco rispetto ai 22 miliardi di dollari che produce annualmente secondo JP Morgan. Insomma, in parole povere, meglio compromettere il mercato cinese (nel quale la fetta di utenza di Google è solo del 29%, in confronto al 60% circa controllato dal motore cinese Baidu, secondo dati del Wall Street Journal) piuttosto che rischiare di far emergere, tramite altri attacchi, delle falle nel sistema di sicurezza: questo causerebbe un danno maggiore. Secondo alcuni analisti dunque con la rimozione dei filtri Mountain View avrebbe semplicemente spostato l'attenzione da un problema di sicurezza del sistema ad uno di diritti umani. E' cinico, e smonta di molto l'euforia per quello che poteva sembrare un gesto ecclatante nel nome della libertà di navigazione. Lo stesso potenziale incendiario della mossa è a mio parere discutibile: certamente in Cina in questi giorni sarà possibile ottenere informazioni su Tiananmen '89, sul Tibet, sui diritti umani; cosa splendida, a prescindere dal fatto che spessissimo le informazioni che si trovano sono talmente sbilanciate e di parte anti-Cina da finire per apparire un banale contraltare alle notizie controllate del Partito Comunista Cinese. Cosa splendida dicevo, ma allo stesso tempo chi usufruirà di quelle notizie? Chi era nell'ambiente sapeva già come reperirle in precedenza, certamente con più rischi che in questo momento di transizione da una censura all'altra (perchè è inutile illudersi che la libertà di internet sia stata raggiunta). Ma tutti gli altri? Non credo che gli internauti cinesi si getteranno in massa alla ricerca di questi contenuti. Per la maggior parte degli utenti, è molto più doloroso non accedere a Facebook e Youtube che alla fruizione di notizie sui diritti umani. In Cina come qui da noi, d'altronde. NEi due paesi la notizia è stata accolta in maniera diversa: sul People Daily cinese, che riprende il China Daily, si parla di una strategia di Google per mettere sotto presisone il governo cinese, anche se non si chiarisce a che pro. Guo Ke, professore all'Università di Studi internazionali di Shanghai, ritiene che difficilmente Google lascerà la Cina ed i profitti che può fare: secondo lui, al governo cinese non farebbe invece grande differenza che Google resti o meno. Quindi Google starebbe giocando al gatto e il topo con Beijing. Forse per ottenere dal governo assicurazioni riguardo la cessazione degli attacchi hacker? Nelgi Stati Uniti invece sembra che si siano concentrati sul contenuto di libertà, tanto che è intervenuto lo stesso portavoce di Obama, Robert Gibbs, per far sapere che il presidente e l'amministrazione sono convinti sostenitori della libertà per internet". Siamo insomma ad un altro capitolo dello scontro dissimulato tra Usa e Cina?


Ma in ultima analisi, quei ragazzi cinesi che si vedono depositare fiori alla sede di Google China a Beijing, che potenziale lutto stanno celebrando? La perdita di una libertà di ricerca promessa ma mai realizzata per intero, o la perdita della visione panoramica del proprio quartiere grazie a Google earth?


                        

2 commenti:

  1. Bellissimo articolo, soprattutto le tue conclusioni e la chiusa.

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  2. Grazie! E' difficile scrivere di un argomento, e di una notizia, che non poteva che sembrare buona, perchè man mano che approfondisci realizzi qualcosa di nuovo, ed immancabile finisci con po' di amaro in bocca. Un amaro che proviene da tutti gli attori!

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