giovedì 4 novembre 2010

A passeggio a Xicheng

Quando l'inverno pechinese si affaccia al tracciato delle vecchie mura cittadine sostituite, in tempi passati di distruzioni simboliche e necessità pragmatiche, dall'attuale tangenziale nota come Secondo anello, è meglio sfruttare al meglio ogni residuo di bel tempo e di temperature vivibili. Lo scorso sabato quindi, complice un sole troppo invitante per stare in casa, ho deciso di concedermi una passeggiata vecchia maniera in qualche zona dove non ero mai stato. Tirando più o meno a caso mi sono diretto verso il Xichengqu (西城区 traduzione dozzinale: Distretto della città occidentale. Io vivo nel 东城区 Distretto della città orientale, quindi sono andato tra i nemici di un eventuale derby giocato a colpi di a dama cinese in un vicolo polveroso). Guidato più dal caso che da un serio piano di esplorazione urbana, ho percorso in direzione nord-sud l'asse viario di Xinjiekou, mentre alla mia destra scorrevano prima negozi di strumentali musicali, con l'occasionale suonatore improvvisato fuori dal negozio a dimostrare ai passanti la bontà degli strumenti in vendita all'interno; poi un'infinita serie di negozi di ferramenta, dal grande magazzino alla mini rivendita, passando per il vecchio negozio con gli scaffali in vetrina pieni di polvere e seghe. Ora so dove andare la prossima volta che il rubinetto del bagno sgocciola. Ossia dall'idraulico sotto casa.


Stanco di tubi di ghisa e tamburi, alla prima occasione ho bruscamente virato a sinistra, infilandomi casualmente in un hutong e percorrendolo per tutta la sua lunghezza in direzione ovest, avvicinandomi dunque sensibilmente all'Europa. Niente di speciale, quando sono arrivato alla fine ero quasi deluso, nessuna scena popolare, nessun incontro da ricordare, nessuna immagine iconica. Allora arrogante ho deciso di percorrere l'hutong successivo nella direzione opposta, forse l'avvicinarmi all'Europa non era stata una buona scelta. Quindi sono tornato ad oriente per un altro vicolo. Dopo un centinaio di metri da una vetrina davanti a me esce una ragazza in minigonna e canottiera per buttare via la spazzatura. Mi si accende una lampadina, e l'insegna sulla vetrina mi conferma nell'idea: parrucchiere speciale. La ragazza mi vede, mi ammicca, e quasi sussurrando mi dice “Massaggio?Massaggio?” e mima il gesto con le mani. Io sorrido tra il cortese e l'imbarazzato, vado dritto sentendo viva la delusione della ragazza per un cliente perso, e dopo pochi passi sento alla mia destra bussare. Ancora prima di girarmi so cosa vedrò: da dentro una vetrina di parrucchiere una ragazza, ben truccata e vestita da seduzione, mi fa cenno con la mano e mi invita ad entrare. Passo oltre, ma la scena si ripeterà ancora alcune volte. Questi parrucchieri “speciali” sono piuttosto normali a Beijing, ma resta comunque strano trovarli nelle zone centrali. Non se ne vedono più nelle zone battute dai turisti (quelli preferiscono andare, nel caso, nei centri massaggi veri e propri) ma appaiono ancora nei vicoli fuori mano, dove la polvere alzata dal vento che si infila nelle strette vie cala come un sipario sulla vita della pancia di Beijing. Ho passeggiato oltre, tornando verso occidente lungo l'ennesimo hutong, oltrepassando piccoli centri ricreativi dove gli anziani si trovano a giocare a domino o qualche altro gioco tradizionale cinese, e senza accorgermene sono arrivato alle spalle del Tempio della Pagoda Bianca (白塔寺 Baitasi). Splendida, la grande Pagoda Bianca che torreggia sui vicoli tutt'intorno, con le sue bandierine di preghiera buddhiste lasciate in balia del vento. Un gioiello che fa ombra alle case basse del vicinato, e sulla quale fanno oramai ombra i grattacieli di vetro della Financial Street che inizia subito a sud del Tempio. Così dopo la musica, il vizio, la preghiera ed i soldi sono potuto serenamente discendere nei meandri della metropolitana e tornare a casa soddisfatto.

1 commento:

  1.  io voglio capire questo iblog ma io credo che sia difficile!   ho finito leggere nonostante mi conosca poco. penso che tu inganni ! si o no? Please answer my quentiones.

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