Tempo di vacanze in Cina: il 22 era la Festa di Metà autunno, e la settimana prossima, il 1 Ottobre arriva la Festa della Repubblica. Bei giorni quelli di vacanza, in particolare quando stai a casa. La nostra scuola no, non ha fatto vacanza. siamo il contrario delle ambasciate: quelle stanno chiuse per tutte le vacanze, quelle del paese d'origine tanto quelle del paese in cui sono, mentre noi per bilanciare la loro oziosità staremo a casa solo venerdì Primo Ottobre. E quel giorno lo dovremmo comunque recuperare durante un weekend. China style.
Tempo di vacanze dunque, e la scuola ci ha portato in gita! Solo corpo docente e staff cinese, siamo partiti alle 8 di una domenica mattina di traffico inverecondo. Solo uscire dalla città e dalle sue infinite periferie è stato un percorso epico, con la campagna che appare inaspettata dopo l'ennesimo enorme compound e dopo un altro centro commerciale dalle insegne luminose. A metà tra sonno e chiacchiere studiavo il paesaggio quasi per nulla interessante fuori dal finestrino, chiedendomi perchè nessuno avesse ancora tirato fuori la chitarra e suonato Albachiara (in Cina non la si può suonare, o al massimo va riarrangiata con le parole dell'inno “L'oriente è rosso”. Un'alba chiara è roba da borghesi). Passato un ameno borgo la cui principale attività mi è sembrata essere il commercio di enormi pietre decorative, di tutte le forme e colori, l'autobus ha preso la strada dei monti. O meglio, i monti hanno cominciato a circondarci: non abbiamo percorso nessuna salita, era come se le alture spuntassero spontanee al nostro passaggio, con un meccanismo ben oliato. Formazioni rocciose prima rade circondate da campi e piccoli paesi brutti, poi sempre più fitte intervallate da canali, occasionali laghi e immancabili viadotti in costruzione a rovinare la potenziale immagine poetica. Laddove la strada ha cominciato a farsi più stretta e passare in mezzo a cime e gole, l'autista ha pensato di fare la sua guida più rapida, come preso da un raptus, deciso a percorrere gli ultimi chilometri al massimo della velocità, incurante della possibilità di scontri frontali e di soavi cadute in stagni non esattamente fragranti. Ma siamo arrivati sani e salvi nei pressi di uno specchio d'acqua piatto, lambito da una strada polverosa su cui facevano capolino alcuni hotel con le lenzuola stese a prendere aria sul ciglio della strada. Quindi a prendere polvere. Tutt'intorno una sorta di comprensorio turistico, vigilato da un enorme busto di Mao attorno al quale si aggiravano annoiati cavalli pronti per essere cavalcati da chi avesse voluto. Ma noi abbiamo voluto, o dovuto, provare l'ebrezza della navigazione sulle zattere di bambù. Forse il nostro team non aveva l'esperienza giusta, o forse la forza necessaria, ma dopo aver spinto le zattere per mezzo di lunghe canne di bambù per poche decine di metri abbiamo preferito goderci il panorama stando attenti a non accecarci a vicenda con i “remi” nell'ambito di complesse manovre di cambio posto. Il tempo nuvoloso non ha reso del tutto giustizia ad un panorama di alture, boschi a circondare lo specchio d'acqua.
Tornati sani e salvi a terra, sollevati dall'ansia di poter cadere nella mota che affiorava ad ogni colpo di bambù, abbiamo pranzato lungo la strada, cuocendoci i nostri spiedini e preparandoci la nostra frutta. Ad onor del vero, hanno fatto tutto le segretarie, della scuola, noi docenti eravamo troppo impegnati a difenderci dalle continue proposte di brindisi del capo supremo, che versava Tsingtao tiepida con la velocità di un maestro di kungfu. Nemmeno il tempo di digerire gli spiedini di pecora ed i wurstel appena mangiati, e siamo partiti per la seconda attività ludica della giornata, il temuto rafting. Temuto più che altro per la temperatura non esattamente calda della giornata, in quanto il sito era nella zona pianeggiante tra alcune alture, quindi altamente improbabile la presenza di salti e rapide. A meno che il percorso non si fosse snodato sottoterra, in misteriosi meandri popolati di spiriti dei boschi e dei fiumi scacciati dal progresso.
No, il percorso era decisamente in superficie, rilassante piuttosto che adrenalinico, se si esclude qualche colpo al coccige da parte di eventuali sassi affioranti. Ed insieme al canotto sull'acqua fredda sono scivolati via gli ultimi scorci della gita a Shidu. O almeno così pensavo mentre col sedere bagnato mi godevo la lieve corrente, maledicendo occasionalmente un sasso o un cinese che mi voleva schizzare.
Chiaramente mi sbagliavo, la gita è durata almeno altre tre ore, passate in autobus serrati in un inestricabile ingorgo che ci ha accolto all'ingresso della città e non ha mollato fino a quando siamo arrivati davanti a scuola. Solo dopo ho realizzato che quella per i cinesi era una domenica lavorativa, per recupero in anticipo delle vacanze in arrivo. Tutto regolare, dunque.