lunedì 1 febbraio 2010

Armi Usa a Taiwan: la reazione cinese

Venerdì scorso l'amministrazione Obama ha presentato al Congresso il piano per un accordo commerciale militare con Taiwan per oltre 6.4 miliardi di dollari: gli Usa sarebbero pronti a vendere, tra gli altri, elicotteri Black Hawk, sistemi anti-missile e 2 navi cacciamine, ma non i jet F-16, come si era vociferato in precedenza. Il governo cinese si è scatenato come non succedeva da tempo: a breve giro sono interventui il Ministero della Difesa (annunciando che i rapporti militari tra le due nazioni saranno sospesi se Obama non farà marcia indietro) ed il Ministero degli Esteri (che ha minacciato di imporre sanzioni sulle compagnie private che sarebbero protagoniste di questo possibile accordo). Sempre dal Ministero degli Esteri è arrivata la minaccia di interrompere la collaborazione della Cina su importanti questioni internazionali, con 3 nomi su tutti gli altri: Iran, Afghanistan e Corea del Nord. Insomma la tensione continua a salire: non bastava il caso Google, non bastava nemmeno la nuova polemica su un possibile incontro tra Obama ed il Dalai Lama. Ecco pronta ad esplodere un nuovo conflitto diplomatico tra i due oramai ex nuovi amici. Ci si chiede perchè l'amministrazione Obama abbia deciso di rischiare grosso, ben consapevole della sensibilità riguardo alla questione taiwanese: in un momento in cui il governo di quel paese che Beijing considera una sua provincia ancora da riconquistare sembra essere in sintonia con la Cina continentale, questo gesto serve a scardinare le carte in tavola? Serve a ribadire che lo scontro per l'egemonia in Asia orientale è ancora ben aperto? O serve a punzecchiare la Cina dopo l'invito di Hillary Clinton (rifiutato) al governo cinese a riconsiderare la propria opposizione alle sanzioni nei confronti dell'Iran?

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