La Cina si è risvegliata oggi nel passato, indietro di quasi due anni esatti, da un terremoto all'altro. Ore 7.49, prefettura di Yushu nella regione nord-occidentale del Qinghai. Altopiano tibetano, 3000-4000 metri sul livello del mare, 7,1 gradi Richter di magnitudo sismica hanno colpito duro la città di Gyegu: nome tibetano, vittime inter-razziali, che sarebbero già 400 con oltre 10000 dispersi. L'85% degli edifici della città, che conta circa 100000 abitanti, crollati, e tra questi diverse scuole.
"Dobbiamo salvare gli studenti" ha dichiarato Kang Zifu, ufficiale presente sul luogo, all'agenzia cinese Xinhua. 5335 furono gli studenti vittime del terremoto del 2008, molti bambini o poco più. Intrappolati in scuole rivelatesi costruite più simili a castelli di carte che edifici in muratura. La tragedia nella tragedia fece scattare proteste e diede fuoco a polemiche sulla sicurezza e sull'operato di amministrazioni più interessate al proprio portafolgio che alla qualità delle costruzioni. Non sorprende dunque l'attenzione da subito riservata alle vittime più giovani: è cinico, ma la morte di un bambino infiamma molto di più l'animo di quella di un anziano, e la voce si alza più forte e più rapida in questi casi. Se di nuov si vedranno scuole crollate di fianco ad edifici in perfetta salute e magari meno recenti, qualcuno inizierà nuovamente a tremare.
La macchina del soccorso si è attivata da subito: ripristinati le comunicazioni radar all'aeroporto di Batang a 30 chilometri dall'epicentro, principale snodo per gli aerei carichi di personale, generi di soccorso e carburante. Sul luogo del terremoto sta inoltre per giungere il vice premier Hui Linagyu per coordinare le operazioni.
(foto Xinhua/Zhang Hongshuan)
Nessun commento:
Posta un commento