Cosa c'entra l'Iran nei litigi tra Usa e Cina? Si dice che il nodo strategico del 2010 sarà l'Iran. Difficile ora come ora smentire l'affermazione. La settimana scorsa gli Usa hanno di fatto dichiarato che procederanno sulla strada delle sanzioni contro la Repubblica islamica, ritenendo che la via diplomatica per fermare il suo sviluppo atomico sia oramai giunta al suo vicolo cieco. La stessa Hillary Clinton ha messo in guardia la Cina, affermando che il paese andrà incontro a grossa pressione internazionale se, in parole spicciole, non si accoderà al gruppo richiedente le sanzioni. Ed il contratto per vendere armi a Taiwan è sembrato proprio un avvertimento: se non ci aiutate ad affrontare questo nemico, noi riniziamo a vendere armi di fianco a casa vostra. Il governo cinese si è infuriato, ovviamente, ed ha minacciato sanzioni (situazione complessa: uno dei maggiori contractors in questa vendita di armi è la Boeing: Beijing difficilmente sanzionerà il suo fornitore numero uno di velivoli, tanto meno quando è la Boeing ad avere in mano la gestione e la manutenzione dei suoi prodotti. Sarebbe, probabilmente, una perdita economica troppo grossa). Con la minaccia delle sanzioni il governo cinese ha però inviato un messaggio agli Usa: non tanto che non devono vendere armi a Taiwan, quanto che non devono provare di inserirsi non tanto negli affari interni cinesi, quanto in quelli esteri. Più del rapporto con Taiwan al momento è importante quello con Teheran: l'Iran è il primo fornitore di petrolio e gas naturale per la Cina, che importa da esso il 14% del proprio fabbisogno. Nel 2009 ha aumentato dell'88% le proprie esportazioni verso la Cina rispetto all'anno precedente, che si appresta a divenire il suo più grosso partner commerciale, a scapito del Giappone. Tutte le società energetiche cinesi hanno rapporti commerciali con l'Iran, ma non è solo l'energia ad unire i due paesi: la loro è un'alleanza cementificata anche dalle armi, i cui primi scambi commerciali riguardano i tempi della guerra tra Iran ed Iraq e sono continuati fiorenti negli anni, in particolare dopo l'embargo lanciato da Clinton contro l'Iran nel 1995. In ultimo, l'Iran è fondamentale per la strategia del filo di perle cinese con cui si garantisce le rotte commerciali dall'oceano Pacifico al Mediterraneo, nonchè il passaggio strategico del Golfo Persico. Quindi, un Iran nucleare è pericoloso, ma un Iran amico della Cina lo è ancora di più. Cosa dunque è da temere? Un governo clericale e dittatoriale, o un governo, qualunque sia, che vende risorse ai nostri avversari?
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