Alla fine sono saltati i nervi anche ai cinesi. Se nella vicenda Google-censura fino ad ora il governo aveva tenuto un basso profilo, rimandando il tutto a questioni economiche da non mischiare a quelle politiche e limitandosi a ricordare che chi vuole operare in Cina deve rispettare le regole cinesi, il discorso di Hillary Clinton dello scorso giovedì ha portato lo scontro ad un livello superiore: la Clinton ha direttamente collegato questo episodio alla questione della libertà, ha insomma voluto circondare un vicenda che fino ad ora, seppur tra molte ombre, poteva ancora apparire solo "commerciale", con una corona di lotta per la libertà e per i diritti. E la reazione cinese non si è fatta attendere, affidata ad un editoriale del China Daily (la versione integrale la si può leggere qui http://www.chinadaily.com.cn/cndy/2010-01/23/content_9365524.htm ) ripreso subito dall'agenzia stampa nazionale Xinhua. Per Wen Guang l'investitura politica che l'amministrazione Obama ha dato al caso Google-Cina dimostra una verità inconfutabile che non si può più celare: la vera strategia americana è sfruttare internet per rinforzare la propria supremazia mondiale. L'autore rispolvera alcuni passaggi da propaganda stile guerra fredda (si considera questa vicenda come prova dell'esistenza di un nuvo imperialismo cibernetico) e rimanda al mittente tutte le accuse, comprese quelle sulla censura, chiedendo in maniera provocatoria quali siano i paesi in cui il governo non interviene e non "spia" internet ed i suoi utenti. Wen lancia poi la bordata: insinua il dubbio nell'origine degli attacchi hacker, che Google ha attribuito immediatamente ad agenti spalleggiati da Beijing, versione che non è per nulla sicura o comprovata. Ed il governo cinese ora potrebbe entrare nella partita in maniera scoperta, e "scacciare" Google direttamente, vedendo in questo una buona occasione sia politica che economica, sulla strada per la creazione di un internet nazionale cinese.
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