mercoledì 9 febbraio 2011

Egitto: effetto domino verso la Cina?

La dirigenza cinese è preoccupata da quello che sta succedendo in Egitto? Esiste un timore nella leadership del PCC che quel sentimento che in fretta si è diffuso non solo in Tunisia ed Egitto ma anche più a est, in Giordania e Yemen (sebbene in forme diverse e con al momento minore intensità) possa attraversare tutto il continente fino alla Cina? Geograficamente è una strada piuttosto lungo, c'è un bel tratto di via della seta da affrontare, e lungo il tragitto parecchi governatori autoritari o vere e proprie dittature da rovesciare. Governi in cui la situazione interna è più tesa, in cui la scintilla può scatenare la fiamma più facilmente che in Cina. Ma Pechino ha già preso provvedimenti, più o meno ufficiali. Tra gli ufficiali, l'obbligo per tutti i mezzi di comunicazione ufficiali di usare solo dispacci ufficiali dell'agenzia stampa governativa Xinhua, e di concentrarsi non tanto su quello che sta avvenendo in Egitto (che, si badi comunque bene, è al momento documentato su tutti i media cinesi) ma sulla rapidità e l'efficienza con cui il governo ha riportato in patria i propri cittadini.


Tra i provvedimenti non ufficiali, la maggior attenzione dedicata dal Partito al mostrare i propri dirigenti come "vicini alle masse", per riprendere un termine in voga negli anni del Maoismo. Il Premier Wen Jiabao ha fatto visita all'Ufficio lettere e reclami, (nella foto sotto) e per la prima volta si è visto un altissimo quadro del governo cinese parlare con persone che avevano qualcosa da ridire sull'operato delle istituzioni. Chiaramente non l'inizio di una nuova epoca nei rapporti tra PCC e cittadini cinesi, ma un segnale: noi siamo con voi.



Nella stessa ottica va visto il particolare risalto dato dai media ai provvedimenti riguardo al welfare inseriti nel nuovo piano quinquennale (2011-2015), con particolare enfasi sull'aumento dei salari: il governo sa bene che una in Cina non si è ancora raggiunta la tanto agognata armonia sociale. La forbice che separa ricchi e poveri unita alla previsione di un'inflazione in crescita nel 2011 obbligano i dirigenti a non ignorare la possibilità, anche se remota, di un malcontento che si potrebbe tramutare in rivolta.


Il tutto nella lunga attesa che precederà il cambio della leadership cinese nel 18esimo Congresso del PCC che si terrà nel 2012, previsto all'insegna della continuità. Ma si sa che i periodi di transizione possono rivelare sorprese.


 


 


 


 

3 commenti:

  1. Ma la signora piange per l'incontro con il sommo leader o per i disguidi della burocrazia cinese??

    RispondiElimina
  2. Credo le abbia detto che in cambio della sua casa da poco demolita riceverà un Iphone made in China.
    Piuttosto spiegami: il secondo commento, in grassetto e sottolineato, l'hai messo nel caso non avessi afferrato bene il concetto alla base della tua domanda?

    RispondiElimina