Nel 1971 fu il ping pong a dare inizio ai rapporti diplomatici tra Cina e Stati Uniti: i membri della squadra a stelle e strisce vennero invitati dai corrispettivi cinesi mentre erano in Giappone per i Campionati Mondiali della disciplina. Prima di loro, dalla presa di potere comunista nel 1949, solo altri 11 statunitensi erano stati ammessi in Cina, in quanto membri delle Partito delle Pantere nere. Quell’ambasciata sportiva del ’71 fu il preambolo della visita presidenziale di Nixon l’anno successivo, il momento della prima significativa svolta nei rapporti tra le due nazioni. Allora lo zio Sam guardava il drago orientale in chiave anti-sovietica. Ma quasi quattro decadi dopo i rapporti sono cambiati, e nell’incontro tra Stati Uniti e Cina in corso in questi giorni a Washington, già ribattezzato il G2, le due superpotenze oramai su guardano negli occhi. Allora fu il ping pong ad inaugurare l’omonima diplomazia, oggi lo sport che celebra l’incontro è il basket: significativo lo scatto che immortala Barak Obama ed il vice-premier cinese Wang Qishan alle prese con una palla da basket durante un momento informale, consapevoli o meno che quella palla a spicchi li lega molto più di quanto possa sembrare.
Forse che fra trent’anni parleremo di “diplomazia del basket?”
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