La Cina ha cominciato a prepararsi con largo anticipo per i festeggiamenti del sessantesimo anniversio della fondazione della Repubblica popolare che cadrà il I Ottobre. Il Monumento agli Eroi della Rivoluzione in piazza Tian'anmen è stato ripulito e la gradinata da dove i leader assisteranno alla parata militare ridipinta. Per le strade è aumentato il controllo, ora non ci sono solo gli sbirri all'apparenza un po' sfigatelli che pattugliano solitamente, ma nei punti strategici sono apparsi i duri delle forze speciali. In tv abbondano i documentari, ed al NAMOC, il National art museum of China è stata inaugurata una bellissima mostra su sessant'anni di pittura cinese. Bellissima almeno per me che della pittura di propaganda ho fatto uno dei ambiti di studio, ed ho potuto finalmente vedere gli originali di decine di quadri, alcuni enormi e splendidi, visti in precedenza solo sui libri. Ovviamente la fanno da padrone il realismo socialista, il romanticismo rivoluzionario e la pittura cinese riletta in chiave politica. Nella Cina che ha da anni abbandonato la via indicata da Mao fa uno strano effetto vedere questa carrellata di operai, contadini, leader del passato, valorosi rivoluzionari, ma anche grandi paesaggi industriali ricreati con la tecnica tradizionale cinese, raffinerie e porti resi gentili dal tocco fine del pennello, tralicci che si perdono tra le brume della campagna. C'era moltissima gente, molti giovani ma, più interessanti, gli anziani: fermi davanti ad immagini della loro gioventù, elencavano i nomi dei leader, quasi giocando a chi ne ricordava di più. Chissà cosa ricordano di quegli anni, io stesso mi chiedevo come potesse essere la vita a Beijing prima dei grattacieli, dei fast food e dell'invaisone di stranieri. Chissà se quei nonni rimpiangono i giorni passati, a prescindere dall'ovvio motivo anagrafico. Alcuni ricorderanno l'euforia ideologica, per altri forse quelle immagini rivangheranno tragedie e sofferenze. E poi quella carrellata di eroi del passato, della lotta contro l'invasore giapponese. Sono passate decadi, è cambiato tutto, ma quegli eroi sono ancora riveriti, la Cina non si è dimenticata di chi ha combattuto ed è caduto, ancor prima che per il comunismo, per difendere il proprio paese. Tra i milioni di difetti di questo posto, una cosa positiva c'è: non hanno dimenticato chi erano i buoni e chi i cattivi.
Nessun commento:
Posta un commento