Ci sono stati sviluppi nella vicenda che vede contrapposti Google ed il governo cinese. Si rincorrono voci che fanno somigliare il caso ad una spy story a tutti gli effetti. Nei giorni successivi il proclama di Mountain View di non voler più filtrare le ricerche sul suo motore di ricerca come contromisura per i ripetuti attacchi hacker di cui è vittima Google ed il suo sistema di posta Gmail, era emerso come l'attacco fosse stato sferrato a Google usando il browser Explorer. Ossia il sistema di navigazione del diretto concorrente di Google, Microsoft: questo aveva fatto gongolare i fan delle congiure, che vi hanno visto una sorta di beneplacito all'attacco da parte della gang di Bill Gates, e quindi una specie di vendetta trasversale contro l'azienda che solo qualche mese addietro ha lanciato il browser Google Chrome che è andato a sgomitare proprio con Explorer. Di ieri invece la notizia che Google starebbe conducendo un'indagine interna per verificare se l'attacco sia stato favorito da una o più talpe all'interno della propria struttura. A concludere il tutto, l'annuncio, apparso sempre ieri, sul sito del Foreign Correspondents club of China, ossia l'associazione dei giornalisti stranieri che operano in Cina: in esso si afferma che alcune caselle Gmail di iscritti sarebbero state vittime di attacchi hacker, e non solo mette in guardia gli altri soci da possibili incursioni ma spiega come scoprire se sono già avvenute e come possibilmente mettersi al riparo.
Nel caos generale di questa vicenda, che ha già coinvolto Google, Microsoft, governo cinese, Casa Bianca, diritti umani, diritti aziendali, affaristi, giornalisti, sostenitori dei diritti umani e molti milioni di utenti cinesi, non ci si deve dimenticare di quello che è al momento l'unico vero vincitore, il motore di ricerca cinese Baidu, che in seguito a queste vicende ha visto crescere il suo valore in borsa del 21%. Baidu naque, ironia della sorte, proprio come una costola di Google per mano di Li Yanhong nel 2000: Mountain View aveva una quota nel capitale iniziale, che però rivendette quando nel 2006 decise di aprire il proprio sito cinese. Ma non è riuscita ad intaccare il quasi monopolio di Baidu presso gli utenti cinesi.
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