Sono stato al Confucius Cafè la prima volta tre anni fa. Si trova nello stesso hutong, uno dei tradizionali vicoli di Beijing, del tempio di Confucio e dell’antica Accademia nazionale. A quei tempi mi lo amai per la sua sistemazione romantica in un vicolo ben tenuto ma non ancora inflazionato, per il suo interno un po’ confusionario ma sincero, i davanzali ed i ripiani pieni di eterogenei soprammobili che andavano da scatole laccate ad un pupazzetto di Et, le sue mensole piene di riviste e libri malconci che davano l’idea del passare del tempo, il suo mobilio da antiquariato cinese, ed anche per il suo espresso decoroso. Un gatto bianco si aggirava tra le gambe dei tavoli e saliva sulle sedie incurante dei clienti, che non erano mai troppi; una volta il proprietario mi chiese quale fosse il miglior caffè italiano, e se secondo me sarebbe stata una buona mossa vendere anche i gelati in coppa. Un posto rilassante insomma. --br--
Ci sono tornato spesso nel corso degli anni, e l’ho visto cambiare, come sono cambiati i vicoli circostanti. E’ in corso un’opera di recupero che punta a far divenire la zona molto simile a Nanluoguxiang, uno degli hutong più noti a Beijing per la presenza di bar, locali, negozi alla moda. Ad onor del vero, secondo me uno degli esempi meglio riusciti del recupero in chiave turistica ma in maniera decorosa. Nei vicoli vicini al Tempio di Confucio sono cresciuti come funghi bar, caffetterie, piccoli locali in gran parte vuoti di clientela, librerie e piccoli negozi di semi-antiquariato. C’è anche un ostello delle gioventù. Orrore degli orrori, è in costruzione anche una sorta di centro ricreativo pieno di negozi, bar e sale da tè, proprio di fronte al muro rosso del Tempio dei Lama, ed il timore è che finisca come finisce di solito quando i cinesi si lanciano in questo genere di opere: costruiscono un edificio anonimo, lo rivestono di colonne rosse, finte pietre e tetti a pagoda, e ci ficcano dentro tutte le attività commerciali. La zona è turisticamente potentissima, quindi la sensazione che mi pervade è puro terrore; spero che il tempo mi smentisca.
Ed il Confucius Cafè invece? Ci sono tornato ieri, da lontano ho visto l’insegna Illy, ma la mio arrivo mi si è presentato diverso: sparito il set di soprammobili improbabili, sparito l’arredamento tradizionale, sparite riviste e libri, sparita l’atmosfera raccolta e le finestre che non riuscivano a trattenere gli spifferi invernali. In compenso ora ci sono poltroncine anonime, finestre nuove, pareti bianche. Orrore degli orrori, un televisore ultrapiatto che trasmetteva un programma di spezzoni musicali stranieri, l’universale simbolo di fallimento di un locale pubblico. Il caffè è rimasto lo stesso; mentre lo bevevo, alle mie spalle un cinese-americano con cappellino da baseball girato al contrario e micro computer sul tavolo non ha fatto altro che parlare al telefono di business, di strategia di attacco aziendale, di moderna struttura imprenditoriale. C’era ancora il gatto bianco, lui non sembrava preoccuparsi di niente, continuando a girovagare tra i tavoli e saltare sulle poltroncine, forse anzi trovandole più comode delle vecchia sedie a tre gambe stile dinastia Ming.
Mi ha quasi confortato la presenza dei bagni pubblici ed il loro odore pestilenziale. La loro presenza così fastidiosa ma essenziale mi ha tranquilizzato: la trasformazione non è ancora arrivata al suo punto estremo, c'è ancora speranza!
noooooooooooo
RispondiEliminanon c'è piu et???
è tornato al suo pianeta natale, insieme al trashissimo pannello con i dignitari della dinastia Ming!
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