lunedì 24 maggio 2010

La questione della Cheonan. Da un'altra angolazione

Sulle pagine del sito dell'agenzia stampa nordcoreana Kcna (www.kcna.co.jp) si può leggere la versione nordcoreana dei fatti della nave affondata Cheonan. Riassumendo, nell'inconfondibile stile della retorica di sovietica memoria, Pyongyang rimanda al mittente tutte le accuse, affermando che questa non è che l'ennesima macchinazione finalizzata a trovare un pretesto per dichiarare guerra alla Corea del Nord, ordita dai vicini del Sud, in particolare dal suo governo reazionario manipolato dagli Stati Uniti e dal Giappone (se la stessa cosa avvenisse in Europa, sarebbero Stati Uniti e Regno Unito). Il governo sudocreano, accusato di essere composto da traditori della patria, viene accusato e messo in guardia: il popolo e l'esercito nordcoreano non li perdoneranno mai per la loro viltà.




(nell'immagine, il luogo dove è avvenuto l'affondamento della Cheonan, in prossimità del confine marittimo tra i duo paesi)


Gli autori hanno l'accortezza di non accusare mai il popolo sudcoreano, ma solo i suoi governanti ed i suoi mandanti occulti. Naturale che sia così: ufficialmente la Corea del Nord persegue ancora il sogno della riunificazione, o almeno mette tale parola in tutti i discorsi ufficiali e patriottici; quindi al popolo sudcoreano bisogna riunirsi, spazzandone via la cricca reazionaria al potere.


Ma fermiamoci un attimo a pensare: e se avessero ragione loro? Se l'affondamento della nave Cheonan, i suoi morti, i suoi lutti, non fossero altro che una enorme macchinazione per raggiungere altri obiettivi? Per oggi quindi provo a stare dalla loro parte. Mi ha ispirato la lettura di un blog in cui l'autore senza dubbio alcuno imputava l'affondamento ad una classica (termine suo) macchinazione dello zio Sam per giustificare un attacco ad un paese ostile, in questo caso la Corea del Nord. Ma a che pro? Al fine di attaccare indirettamente la Cina, unico alleato di Pyongyang degno di considerazione. Quindi di nuovo l'oramai noto scontro tra potenze, questa volta combattuto per procura in Corea del Nord. Ma siamo sicuri che la Cina sarebbe così pronta a salvare il regime nordcoreano? Mentre per Kcna la finalità è semplicemente l'annientamento del governo della famiglia Kim, colpevole di voler costruire un'alternativa all'egemonia degli Usa e di cercare con forza una riunificazione nazionale impedita da forze esterne. La malafede del governo sudcoreano sarebbe provata dal fatto di non voler accettare il team di investigatori che Pyongyang vorrebbe inviare a svolgere le proprie indagini sull'affondamento della Cheonan.


Mentre continua il tour della Clinton che potrebbe dare indicazioni sul futuro, in Corea del Sud ci si prepara per le elezioni a livello locale del 2 giugno: impossibile che la questione della Cheonan non abbia ripercussioni sulla tornata elettorale. Probabilmente lo pensava già il presidente Lee quando ha deciso di rendere ufficiale l'accusa alla Corea del Nord per l'attacco alla nave: arrivare il più vicino possibile alla data delle elezioni per scaldari i cuori, senza però nel frattempo impantanarsi in uno stato se non di guerra vera di mobilitazione che non avrebbe certo fatto bene alla sua immagine.

9 commenti:

  1. DOPO AVER LETTO TUTTO D'UN FIATO IL TUO INTERESSANTISSIMO ARTICOLO L'UNICO COMMENTO CHE RIESCO A FARE è : SIAMO NOI SIAMO NOI I CAMPIONI DELL EUROPA SIAMO NOI

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  2. Ti meriteresti di giocare la finale di Intercontinentale (o come si chiama adesso) con i Pyongyang Commies!

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  3. provo a stare anch'io dalla parte del pazzo padre della patria nordcoreana: gli americani, come già in precedenza si inventarono la "pistola fumante" per giustificare l'attacco all'Iraq, ora si sono inventati il "siluro fumante"...
    dai, vuoi che anche Obama sia un pazzo guerrafondaio come il suo predecessore? io spero, e al momento credo, di no.

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  4. Anche in Corea del Sud qualcuno ha avuto questo dubbio, ma si tratta di posizioni a dir poco minoritarie. Tra l'altro mi pare poco probabile la volontà degli Usa di lasciarsi coinvolgere in un nuovo conflitto. Comunque nei media sudcoreani la possibilità che si arrivi davvero ad una guerra appare molto molto remota (anche a me pare poco probabile).

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  5. La famosa "pistola fumante" ha creato un precedente (un precedente di epoca recente, almeno) che ci obbliga, anche di fronte ad un'apparente evidenza, a continuare a dubitare. Tra le varie teorie ho letto anche di quella seconda la quale la tensione in Corea sarebbe funzionale a distrarre l'attenzione dal disastro della piattaforma BP nel golfo del Messico; ma come sottolinea Giancarlo, e come ho scritto e i sembra di aver capito, i sudcoreani (tanto il governo quanto il popolo) non hanno nessuna intenzione di entrare in guerra. Di certo neanche il popolo nordcoreano ne ha voglia, ma come abbiamo letto in passato, Pyongyang dipende da quegli aiuti internazionali che ora sono bloccati (o ridotti).

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  6. Però la NK mi sembra faccia la voce un po\' troppo "grossa", nonostante nei proclami rigetti l\'ipotesi di un attacco verso il sud. Il ruolo della Cina, per me, è piuttosto ambiguo. Non è che alla Cina potrebbe interessare una Corea unita? Tutto sommato l\'alleato nordcoreano non sembra offrire grandi vantaggi, anzi, a lungo andare potrebbe essere un peso e un ostacolo per la Cina che cerca di aprirsi al mondo ed essere accettata dalla Comunità Internazionale. Perchè non scambiare mezza Corea oggi con una Corea intera domani?
     
     
     

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  7. Vero, la NK fa la voce grossa: è l'unico modo che ha per farsi sentire, l'unico modo per attirare l'attenzione del mondo; un po' come riguardo il suo programma nucleare: serve ad attirare l'attenzione. Ma è anche vero che la NK non è esattamente piena di alleati, quindi alla minaccia risponde mostrando i muscoli, non certo facendo presisoni all'Onu o in altre sedi internazionali. Inoltre, minacciare l'uso della forza è sempre un buon collante patriottico: questo al Nord, ma anche al Sud. Anche il ministro della difesa sudcoreano ha minacciato reazioni decise. Chiaro che la minaccia della forza va sempre ricollegata ad una verità sull'affondamento che non sembra ancora convincere tutti (tanto che la stessa Russia vuole mandare dei propri inviati a verificare, a rimarcare che non sarà solo la Cina a pesare, ma anche Mosca): Pyongyang continua a proclamarsi estranea, quindi controminacciare e "spararla" più grossa è la prima forma di autodifesa. La propaganda al Nord fa ancora leva tantissimo sul ricordo delle distruzioni ed i massacri della guerra di Corea e sul sentimento ferito.
    Il ruolo della Cina non si è ancora chiarito del tutto. Sulla possibilità di vedere di buon occhio una Corea unita, non è da escludere ma bisognerebbe vedere che tipo di Corea: stile nord o stile Sud? A Pechino non garberebbe avere 28000 soldati americani subito oltre il confine, ed allo stesso modo il Giappone e gli Usa non accetteranno mai una Corea unita di ispirazione kimiana (cosa peraltro più o meno impossibile da realizzare). Una Corea unita però potrebbe essere un partner commerciale per la Cina molto appetibile, ma anche un nuovo protagonista, più forte proprio in quanto unito, nella regione dove già si scontrano molte forze divergenti.

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  8. Si potrebbe ipotizzare una Cina che aspetta l\'evolversi di un potenziale conflitto regionale tra SK (con appoggio USA, se non altro logistico: non credo molto ad un intervento diretto dei marines) e NK lasciata sola.
    Pechino potrebbe guadagnare argomenti di tipo "morale", bloccando ogni azione UN finchè una delle due fazioni (verosimilmente la SK) non abbia il controllo sulla maggior parte del territorio. Dopodichè potrebbe richiedere il comando di una missione di Peacekeeping per sorvegliare la pacifica riunificazione della Corea. In tal modo, oltre a mettere piede militarmente nella penisola, avrebbe anche la benedizione delle Nazioni Unite, accettazione implicita nel "club degli Stati buoni" e desiderosi di mantenere la pace globale.
    Gli USA, inoltre, non avrebbero più motivo di rimanere, una volta riunificata la Corea, a maggior ragione, nel caso in cui prendessero parte agli scontri. Per cui la Cina potrebbe avanzare proposte in tal senso in sede UN, raccogliendo anche consensi.
    Per quanto riguarda il carattere che dovrebbe assumere la nuova Corea, credo che anche i cinesi preferiscano quello dell\'attuale SK: conveniente dal punto di vista economico e piuttosto debole sotto il profilo politico. Credo che, già oggi, la Cina sia il partner commerciale della SK e che l\'interscambio sia maggiore, rispetto a quello con la NK.
    Bigognerebbe capire a chi possa intressare una Corea unita e chi, viceversa, preferirebbe il mantenimento dello status quo. La Russia, per esempio, che posizione intende tenere a riguardo? Dalle dichiarazioni di oggi, pare voglia prendere tempo e farsi un\'idea più chiara. Il Giappone io credo sia ampiamente contrario alla riunificazione. La crisi economica è arrivata proprio negli anni in cui l\'economia stava riprendendo slancio (principalmente grazie al mercato cinese, però) dopo anni di stagnazione che hanno anche accompagnato una progressiva perdita di influenza della regione asiatica. Di fatto la paura è che la Cina si sostituisca al Giappone come potenza leader, se  non è già così. C\'è da considerare anche la fortissima rivalità coreana nei confronti dei giapponesi che ha origine fin dall\'era Meiji. Un\'ipotetica Corea unita chi sceglierebbe tra Cina e Giappone? Anche se, secondo me, la Russia potrebbe essere una terza opzione...
    Ovviamente la Cina si dovrebbe, in questi giorni, cautelare riguardo alla tutela dei propri interessi in Corea, mediante accordi con gli USA e con la stessa SK. La Clinton bazzica ancora da quelle parti, se non erro. Il primo ministro cinese Wen Jiabao sarà in visita (già programmata, pare) in SK ancora per qualche giorno, per cui, se guerra deve essere bisognerà aspettare che torni a casa.
    A proposito, chissà se Pyongyang ha veramente armi nucleari...
     

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  9. Tutte osservazioni interessanti. Tra l'altro a quanto pare la Cina ha chiarito la sua posizione, che essenzialmente sembra essere di estrema cautela e pragmatismo: non abbandonare la NK, ma allo stesso tempo mostrarsi come mediatrice. Tutto come ci si aspettava.
    E' interessante vedere anche altri elementi che non sono insignificanti nello scacchiere dell'Asia orientale: esiste un conflitto diplomatico in corso tra SK e Giappone per il possesso delle isole Dokdo-Takeshima (i due nomi nelle rispettive lingue), e nonostante le decadi passate i due paesi sono ancora lontani, e le ferite provocate dall'invasione giapponese ancora aperte; questo accomuna la SK alla NK, con la differenza che la NK usa la storia come maglio per continui attacchi all'odiato vicino. Ed accomuna le Coree alla Cina, anche lei ferita dall'invasione. Allo stesso tempo le due Coree sono inaspettatamente unite nell'opporsi al progetto cinese di reclamare alcuni territori storicamente coreani come storicamente cinesi: quando qualche anno fa venne fuori la questione, entrambe le Coree risposero con parole di fuoco agli studiosi cinesi incaricati di trovare un cavillo storico per reclamare più territori, in un procedimento analogo a quello usato per il Tibet ed il Xinjiang.
    Quindi gli intrecci sono complessi e possono rivelare più sorprese del previsto

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