lunedì 21 dicembre 2009

Dopo il vertice, tutto come prima, o quasi

Il vertice di Copenhagen sul riscaldamento globale si è concluso da qualche giorno. Come si temeva, niente di fatto. E' emersa di nuovo la tendenza allo scontro prevedibile tra paesi sviluppati, quelli sulla via dello sviluppo e quelli che tale via ancora non l'hanno intrapresa. Dove per sviluppo si deve tristemente leggere "inquinanti da morire". Quindi i paesi più arretrati reclamano ancora a gran voce il loro diritto di inquinare, rifiutandosi di sacrificare il loro sviluppo per rimediare a danni fatti da altri nei decenni scorsi. Non si è riusciti ad ottenere quel documento congiunto che in molti si auspicavano, ma solamente dichiarazioni di intenti e piani di riduzione "personali" per le diverse entità statali. Un fallimento, ma non per forza: ora resta da vedere come procederanno nel loro piccolo le diverse nazioni, e scoprire se alcune delle dichiarazioni roboanti fatte prima del vertice da paesi importanti come Cina, Usa, Russia, Corea del sud e Brasile erano intenzioni sincere o solo proclami per mettersi in mostra. Wen jiabao, premier cinese, ha riaffermato il rolo fondamentale del suo paese nel portare avanti il dialogo sulle emissioni e operare come ago della bilancia in maniera costruttiva, scaricando in un certo senso la colpa del fallimento sui paesi in via di sviluppo, dal gruppo dei quali la Cina si considera oramai definitivamente uscita.


Nel frattempo come punizione per aver condannato il mondo a surriscaldarsi, siamo stati investiti dal gelo; godiamocelo perchè potremmo rimpiangerlo!

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