lunedì 30 agosto 2010

Parallelismi anacronistici

Fastosi e maestosi monumenti del passato che torreggiano sia su nuove vie ben pavimentate ma anche su fondi stradali ancora sconnessi. Nuovi complessi industriali che si affiancano e cominciano a soffocare le costruzioni più vecchie, oppure ne prendono direttamente il posto. Poi la città che cede il posto alla campagna quasi senza accorgertene, ma per poco: sullo sfondo ancora nuove urbanizzazioni che fanno ombra a vicoli tagliati da strade in terra battuta. Nuovi complessi ancora in costruzione ancora disabitati, mentre sotto, al piano terra della città, la vita va avanti non sempre facile, anzi spesso nutrendosi di sotterfugi e piccola sopravvivenza quotidiana. I bambini che giocano nella polvere e nel fango ben diversi dai giovani che vanno a scuola in perfetto ordine e prendono buoni voti. Abitanti locali che ingannano i ricchi stranieri che vengono a visitare il grandioso patrimonio culturale indigeno. La campagna ferma a qualche decennio prima destinata a scomparire, anche se ancora non lo sa. I vecchi luoghi di ritrovo del popolo, le vecchie usanze che vengono a cozzare contro nuovi stili di vita e nuovi modi di essere nella città.


No, non è Beijing ai giorni nostri. E' il 1951 di Roma ripreso nel film "Guardie e Ladri", che ho fatto vedere oggi ai miei studenti. Quando nel vedere un vicolo romano polveroso con gli edifici sbrecciati e l'arte di arrangiarsi ben evidenziata, ho detto loro "Ecco un hutong di Roma". Loro hano riso, ed hanno anche fatto qualche commento spiritoso che chiaramente non ho capito. Avranno trovato divertente il paragone, e forse assurdo. Sono seriamente convinto che nessuno di loro abbia visitato un hutong pechinese, almeno non di quelli non recuperati e non restrutturati.

mercoledì 25 agosto 2010

Traffico alla cinese

In Italia ci si lamenta sempre della Salerno-Reggio Calabria come di un inferno di traffico e cantieri. Dalle mie parti, se la domenica pomeriggio impieghi più di un'ora per tornare dal Lido degli Estensi a Cento cominci a maledire chiunque ti capiti a tiro, convinto di essere al cetro di un dramma di dimensioni epocali. Bene, in Cina le autorità sono alle prese con un incolonnamento di 96 chilometri. 96 chilomentri di automobili, autobus ma soprattutto camion che avanzano alla discreta velocità di 3 chilometri al giorno. L'ingorgo è in corso da 10 giorni su una delle principali arterie che collega Beijing alla regione settentrionale della Mongolia Interna, e le autorità hanno serenamente dichiarato che saranno necessarie almeno ancora un paio di settimane per smaltire tutto. La causa? Il dirottamento del traffico da questa autostrada ad una vecchia strada minore per effettuare dei lavori di manutenzione. Risultato: un lunghissimo serpentone di mezzi in una strada che non può sopportarli, e la situazione peggiorata dai veicoli che si fermano per danni e non possono essere rimossi perchè semplicemente non c'è spazio!


Ma i cinesi hanno visto il lato positivo: si esalta la micro-economia che è immediatamente sorta lungo tutta la via crucis di camionisti ed automobilisti: i venditori della zona si sono attrezzati per rifornire gli autisti di cibo e viveri, allestendo lungo la strada punti vendita nonchè attività ricreative. E gli autisti invece si sono attrezzati in fretta per passare il tempo: stesi su coperte tra un mezzo e l'altro, improvvisano partite a carte o si scambiano sigarette. E lo faranno ancora per giorni, senza possibilità di tornare indietro o affrettare la cosa.


Dimenticavo, i nobili venditori di strada sembra abbiano già gonfiato i prezzi di acqua e viveri fondamentali di almeno 4 volte rispetto ai costi abituali. La nobile arte dell'economia e del libero mercato.

domenica 15 agosto 2010

Lutto in Cina

La Cina oggi è in lutto: celebra i morti della frana/inondazione della settimana scorsa nella contea di Zhouqu, provincia occidentale del Gansu. 1239 morti, 505 persone ancora disperse per le quali le possibilità di un lieto fine sembrano oramai remote. Una contea devastata, inghiottita dal fango che le squadre di soccorso e reparti dell'esercito hanno cominciato a ripulire. L'ultimo disastro climatico, per il momento, di questa estate che sembra maledetta. Nell'immagine presa dal China Daily, le celebrazioni nella città di Dongjie: la popolazione si è raccolta dove la frana di fango e detriti ha aperto in due il paese.




Il governo ha proclamato per oggi 15 agosto una giornata di lutto: a mezzanotte la maggior parte dei bar e locali ha spento la musica, creando una situazione irreale: abituati ai decibel costanti della notte a Sanlitun, è strano ritrovarsi senza quel sottofondo che il più delle volte non è che un fastidio. Alcuni locali hanno spento le luci fuori e finto di essere chiusi, ma dentro la musica ed i drink andavano avanti, magari solo col volume un po' più basso. Atmosfera quindi a suo modo raccolto. A suo modo, certamente. Che però non ha impedito ad un gruppo di cinesi di prendersi a sgabellate nel mezzo del vicolo dei bar, facendo volare seggiolini e bottiglie, lanciandosi anatemi e promettendo sciagure. Pochi minuti di delirio, poi tutto tornato nella norma. Uno dei ragazzi più attivi nel momento della rissa se ne stava ora seduto consolato dalla sua ragazza, con stretto tra le braccia un enorme pupazzo rosa. Mentre un'altra ragazza veniva portata via a braccio da due amici, la nuca sanguinante e la faccia pallida. Uno degli sgabelli volanti l'aveva colpita, e costretta a celebrare il lutto della sua serata.

venerdì 6 agosto 2010

L'uomo dei gelati. Multitasking, ovviamente.

L'uomo dei gelati cinesi non arriva su un furgoncino bianco scampanellando allegro per gli hutong. No, il mio uomo dei gelati sale in autobus verso le 13. Fuori ci sono una trentina di gradi, dentro forse qualcuno in più. Si siede di fianco a me. Sulla trentina, capelli lunghi raccolti in una coda che abbinata al suo pizzetto gli da un'aria molto boheme. Ma mi basta uno sguardo più attento per scoprire la sua vera natura.


Ed avere paura.


Un gelato, di quelli sottili al latte, in una mano. Nell'altra mano, un altro gelato uguale. Ed il portafoglio. Troppe cose per due mani, troppe cose per nascondere il suo culto del multitasking.


Di nuovo, penso con paura.


Perchè so che con questi cultori dell'efficienza arrivano guai. Non faccio nemmeno in tempo a pensarlo che un gelato comincia a sgocciolare, e dopo pochi secondi un pezzo se ne stacca dalla cima, come una valanga al latte, e gli precipita su di una gamba, a pochi centimetri dai miei jeans. Lo fulmino, chiarendo con gli occhi che non ho nessuna voglia di ritrovarmi la sua panna sulla gamba. In pochi coraggiosi mangiano il gelato sul bus in estate, lui addirittura vorrebbe mangiarne due. Lo guardo in faccia, non vedo nessuna seconda bocca, e quel portafoglio gli rende la presa su una delle due leccornie decisamente precaria. Ad ogni sobbalzo e scossone ho un moto di terrore, vorrei allontanarmi ma non posso. Poi vedo che si muove lui, e si posiziona esattamente di fronte a me, vicino ad un finestrino aperto. Mi sembra di vedere i suoi lineamenti orientali cambiare, preoccuparsi,e capisco.


Ha realizzato di non potercela fare, di non poter essere così multitasking come pretendeva, o come credeva. Allunga una mano con mezzo gelato fuori dal finestrino, lasciando sgocciolare la preziosa crema, magari su qualche signore in canottiera e mocassini. Poi dopo qualche secondo la tira dentro, per lappare ancora un po' di gelato, ora reso più gustoso da polvere e detriti volanti vari. Ancora qualche colpo di lingua, e poi il ragazzo prende una decisione drastica: lancia il gelato fuori dal finestrino, stoico, senza curarsi minimamente di dove vada a finire, per terra o nel cestino di una bicicletta. Forse dentro di lui pensa che avrebbe potuto comprarne uno solo, o forse si consola pensando che quei gelati, che costano la modica spesa di uno yuan (qualcosa come 10 cents), sono stati ben sacrificati per mettersi alla prova.


In fondo, un pantalone sporcato e qualche potenziale passante colpito da uno stecco appiccicoso non possono fermare il processo di automiglioramento urbano del giovane pechinese nell'anno 2010.