Oggi 19 aprile la Corea del Sud celebra i 50 anni della rivolta contro le elezioni farsa del marzo 1960, in cui morirono centinaia di dimostranti. Il presidente Lee Myung-bak ha cleebrato l'evento con un discorso nel quale, tra gli altri argomenti, ha sottolineato la necessità di una politica che unisca e non finisca vittima di regionalismi e divisioni manichee. Non è un momento facile per il governo, che si trova ad affrontare la recente vicenda dell'affondamento di una nave da guerra che ha causato 38 morti: voci sempre più insistenti confermerebbero che l'affondamento sia stato causato da un preciso attacco della flotta nordcoreana. Il governo di Seoul starebbe seguendo una linea di estrema prudenza, conscio che una volta ammesso che sia stato un atto di guerra, la conseguenza naturale sarebbe un contrattacco. Che scatenerebbe una spirale destinata a compromettere la ripresa economica che il paese sta vivendo. Prudenza quindi nell'affrontare una situazione che comunque resta nebulosa sia nei suoi antefatti che nelle possibili conseguenze: perchè Pyongyang avrebbe volto un attacco così plateale e forte, e che comunque continua a smentire? Per vendicarsi delle schermaglie avvenute lo scorso novembre nelle stesse acque? O per celebrare (tra pochi intimi, visto che la propaganda non ne parla) in maniera più incisiva il compleanno del primo leader nordcoreano Kim Il-sung, lo scorso 15 aprile? O forse per attirare l'attenzione di un governo, quello sudcoreano, che sta volutamente ignorando le minacce del Nord e che con questa politica fa molto irritare Pyongyang?
Seoul non accusa direttamente, Pyongyang non ammette un atto per il quale paradossalmente non è accusata (non formalmente, almeno). Ora si attende la prossima mossa.
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