martedì 18 maggio 2010

L'indagine che fa tremare le Coree








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Giovedì prossimo
potrebbe essere una giornata cruciale per la penisola coreana: saranno infatti
resi noti i risultati dell'indagine sull'affondamento della nave da guerra
Cheonan, che lo scorso marzo ha provocato 46 vittime tra i marinai sudcoreani.
Fin da subito si erano fatte insistenti le voci che potesse trattarsi di un
attacco della marina nordcoreana, ma il governo di Seoul aveva tenuto basso i
toni, evitando accuratamente di accusare direttamente Pyongyang: per
scongiurare una crisi che avrebbe non solo compromesso la ripresa economica che
è in corso in Corea del Sud, ma anche trascinato i due paesi in uno scontro non
più fatto solo di proclami ed accuse bipartisan, ma possibile di veri atti di
guerra. Per una larga parte dell'opinione pubblica, per settori dell'esercito e
del mondo politico l'attacco alla Cheonan è stato appunto un atto di guerra,
una precisa dichiarazione di intenti del regime di Kim Jong-il. Le prove
sembrano oramai confermarlo, ma l'ufficialità sulla decisione arriverà appunto
solo giovedì. Ma intanto tutti si stanno muovendo. di Stato
americana Hillary Clinton sarà a Seoul la settimana prossima, come ha
confermato lo stesso presidente Obama: prima sarà a Beijing, dove secondo i
programmi discuterà anche di questo tema col il suo pari ruolo cinese, Dai
Bingguo. Lo stesso Barak Obama ha avuto oggi una conversazione telefonica col
suo collega sudcoreano Lee Myung-bak, ribadendo l'appoggio degli Usa, quale che
la decisione finale. Decisione che Seoul comunicherà immediatamente non solo
agli Usa ma anche a Cina e Russia, a conferma che un'eventuale scontro nelle
acque coreane difficilmente rimarrà delimitato ai due paesi protagonisti.

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Giovedì prossimo
potrebbe essere una giornata cruciale per la penisola coreana: saranno infatti
resi noti i risultati dell'indagine sull'affondamento della nave da guerra
Cheonan, che lo scorso marzo ha provocato 46 vittime tra i marinai sudcoreani.
Fin da subito si erano fatte insistenti le voci che potesse trattarsi di un
attacco della marina nordcoreana, ma il governo di Seoul aveva tenuto basso i
toni, evitando accuratamente di accusare direttamente Pyongyang: per
scongiurare una crisi che avrebbe non solo compromesso la ripresa economica che
è in corso in Corea del Sud, ma anche trascinato i due paesi in uno scontro non
più fatto solo di proclami ed accuse bipartisan, ma possibile di veri atti di
guerra. Per una larga parte dell'opinione pubblica, per settori dell'esercito e
del mondo politico l'attacco alla Cheonan è stato appunto un atto di guerra,
una precisa dichiarazione di intenti del regime di Kim Jong-il. Le prove
sembrano oramai confermarlo, ma l'ufficialità sulla decisione arriverà appunto
solo giovedì. Ma intanto tutti si stanno muovendo. di Stato
americana Hillary Clinton sarà a Seoul la settimana prossima, come ha
confermato lo stesso presidente Obama: prima sarà a Beijing, dove secondo i
programmi discuterà anche di questo tema col il suo pari ruolo cinese, Dai
Bingguo. Lo stesso Barak Obama ha avuto oggi una conversazione telefonica col
suo collega sudcoreano Lee Myung-bak, ribadendo l'appoggio degli Usa, quale che
la decisione finale. Decisione che Seoul comunicherà immediatamente non solo
agli Usa ma anche a Cina e Russia, a conferma che un'eventuale scontro nelle
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Giovedì prossimo potrebbe essere una giornata cruciale per la penisola coreana: saranno infatti resi noti i risultati dell'indagine sull'affondamento della nave da guerra Cheonan, che lo scorso marzo ha provocato 46 vittime tra i marinai sudcoreani. Fin da subito si erano fatte insistenti le voci che potesse trattarsi di un attacco della marina nordcoreana, ma il governo di Seoul aveva tenuto basso i toni, evitando accuratamente di accusare direttamente Pyongyang: per scongiurare una crisi che avrebbe non solo compromesso la ripresa economica che è in corso in Corea del Sud, ma anche trascinato i due paesi in uno scontro non più fatto solo di proclami ed accuse bipartisan, ma possibile di veri atti di guerra. Per una larga parte dell'opinione pubblica, per settori dell'esercito e del mondo politico l'attacco alla Cheonan è stato appunto un atto di guerra, una precisa dichiarazione di intenti del regime di Kim Jong-il. Le prove sembrano oramai confermarlo, ma l'ufficialità sulla decisione arriverà appunto solo giovedì. Ma intanto tutti si stanno muovendo. La Segretaria di Stato americana Hillary Clinton sarà a Seoul la settimana prossima, come ha confermato lo stesso presidente Obama: prima sarà a Beijing, dove secondo i programmi discuterà anche di questo tema col il suo pari ruolo cinese, Dai Bingguo. Lo stesso Barak Obama ha avuto oggi una conversazione telefonica col suo collega sudcoreano Lee Myung-bak, ribadendo l'appoggio degli Usa, quale che la decisione finale. Decisione che Seoul comunicherà immediatamente non solo agli Usa ma anche a Cina e Russia, a conferma che un'eventuale scontro nelle acque coreane difficilmente rimarrà delimitato ai due paesi protagonisti.


(nell'immagine, le operazioni di recupero del relitto della Cheonan, poi sottoposto ad indagini. Sarebbero emerse, tra le altre, tracce riconducibili ad un siluro che avrebbe colpito la nave)




E la Corea del Nord? Finora Pyongyang ha negato qualsiasi coinvolgimento nella tragedia. Nel contesto degli ultimi mesi, l'attacco, se confermato, sarebbe l'ultima provocazione del Nord nei confronti del Sud dopo il blocco del dialogo sul disarmo nucleare ed il pugno duro mostrato da Seoul per quanto riguarda gli aiuti economici, da cui Pyongyang dipende, ed i progetti di sviluppo congiunto tra le due Coree. Forse il governo di Kim Jong-il ha voluto alzare nuovamente la tensione nel momento in cui il mondo cominciava a perdere interesse nella questione coreana; il che è probabilmente quanto di peggio possa succedere per la Corea del Nord. Ma se dovesse emergere un preciso coinvolgimento militare, le conseguenze sono difficili da immaginare. E' difficile infatti pensare che Seoul, pur con la volontà politica e tutto il pragmatismo imposto dalla situazione, possa far passare senza conseguenze una sfida netta oltre che costosa in termini di vite.



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