A Beijing esiste una città sotterranea. Non è la metropolitana, e nemmeno un sinonimo per indicare la popolazione underground od i poveri che vivono in presunti cunicoli. E’ invece un sistema di tunnel sotterranei scavati dal 1969 per i successivi 10 anni, in seguito allo scoppio delle ostilità tra Cina e l’allora Unione Sovietica. La paura era quella di un attacco nucleare, e Mao pensò così di far costruire un Grande muraglia sotterranea. I tunnel si estendono per 30 chilometri nella zona a sud di piazza Tian’anmen; nel clima paranoico vennero costruiti alloggiamenti, zone per la ristorazione, scuole, teatri, sale per la lettura, fabbriche, cliniche, una pista per il pattinaggio nonché aree per la coltivazione di funghi. In alcune zone i tunnel erano tanto larghi da permettere il passaggio di camion in entrambi i sensi di marcia, e si dice che tutte le abitazioni delle zone interessate avessero un accesso segreto a questa struttura che fortunatamente non è mai stata necessaria. Alcuni tratti sono stati sfruttati quando venne costruita la metropolitana, in altri invece ci sono ora i sotterranei di negozi, a volte negozi veri e propri o hotel di infimo rango. Per la costruzione si usarono materiali provenienti dallo smantellamento di parte delle mura di Beijing e di alcune delle antiche porte di guardia: si distrusse il vecchio per costruire il nuovo, come recitava un classico della Rivoluzione Culturale. --br--I tunnel sotterranei passano nei pressi di Qianmen, la porta meridionale di piazza Tian’anmen, una delle aree di Beijing che ha subito una trasformazione tra le più radicali: fino a qualche anno fa era una banale via cinese, trafficata, sporca, con banali palazzi, marciapiedi sbrecciati e mucchi di spazzatura nauseabonda nei pressi dei negozi, anche se da sempre è stata una via di grande importanza commerciale, almeno fin dai tempi della dinastia Yuan, quindi a partire dal Tredicesimo secolo. L’anno scorso Qianmen è stata riaperta dopo anni di lavori nella sua nuova veste, ossia ora appare come era negli anni ’20 e ’30 del Ventesimo secolo. Sono stati ricostruiti gli edifici ispirandosi alle foto dell’epoca, che sono poi state affisse nei luoghi corrispettivi, la via di poco più di 800 metri è percorsa da un tram a rotaia, ed all’interno dei nuovi edifici hanno aperto grandi ristoranti, boutique, negozi di souvenir, anche se molti luoghi sono ancora vuoti. Tutto è talmente nuovo e curato che sembra proprio di stare in un parco a tema, con quell’inamovibile gusto di falso e ricostruito, di cui Qianmen è il trionfo. Questa volta si è usato il vecchio per costruire il nuovo, e l’effetto non è, almeno per i miei occhi, un gran che. Ai cinesi invece sembra piacere, forse i più anziani rivivono in parte la loro gioventù, forse qualcuno sulla versione originale del tram c’era pure salito. Purtroppo anche tutte le arterie laterali stanno subendo lo stesso trattamento, moltissime sono ancora enormi cantieri in cui i vecchi e le signore devono, invece che camminare in mezzo alla strada, attraversare pericolanti passerelle posizionate sopra a scavi o pozzi.
E la città sotterranea? Quella mantiene i suoi misteri, per me almeno, visto che oggi, dopo aver vagato in zozzi hutong per lungo tempo ho finalmente trovato l’ingresso, chiuso però. Senza data, senza indicazioni. Gli hutong tutti intorno sembra che stiano affrontano l’apocalisse, vengono distrutti, sventrati, ricostruiti, rimaneggiati. Al numero 62 del Xidamochang hutong (西打磨厂胡同) c’è un muro di piastrelle bianche e la scritta Beijing underground city (北京地下城) che lentamente si sta scollando. Un gruppo di operai mi guardava chiedendosi secondo me cosa fossi venuto a cercare li. Sono segnalate altri punti dove accedere, ne ho trovato uno al 18 di Dazhalan hutong (大栅栏胡同): si entra in un anonimo enorme negozio, si scende le scale seguendo fiduciosi un cartello che recita “Air bombing basement” o qualcosa di simile, e ci ritrova in...uno spaccio di francobolli e roba di filatelia. Delusione. Ma nascoste in un sottopassaggio, due porte di legno male in arnese chiuse con catene. Dalla fessura si intravedono scale che scendono.
La città sotterranea esiste, e non avrò pace finchè non l’avrò visitata.
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