martedì 16 novembre 2010

Un'altra Olimpiade. Quella Asiatica.

A Guangzhou, nota anche come Canton, sono iniziati lo scorso 12 novembre i Giochi Asiatici, le Olimpiadi speciali del continente ad oriente (nostro, chiaramente) giunte alla loro sedicesima edizione. Non sorprende che un continente che ospita circa il 60% della popolaizone mondiale abbia le proprie Olimpiadi speciali, in particolare se tale continente ospita paesi dominanti o che domineranno il futuro. Non sorprende nemmeno che la Cina faccia manbassa di medaglie, ponendosi dopo alcuni giorni al primo posto nel medagliere, cosa di cui nessuno dubitava minimamente, tanto che la vera sfida sembra piuttosto quella per il secondo posto, per il quale sgomitano Corea del Sud e Giappone. Per le altre nazioni, briciole o poco più. Morale della favola: se alle Olimpiadi normali vieni frustrato dall' "occidente" che cede il passo nell'economia ma si tiene stretto lo sport, in quelle tue continentali vieni frustrato dai tuoi vicini del nord-est.



E' un'Olimpiade a tutti gli effetti, con incredibile cerimonia di inaugurazione, mascotte, rituali e crismi perfettamente rispettati. L'unica differenza con la sorella maggiore globale sta in alcune discipline, che compaiono solo in questa versione asiatica: non stupisce la presenza di sport tradizionali o comunque molto diffusi, come il Wushu (le arti marziali cinesi) o il Cricket (la vera fede sportiva del subcontinente indiano). Poi abbiamo il Kabaddi, che non riesco a capire come funzioni, ma mi sembra una mutazione asiatica di "strega comanda colore" (http://www.gz2010.cn/08/0821/19/4JT4BR9G0078007E.html), la gara della Barche Drago, la sezione "scacchi" che comprende quelli classici per noi con re e regina e altri due giochi asiatici di tessere chiamati Weiqi e Xiangqi. Ci sono poi il Golf, il Bowling, il Biliardo (tutti chiaramente non tipicamente asiatici, ma che raccontano una globalizzazione di sport a suo modo inedita) e la categoria a mio parere più bella: Dance Sport. Ossia, ballare Tango, Valzer, e molti altri stili sudamericani o classici europei. E qui si rimane stupefatti, perchè per la mia piccola esperienza gli asiatici non sono esattamente sciolti nel ballo; ed invece eccoli che ti smentiscono a passo di Chachacha od eseguendo un Tango degno della miglior Buenos Aires.

2 commenti:

  1. però la danza mi pare piuttosto diffusa in Cina, proprio come attività fisica più che sociale. ricordo una domenica mattina, il momento per eccellenza della "reazione fisica" di militaresca memoria, a Liuzhi. c'era chi palleggiava ininterrottamente una pallina con delle penne, chi colpiva una trottola con la frusta ma soprattutto gruppi che ballavano, alcuni da soli, altri in coppia, altri col ventaglio. non andavano minimamente a tempo, e nemmeno erano sincronizzati.

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  2. Verissimo. Direi l'attività fisica al mattino per attivare il corpo (e qui la danza ha affiancato il tradizionale taiqi-taichi-taiji a seconda delle diverse trascrizioni) e sociale la sera, quando dai parchi si levano le note del tango e del valzer e tanti cittadini ballano e chiacchierano. A tempo, non a tempo, non sembrano curarsene. Quel che importa è, come disse lessi una volta in qualche intervista ad un anziano pechinese, poter fare ora da vecchi quei passi che erano stati vietati quando erano giovani, quando tutto quello che era "straniero" era accusato di corrompere gli animi cinesi, e dunque vietato.

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