Come cambiano le cose in due giorni.
Rileggo il post del 28 maggio, ed è già da aggiornare, rivedere,
ripensare. Finalmente anche l'Emilia ha il suo numero a cui mandare
sms per donare 2 euro alle vittime del terremoto: è il 45500. Triste
soddisfazione, perchè come anticipato è servito il salto di qualità
sismico: è servita un'ulteriore scossa potente, di quelle purtroppo
indimenticabili, che ha portato indietro il calendario di una
settimana ed avanti le lancette ferme di torri e campanili, dalle
4.04 alle 9.02. Colpite zone già tramortite e zone che si erano
salvate, allargata la scure di paura sull'Emilia. Schizzato il numero
delle vittime, ancora più catastrofica la semantica dei titoli dei
notiziari e dei giornali. E finalmente il numero di telefono. In
aumento i profili Facebook con l'immagine-tributo all'Emilia Romagna
colpita, leggermente modificata: dove prima compariva la data 20 maggio, ora campeggia solo 2012.
Cento era uscita relativamente indenne
dalla prima scossa: la paura non è quantificabile, ma almeno non vi
erano stati danni rilevanti o vittime. Questa nuova scossa ci ha
coinvolto in pieno nel dramma di altre migliaia di fratelli del
grandioso triangolo Ferrara-Modena-Bologna. Dove in genere tutti si
odiano tra di loro, astio tra province ed interno alle province,
dissapori ben motivati da rivalità sportive a tutti i livelli, da
scontri gastronomici e rivendicazioni culturali, da usi dialettali in
cui le L ferraresi combattono fieramente le S bolognesi, poi tutti
contro il modenese, troppo amico del reggiano quindi troppo lontano
del triangolo magico.
Ora queste divisioni non esistono più,
il terremoto si è portato via le divisioni provinciali e comunali;
esiste invece un nuovo elemento architettonico che ci accomuna, più
dei portici e delle piazze pavimentate in porfido: la tendopoli.
Ed un nuovo tipo di uomo, conosciuto
agli studiosi con il nome latino di Emilianus Terremotatus, che
nonostante le scosse proprio non ne vuole sapere di lamentarsi e dare
la colpa ad altri, che non fa la vittima e non scatena guerre
culturali ora che una piccola scintilla potrebbe infiammare tutto il
campo.
Ora siamo tutti uguali nel timore: a
casa, nelle scuole per fortuna risparmiate da un terremoto che questa
volta ha colpito a lezioni in corso, nelle fabbriche che invece sono
state teatro di morti tanto più dolorose quanto più emerge che
forse alcuni lavoratori sono stati spediti al lavoro forse con troppo
anticipo. Bisognerà pensare anche a questo una volta sgombrati i
calcinacci, messe in sicurezza le case e sfamato chi da solo non ce
la fa.
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