Non ho mai studiato con attenzione il calendario tradizionale cinese, quello lunare ancora oggi usato dai contadini per organizzare i cicli di semina e raccolta, ed in base al quale si calcolano le festività tradizionali cinesi. Nonostante questo ho realizzato in questi giorni che dev’essere iniziato l’autunno. Mi sono svegliato che fuori dalla finestra il colore era lo stesso del novembre padano, tranne per gli alberi che sono ancora verdi. Parecchi gradi in meno dei giorni scorsi, ma soprattutto da un giorno all’altro dagli scaffali del reparto frutta del supermercato sono scomparsi i meloni ed i cocomeri, e sono apparsi i mucchi di giuggiole. Era rimasto un unico melone triste, abbandonato tra pile da poco arrivate di pere e ammassi di quello strano frutto che sembra un pompelmo gonfiato e del quale non ricordo il nome. O forse non l’ho mai saputo. Casualmente sono venuto a sapere che domani si festeggia il San Valentino cinese, il locale giorno degli innamorati, che cade tutti gli anni il settimo giorno del settimo mese del calendario lunare. La leggenda alla base della festività narra, semplificata, dell’amore ostacolato tra la settima figlia dell’Imperatore Celeste ed un pastorello terrestre, ostacolati dal padre di lei e costretti a vivere lei su Vega e lui sulla stella Altair, con la possibilità di vedersi solo una volta all’anno, appunto nel settimo giorno del settimo mese. Ma vi sono altre leggende che avrebbero ispirato la festività, che a differenza della nostra versione non prevede scambio di regali ma piuttosto diviene l’occasione per le ragazze di mettere in mostra le proprie qualità di ottime compagne di vita. In base ai diersi nomi assunti dalla festività o alle diverse pronunce il nome cambia da “Compleanno delle sette sorelle” a “Notte delle qualità” a “Festa delle qualità”. Quindi niente cioccolata o rose (che invece abbondano quando anche qui si festeggia San Valentino) ma piuttosto la dimostrazione di destrezza nell’incidere meloni in maniera artistica, simbolo ideale di grandi abilità casalinghe. Allora io ripenso al povero melone del supermercato, intento a nascondersi tra i nuovi arrivati per scampare al processo estetico che lo renderà tanto bello quanto morto.
Leggendoti mi hai fatto tornare alla mente la "mia" Cina, vissuta da studentessa qualche anno fa...grazie :)
RispondiEliminaprego!è un piacere che i reduci si riconoscano in quello che scrivo!
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