Regolarmente l'esercito sudcoreano "bombarda" la Corea del Nord di volantini di propaganda. Ultimo in ordine cornologico, il lancio di notizie riguardanti le rivolte che hanno sconvolto il nord-africa. Questa forma di guerra psicologica tenta di rompere l'isolamento pressochè totale del paese, dove chiaramente nulla è stato fatto trapelare riguardo le rivoluzioni arabe, che potrebbero essere pericolosamente contagiose.
Forse è ricollegabile (almeno in parte) alla situazione internazionale la visita in Corea del Nord di Meng Jianzhu, ministro della pubblica sicurezza cinese. Secondo il quotidiano sudcoreano Joongang Daily, i leader avrebbero discusso anche di come prevenire eventuali proteste pubbliche che possano nascere sull'onda di quelle arabe. L'esempio dell'attacco a Gheddafi in Libia potrebbe fare scuola per un eventuale attacco alla famiglia Kim? Improbabile al momento, anche se in Corea del Nord sarebbero già in corso moti di malcontento, dovuti non certo all'influenza degli eventi internazionali: secondo Radio Free Asia, che ha sede negli Usa, le richieste di questi "rivoltosi" sarebbero elettricità e riso. L'idea è quindi che potrebbe bastare una scintilla per incendiare una situazione già molto tesa, o almeno a contribuire a scaldare gli animi.
Un altro argomento di cui si sarebbe discusso, è la richiesta della Cina a Pyongyang di maggiori sforzi per bloccare il traffico di droga proveniente dal suo territorio. Secondo una fonte anonima sudcoreana, la Corea del Nord sarebbe diventata un centro di produzione di stupefacenti che vengono poi immessi nel mercato cinese, insieme a sigarette ed altri beni contraffatti, con l'obiettivo di portare in Corea del Nord valuta straniera, vero e proprio ossigeno per le dissestate casse di Pyongyang.