martedì 1 novembre 2011

Un racconto per l' 1 novembre

Oggi posto un racconto scritto tempo fa, che non ha nulla a che vedere con l'Asia, ma abbastanza con l'Emilia, e soprattutto con la data di oggi.

Buona lettura



Era freddo tra quelle pareti metalliche, fredde e lisce, pulite e sterili, che la costringevano a stare sdraiata sulla schiena, con le braccia distese lungo i fianchi. Non che ci fosse tutta questa necessità di muoversi, oramai, ma almeno potersi mettere su di un fianco, così per variare la monotonia della stessa posizione, e magari con essa mutare lo scorrere di minuti tutti uguali, giorni non diversi l’uno dall’altro. Nell’attesa che qualcuno venisse a prenderla per riportarla a casa, lontano, lontano dalle nebbie sempre più insistenti dell’autunno, lontano da questo paese ancora straniero nonostante gli anni trascorsi. Lontano, finalmente. Finalmente fuori da quella celletta dell’obitorio.


venerdì 14 ottobre 2011

L'arte del giornalismo

Dopo otto mesi in cui non ho aggiornato il blog, oggi ne ho sentito il bisogno. Perchè?


Perchè ho trovato questa galleria di immagini, che in verità è un'immagine sola.


http://www.repubblica.it/esteri/2011/10/13/foto/cina_scala_la_grande_muraglia_per_non_pagare_il_biglietto-23170990/1/?ref=HRESS-13




Riporta il titolo, "scala la grande muraglia". Più sotto invece, si avverte che quelle scalate sono le antiche mura di Nanchino. Se uno è stato alla Grande Muraglia, bastava l'immagine per capire che non è lei nella fotografia. Ma il tizio che ha scritto il titolo legge almeno le didascalie? Sempre grande giornalismo.


Che fa coppia con la giornalista di un importante tg della rete pubblica che ha ribadito che la Grande Muraglia si vede dalla luna. C'è ancora qualcuno che ci crede a quanto pare, e lavora alla Rai

domenica 27 febbraio 2011

La Libia farà scuola in Corea del Nord (e Cina?)

Regolarmente l'esercito sudcoreano "bombarda" la Corea del Nord di volantini di propaganda. Ultimo in ordine cornologico, il lancio di notizie riguardanti le rivolte che hanno sconvolto il nord-africa. Questa forma di guerra psicologica tenta di rompere l'isolamento pressochè totale del paese, dove chiaramente nulla è stato fatto trapelare riguardo le rivoluzioni arabe, che potrebbero essere pericolosamente contagiose.


Forse è ricollegabile (almeno in parte) alla situazione internazionale la visita in Corea del Nord di Meng Jianzhu, ministro della pubblica sicurezza cinese. Secondo il quotidiano sudcoreano Joongang Daily, i leader avrebbero discusso anche di come prevenire eventuali proteste pubbliche che possano nascere sull'onda di quelle arabe. L'esempio dell'attacco a Gheddafi in Libia potrebbe fare scuola per un eventuale attacco alla famiglia Kim? Improbabile al momento, anche se in Corea del Nord sarebbero già in corso moti di malcontento, dovuti non certo all'influenza degli eventi internazionali: secondo Radio Free Asia, che ha sede negli Usa, le richieste di questi "rivoltosi" sarebbero elettricità e riso. L'idea è quindi che potrebbe bastare una scintilla per incendiare una situazione già molto tesa, o almeno a contribuire a scaldare gli animi.


Un altro argomento di cui si sarebbe discusso, è la richiesta della Cina a Pyongyang di maggiori sforzi per bloccare il traffico di droga proveniente dal suo territorio. Secondo una fonte anonima sudcoreana, la Corea del Nord sarebbe diventata un centro di produzione di stupefacenti che vengono poi immessi nel mercato cinese, insieme a sigarette ed altri beni contraffatti, con l'obiettivo di portare in Corea del Nord valuta straniera, vero e proprio ossigeno per le dissestate casse di Pyongyang.

mercoledì 9 febbraio 2011

Egitto: effetto domino verso la Cina?

La dirigenza cinese è preoccupata da quello che sta succedendo in Egitto? Esiste un timore nella leadership del PCC che quel sentimento che in fretta si è diffuso non solo in Tunisia ed Egitto ma anche più a est, in Giordania e Yemen (sebbene in forme diverse e con al momento minore intensità) possa attraversare tutto il continente fino alla Cina? Geograficamente è una strada piuttosto lungo, c'è un bel tratto di via della seta da affrontare, e lungo il tragitto parecchi governatori autoritari o vere e proprie dittature da rovesciare. Governi in cui la situazione interna è più tesa, in cui la scintilla può scatenare la fiamma più facilmente che in Cina. Ma Pechino ha già preso provvedimenti, più o meno ufficiali. Tra gli ufficiali, l'obbligo per tutti i mezzi di comunicazione ufficiali di usare solo dispacci ufficiali dell'agenzia stampa governativa Xinhua, e di concentrarsi non tanto su quello che sta avvenendo in Egitto (che, si badi comunque bene, è al momento documentato su tutti i media cinesi) ma sulla rapidità e l'efficienza con cui il governo ha riportato in patria i propri cittadini.


Tra i provvedimenti non ufficiali, la maggior attenzione dedicata dal Partito al mostrare i propri dirigenti come "vicini alle masse", per riprendere un termine in voga negli anni del Maoismo. Il Premier Wen Jiabao ha fatto visita all'Ufficio lettere e reclami, (nella foto sotto) e per la prima volta si è visto un altissimo quadro del governo cinese parlare con persone che avevano qualcosa da ridire sull'operato delle istituzioni. Chiaramente non l'inizio di una nuova epoca nei rapporti tra PCC e cittadini cinesi, ma un segnale: noi siamo con voi.



Nella stessa ottica va visto il particolare risalto dato dai media ai provvedimenti riguardo al welfare inseriti nel nuovo piano quinquennale (2011-2015), con particolare enfasi sull'aumento dei salari: il governo sa bene che una in Cina non si è ancora raggiunta la tanto agognata armonia sociale. La forbice che separa ricchi e poveri unita alla previsione di un'inflazione in crescita nel 2011 obbligano i dirigenti a non ignorare la possibilità, anche se remota, di un malcontento che si potrebbe tramutare in rivolta.


Il tutto nella lunga attesa che precederà il cambio della leadership cinese nel 18esimo Congresso del PCC che si terrà nel 2012, previsto all'insegna della continuità. Ma si sa che i periodi di transizione possono rivelare sorprese.


 


 


 


 

martedì 8 febbraio 2011

Cosa lega Egitto e Corea del Nord

Mubarak in Egitto cadrà o no? Non è ancora dato saperlo. Ma certamente un leader mondiale si rattristerà per la sua eventuale caduta: Kim Jong-il. Tra le pieghe delle storia può infatti venire fuori che l'Egitto, nella nostra parte del mondo fino a poche settimane fa fedelissimo alleato degli Stati Uniti, per decenni nell'altra parte del mondo è stato attivissimo partner di uno dei maggiori nemici degli Usa, quella Corea del Nord con cui intrattiene rapporti dal 1970, da quando un giovane Mubarak, allora capo dell'aviazione militare egiziana, ottenne l'invio di istruttori militari nordcoreani in preparazione a quella che sarebbe stata la guerra dello Yom Kippur con Israele. Guerra che finì con la distruzione dell'aviazione egiziana. I legami si sono stretti ulteriormente negli anni '80, con Mubarak al potere e la Corea del Nord impegnata a rifornire il Cairo di missili Scud B di tipo sovietico e di altra tecnologia militare. Grazie a questo hub economico creato in Egitto, fu più facile per Pyongyang rifornire di armi anche altri regimi arabi della zona. Mubarak visitò lo storico leader nordcoreano Kim Il-sung quattro volte durante gli anni '80, e l'alleanza era così salda che Mubarak ai tempi promise che non avrebbe mai allacciato rapporti diplomatici con la Corea del Sud. Cosa che invece avvenne nel 1995: Seoul aveva regolarizzato i suoi rapporti con la Cina, e Mubarak si era stancato di vedere passare per Suez i supercargo coreani carichi di prodotti tecnologici senza poterne usufruire. Ma i rapporti con Pyongyang non si sono mai interrotti. Proprio durante la sommossa che ha provato di rovesciare Mubarak, una delegazione della Orascom, colosso egiziano delle telecomunicazioni e delle costruzioni, era a Pyongyang a firmare patti commerciali: il presidente di Orascom, Naguib Samiris, accolto come un capo di stato. Strette di mano, intese, implicita solidarietà di Kim al suo omologo egiziano, nel suo disegno originale di mettere suo figlio Gamal nel posto di leader egiziano. Un po' quello che Kim Jong-il sta facendo in Corea del Nord con suo figlio. Forse che tema di poter fare la stessa fine del paese delle Piramidi?


Per finire: tra gli accordi firmati tra Pyongyang e la Orascom, ci sarebbe anche un progetto della compagnia egiziana per completare la costruzione dell'hotel Ryugyong, che dal 1992 svetta incompiuto con i suoi 105 sulla capitale nordcoreana. Orascom ci lavora già dal 2008, ora sembra che si possa portare a termine il simbolo delle ambizioni e dei fallimenti di Pyongyang: iniziata nel 1987, la sua costruzione si sarebbe dovuto concludere nel 1989 e farne l'hotel più alto del mondo. Ma i lavori sin interruppero per la crisi economica che gettò la Corea del Nord sul lastrico. L'obiettivo è ultimarla per il 2012, quando si celebrerà il centenario della nascita di Kim Il-sung.