giovedì 21 gennaio 2010

Avatar in Cina: polemiche

Due giorni fa ho sentito al Tg2 la notizia che il governo cinese ha sospeso le proiezioni di Avatar per fare spazio ad un colossal su Confucio: nel servizio si accennava ad un possibile motivo censorio, ma non lo si dava per scontato. Cosa che ha invece fatto un quotidiano di Hong Kong, l'Apple Daily, che ha assicurato che l'ordine di sospensione di Avatar a favore di un film patriottico ed educativo è venuto direttamente dal Dipartimento Centrale di Propaganda del PCC. In verità il film è stato ritirato solo nella sua versione povera, quella 2D, ma è rimasto invece nelle sale attrezzate per il 3D (ma non essendo molte in Cina, equivarrebbe secondo alcuni commentatori ad un ritiro pressochè totale). La premiere di Avatar in Cina è stata il 4 gennaio, e sarebbe stato dunque "ritirato" il 19, avendo avuto circa due settimane di diffusione. Quindi se è stata un'azione di censura, non ha funzionato alla perfezione; il Dipartimento Centrale di Propaganda non è un gruppetto di amici che si ritrovano il week end a decidere chi trattare male e chi tollerare, funziona purtroppo molto bene, solitamente. Forse, se si vuole vedere la vicenda dal punto di vista politico, viene meglio concentrarsi sulla spinta ad un film su Confucio piuttosto che sul divieto ad un film -potenzialmente- pericoloso: Avatar ha avuto il suo spazio, la sua pubblicità, e se lo togli dalle sale cinesi un giorno, la sera stessa lo potrai comodamente comprare in tutti i vicoli in dvd piratati a meno di un decimo del costo di una proiezione. Mentre spingere e promuovere all'eccesso un bel filmone su Confucio, che non ho visto (e probabilmente mai vedrò) ti aiuta, oltre a fare botteghino per una produzione nazionale anche a far passare i classici valori dello Stato, del rispetto, dell'ordine.


Ho aspettato a scrivere oggi riguardo questa vicenda, perchè ho avuto modo di vedere il film e farmi un'idea. Avatar è puro spettacolo per gli occhi per tutto il suo ingombrante minutaggio, e questo sopperisce alla trama piuttosto scontata. L'intento del film, oltre al messaggio ecologista, è certamente una chiara critica all'invasione ed alla colonizzazione in generale. Sacrosanta, anche se in un contesto un filino troppo manicheo: un invasore cattivo ed interessato solo ai soldi e quasi senza sfumature (si salvano solo gli scienziati) ed un popolo invaso che è la quintessenza della pace e della cordialità come non trovi neanche nelle più idilliache visioni arcadiche. Vedendo il film però ho pensato a quanti cinesi in sala vedendo Avatar abbiano fatto un paragone con la situazione in Tibet o Xinjiang. Il cinese medio è convinto (od è stato convinto, a seconda dei punti di vista) che la politica attuata in Tibet sia giusta, ed altrettanto lo sia quella attuata in Xinjiang; e con cinese medio intendo una maggioranza schiacciante. Non credo che il cinese medio al cinema si sia sentito paragonato agli invasori spietati. Anzi, conoscendoli, è più facile che, ritornando con la mente ai fatti di oramai due secoli orsono, si sia immedesimato con gli invasi e vessati che infine hanno la loro rivincita. In fondo ancora oggi i cinese rimuginano sulle invasioni stranieri che li misero in ginocchio per tutto il 1800 e parte del 1900, e su queste vicende le autorità insistono ancora molto, sia in politica interna che in politica estera. Può essere che il Partito abbia fermato Avatar preventivamente, "ritardando" un po' per non dare l'impressione di censurare, ammettendo però così un fallimento: se la popolazione può riconoscere la tragedia tibetana in questo film, allora la propaganda e la politica cinesi hanno fallito.


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